Vi annuncio una grande gioia

di Paola Franchina


Nella Notte Santa viene annunciata una grande gioia: «Vi annuncio una grande gioia […] oggi è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore!» (Lc 2,10-11). L’annuncio evangelico ci invita a partecipare a questa gioia e a diffonderla al mondo intero: la nascita di Gesù di Nazaret.

Tuttavia, lo squarcio di luce rischia di rendere ancor più desolante la presenza del buio. Come Scrive E. Dickinson nella poesia, Se non avessi visto, la conoscenza della gioia e della luce può servire ad illuminare la condizione di squallore in cui versiamo, rendendola insostenibile:

Se non avessi visto il sole

Avrei sopportato l’ombra

Ma la luce ha reso il mio deserto

ancora più selvaggio[1].

Dinnanzi all’esortazione evangelica di abbandonarci alla gioia, non si può fare a meno di pensare alle infrastrutture energetiche ucraine distrutte dai bombardamenti russi: è possibile intercettare il lamento di un popolo che teme di non sopravvivere all’inverno, a causa del freddo e del buio. E, insieme al grido di aiuto sollevato da un popolo, si pensa a tutti quei conflitti che, lontani dai nostri occhi, non smettono d’infiammare parti del nostro pianeta.

Dinnanzi a tutto questo male, la salvezza donata da Dio all’umanità prende la forma di un bambino innocente, avvolto in un lenzuolo bianco e deposto in una mangiatoria. Nella mente affiora il dipinto del 1512, in cui il Correggio raffigura la nascita di Gesù Bambino, con a destra la madre rivestita di rosso e, più indietro, Giuseppe, raffigurato nell’atto di riposare. Sullo sfondo dense di significato le rovine in penombra di un tempio pagano, le quali - si scrive nella lettera apostolica Admirabile signum – sono il segno di un’umanità distrutta, corrotta e intristita.

Tali rovine sono i cocci di un’umanità ferita, traccia vibrante della gratuita violenza, della spietata indifferenza, della rincorsa affannosa verso il denaro a qualunque costo. In questo buio e tra queste macerie, tuttavia, Gesù nasce. Dio sceglie non guardare la realtà da lontano, ma entra nel buio del dolore, per abitarlo e per non lasciare l’uomo nell’insignificanza del nulla. Dio ama così profondamente l’uomo da non poter guardare a distanza l’abisso e sceglie di riempire della sua presenza le notti della sofferenza e della solitudine, sporcandosi con la nostra umanità.

L’eterno si fa tempo, assume la carne per vincere definitivamente la morte e il peccato, ovvero tutto ciò che fa del male e impedisce alla nostra umanità di fiorire pienamente. Così, in questa notte, un bambino in una mangiatoria è in grado di accendere il mondo degli uomini di stupore, portando un amore così semplice e così bello, da non poter essere solo umano.

E allora, dinnanzi questo amore è possibile, nonostante il buio, gioire di gioia grande, perché la speranza incarnata è venuta ad abitare la notte.

Buon Natale!



[1] E. Dickinson, Se non avessi visto, in https://www.isoladellapoesia.com/poesie_famose/123-poesia-dickinson-sole.php.


Numero 693 - 25 dicembre 2022