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Il vescovo anglicano Gordon Light guida il culto alla Conferenza di Lambeth, luglio 2008 - foto tratta da commons.wikimedia.org

Se il Carso brucia, non resta che la Conferenza di Lambeth


di Stefano Sodaro


A nordest del nostro Paese il Carso è stato devastato da un incendio protrattosi con forza spaventosa per più giorni.

Giovedì scorso a Trieste l’aria era quasi irrespirabile e nei giorni precedenti un’enorme nube di fumo ha occupato la linea d’orizzonte verso Monfalcone e le pendici dell’altipiano a ridosso del capoluogo giuliano. Una volontaria della Protezione Civile, ed agente di polizia, Elena Lo Duca, è morta travolta da un albero mentre era impegnata a spegnere un altro incendio sulle montagne friulane.

La pandemia da Covid.

La guerra in Ucraina.

L’incendio sul Carso.

Mettiamoci pure la crisi di governo, tanto improvvisa quanto indecifrabile.

Cosa resta in mezzo a un panorama di simili rovine? A cosa ci possiamo attaccare per mantenere viva la speranza, per non soccombere, per intravedere almeno un barlume di futuro, di progettualità?

Ecco, di un evento ecclesiale non cattolico nessuno parla in Italia. Eppure, dopodomani, inizierà a Canterbury la XV Conferenza di Lambeth (https://www.lambethconference.org/), che riunisce l’intero episcopato anglicano e che sarà dedicata al tema: “Chiesa di Dio per il mondo di Dio - camminare, ascoltare e testimoniare insieme”.

Ancora. Da oggi il Papa è in Canada per incontrare le popolazioni native dopo la scoperta di un orrendo passato a matrice cattolica, che ha visto distrutta l’identità di quelle genti, delle loro storie, delle loro tradizioni, dei loro universi di significato, in nome dell’asserita necessità di una “conversione”, per la quale, invece, c’è oggi solo da chiedere perdono.

La Chiesa Anglicana, nella sua declinazione propriamente Episcopale – degli Stati Uniti d’America -, annovera, ad esempio, un “Rabbi in residence” presso una propria Cattedrale (si veda https://anglicanjournal.com/rabbi-in-residence-for-new-england-cathedral/). E le difficoltà di dialogo con la Chiesa Cattolica non sembrano più tanto di natura ecclesiologica, vertenti cioè intorno alla validità delle ordinazioni anglicane dopo lo scisma di Enrico VIII, quanto sull’onnicomprensività di una nozione d’amore che si apra a non escludere più nessuna forma di unione affettiva da una precipua valorizzazione teologica, etica, persino liturgica. La Conferenza di Lambeth durerà sino all’8 agosto ed è nostra intenzione seguirla da vicino.

I segni di speranza, dunque, stanno altrove. Stanno “oltre”, al di là.

A Weimar è in pieno corso di svolgimento l’Yiddish Summer Festival (https://yiddishsummer.eu/).

In realtà un certo dissenso rabbioso verso ogni forma di istituzione religiosa ricaccia nell’asfissia del nostro limitatissimo conteso socioculturale e limita di molto la visuale. C’è altro, molto altro. Lo schiacciamento sull’unica dimensione della pedofilia ha creato strani assiomi, come se la mafia rendesse mafiosi tutti gli italiani.

L’afa non permette di respirare, non si riesce a trovare refrigerio. Sono state giornate di un caldo disperante, ottimo concime per gli incendi appunto.

Dove trovare nuovo ossigeno? Dove respirare aria fresca e poter bere acqua di sorgiva?

La risposta è abbastanza scontata, eppure piena della sua verità: innamorandosi.

Solo innamorandosi anche l’afa diventa un problema relativo.

Solo innamorandosi ci si può appassionare alla Conferenza di Lambeth, al viaggio canadese del Papa, al Yiddish Summer Festival, alle elezioni politiche di settembre ed alla formazione del nuovo governo. Nonché – tanto per annoverare tutti i dati di cronaca più taciuti – alla successione episcopale a Trieste, allorché il prossimo 29 settembre l’attuale vescovo, mons. Giampaolo Crepaldi, dovrà presentare le proprie dimissioni per il raggiungimento dei 75 anni di età.

Innamorarsi, sì.

Gli ettari di alberi inceneriti implorano che ci si lasci innamorare, che si abbandoni la razionalità del calcolo e ci si conceda salutari follie amorose.

Ne va della nostra capacità di stare al mondo, anche fuori da ogni Chiesa, ma consapevoli che quest’unica Terra ci è data.

Ne va della nostra speranza, dei nostri sogni, delle nostre utopie. Cui non siamo disposti a rinunciare.

Innamoriamoci dunque.

Buona settimana.