Vide e credette


di Paola Franchina

Il vangelo di Giovanni racconta che «Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro»[1]. Il termine buio, skotia, presenta numerosi echi nel racconto evangelico di Giovanni. Si pensi al prologo in cui si narra della tensione drammatica tra tenebre e luce: «la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta»[2]. Ancora, rammentiamo il fariseo Nicodemo, uno dei capi dei Giudei, nell’atto di accostarsi a Gesù «di notte»[3]. Infine, si pensi all’enigmatico discorso pronunciato da Gesù nell’incontro con il cieco nato: «Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo[4]».

Nel passo di Gv 20, il buio esprime l’incongruenza dell’atteggiamento di Maria Maddalena, la cui percezione è caratterizzata dall’incomprensione, come si può facilmente evincere da quanto comunica ai discepoli: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto»[5]. Maria, pertanto, risulta incapace di interpretare la tomba vuota come un segno.

L’annuncio dà abbrivio ad una corsa che vede come protagonisti due discepoli: Pietro e Giovanni. Il discepolo amato arriva per primo e, fermandosi sulla soglia dell’ingresso, «vide le bende per terra, ma non entrò»[6]. Egli arriva a scorgere i panni funebri, othonia, che giacciono, keimena. Subito dopo, giunse Simon Pietro, il quale «entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte»[7]. Nonostante Pietro intraveda di più degli altri personaggi, il suo sguardo si muove ancora nell’orizzonte di una constatazione materiale.

Pietro scorge il fatto, ma non ha l’intelligenza per comprenderlo. Se l’ispezione di Pietro non giunge ad interpretazione credente, ad essa segue quella del discepolo amato.

L’intero racconto è disseminato da verbi di visione: lo scorgere, blepo, di Maria è seguito dal vedere di Pietro, theoreo, infine, si assiste al vedere, orao, di Giovanni. Questa sequenza vede l’avvicendarsi di verbi di visione via via più intensi. Si passa dallo scorgere segnato dall’incomprensione di Maria, al vedere nella fede di Giovanni. Il discepolo amato giunge, infatti, a comprende la morte in croce come un’elevazione, arrivando al registro ermeneutico della fede.

Il dato diviene ora segno, restituito nella sua densità simbolica, Giovanni può essere pertanto annoverato, a ragione, nella schiera di quelli «beati» «che pur non avendo visto»[8] hanno creduto.

Questo brano appella il lettore ad uno sguardo nuovo sul mondo, in filosofia espresso con il termine Weltanschauung; la realtà, nel suo dischiudersi ambivalente, sollecita l’uomo ad una scelta: o scorgere nell’effettivo le bende di un corpo trafugato, o vedere nel reale i segni del Risorto che è vivo in mezzo a noi.



[1] Gv 20,1.

[2] Gv 1,5.

[3] Gv 3,2.

[4] Gv 9,4-5.

[5] Gv 20,2.

[6] Gv 20,5.

[7] Gv 20,6.

[8] Gv 20,29.