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Cosa dirà il Card. Gugerotti mercoledì prossimo a Venezia?


di Stefano Sodaro




Esiste una questione scottantissima, ma relegata soltanto ad una specie di erudizione da ultra-specialisti, che attraversa la Chiesa Cattolica e che, per appunto, è però del tutto ignorata a livello diffuso. Si tratta della questione del cosiddetto “passaggio” o “trasferimento” di rito.

Che significa?

L’ordinamento canonico proprio della Chiesa Cattolica presenta una stupefacente, per quanto taciuta, pluriformità giuridica. Tanto per essere chiari, accanto alla Chiesa cattolica latina – a noi familiare – esistono più di venti Chiese cattoliche orientali, anche se indubbiamente di ben minore consistenza numerica. Ma il vetusto concetto di “praestantia ritus latini” (un presunto primato del rito latino) è, appunto, un residuato dei tempi preconciliari – cioè antecedenti al Vaticano II – da lasciare all’indagine degli storici del diritto ma che sarebbe semplicemente una tragedia pensare di rinverdire in qualche modo, quale che sia.

Esistendo dunque molte “Chiese cattoliche”, al plurale, benché tutte all’interno della medesima comunione con il Vescovo di Roma, il Papa, il diritto prevede che sia possibile “passare”, per appunto, dall’una all’altra di tali Chiese, secondo procedure chiaramente definite dal Codice di diritto canonico, da un lato, e dal Codice dei Canoni delle Chiese orientali, dall’altro.

Il problema dei problemi può descriversi, però (un po’ grossolanamente, ne chiediamo venia agli esperti), nei seguenti termini: cosa succede se un fedele della Chiesa latina, coniugato, chiede di “passare” ad una delle altre 24 Chiese cattoliche orientali onde poter essere ordinato prete benché sposato? Nelle Chiese orientali, anche cattoliche, è possibile infatti che una persona sposata diventi prete.

Il quesito è tutt’altro che peregrino. Un nome per tutti: Louis Massignon ottenne il passaggio di rito niente poco di meno che da Pio XII e poi chiese al Patriarca Melkita Maximos IV Saigh (l’enfante terrible del Vaticano II) il discernimento quanto alla propria ordinazione presbiterale, benché fosse sposato e padre di famiglia. Ed eravamo negli Anni Cinquanta/Sessanta dello scorso secolo.

Oggi che cosa potrebbe accadere?

Per provare ad articolare una qualche risposta attendiamo di ascoltare la parole del Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali il Card. Claudio Gugerotti, che, mercoledì prossimo 6 dicembre 2023, terrà una prolusione al Dies Academicus della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X di Venezia intitolata “Ascrizione ad una Chiesa. Tra tradizione e libera scelta”. Esattamente il nostro tema.

Vale la pena aggiungere un’annotazione: per un certo tempo non breve, successivamente alla vicenda di Massignon e per arginare proprio il fenomeno sopra descritto – passaggio di rito di uomo sposato con sua successiva ordinazione presbiterale in una Chiesa sui iuris, come si dice, di rito orientale – fu introdotta, nella prassi della Curia Romana, l’apposizione di una singolare condizione all’indulto (il permesso, per capirci) di concessione del passaggio di rito. Essa conteneva le parole “excepta sacrorum ordinum receptione”. Vale a dire: si concedeva il passaggio “fatta eccezione per la ricezione del sacramento dell’Ordine Sacro”. A modesto parere del qui scrivente si trattava di un abuso ed infatti la clausola progressivamente sparì ed oggi non risulta che venga più apposta.

Come che sia, mercoledì prossimo sarà davvero un giorno importante per capire cosa pensi di questa intricatissima – ma se ci si pensa bene, decisiva – questione canonica lo stesso Prefetto del Dicastero della Curia Romana che si occupa delle Chiese Cattoliche Orientali.

Ne vedremo delle belle? Verrebbe da rispondere: speriamo. Nell’auspicio che tornare indietro non sia possibile, perché verrebbero alterate le acquisizioni ecclesiologiche maturate in cinquant’anni.

E ci diamo dunque appuntamento a domenica prossima, per riferire degli esiti di una giornata tanto rivelativa (e forse pure decisiva).