Andiamo a votare!
Oggi voglio raccontare una nota fiaba popolare, la cui versione più celebre è quella di Charles Perrault: I desideri inutili.
La storia è semplice: un boscaiolo si lamenta della sua sfortuna finché un giorno gli appare Giove, che gli concede tre desideri. Ma a causa dell’indecisione e dell’impulsività, li spreca in modo grottesco e finisce esattamente com’era all’inizio: povero, frustrato e senza nulla in mano.
Naturalmente è solo una fiaba. Assurda, grottesca, lontana dalla realtà. Anche offensiva per il boscaiolo.
Perché sarebbe davvero assurdo vivere in un Paese dove il licenziamento illegittimo è permesso, ma i cittadini non vanno a votare per proteggersi.
Sarebbe folle che, in una nazione con 3 milioni di lavoratori precari a tempo determinato, nessuno partecipasse a un referendum che potrebbe cambiare le loro condizioni.
O che si accettassero infortuni sul lavoro senza garanzie, come se la sicurezza fosse un dettaglio.
Specialmente se tutto ciò accadesse in una Repubblica fondata sul lavoro, secondo l’articolo 1 della Costituzione — uno straordinario dono dei padri costituenti, i quali hanno voluto ricordare che, nella bilancia degli interessi, il lavoro dovesse venire prima dell’arricchimento individuale, pur legittimo.
Ancora, assurdo sarebbe ignorare una riforma della cittadinanza che potrebbe rendere l’Italia più inclusiva.
E, alla fine, la vera assurdità sarebbe questa: che, a prescindere dal tema, la gente semplicemente non andasse a votare.
Come se ci fossimo dimenticati che il primo diritto, e dovere, di ogni cittadino è il voto.
Il referendum è uno degli strumenti più potenti della democrazia diretta. Eppure spesso ce ne dimentichiamo, come se fosse un optional. Per capire meglio i contenuti dei quesiti referendari, ci affidiamo alla disamina dell’avvocato Ivan Giudice, esperto di diritto civile e del lavoro (di cui allego il profilo al seguente link https://www.instagram.com/ivan.giudice/).
Vediamo insieme, in modo sintetico, cosa prevedono i 5 quesiti referendari.
QUESITO 1 – Scheda verde: licenziamento e reintegro
Votando sì, si propone di ripristinare le tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori del 1970, cancellate nel 2015 dal Jobs Act.
Oggi esistono due categorie di lavoratori: chi è stato assunto prima del 2015, che può essere reintegrato in caso di licenziamento illegittimo, e chi è stato assunto dopo, che al massimo ottiene un’indennità.
Questo significa che anche chi ha un contratto a tempo indeterminato può essere licenziato senza una vera causa. Il sì ristabilisce la parità di trattamento.
QUESITO 2 – Scheda arancione: licenziamenti nelle piccole imprese
Attualmente, nelle aziende con meno di 15 dipendenti, un lavoratore licenziato senza giusta causa riceve al massimo 6 mensilità (ma che nella pratica si riducono sempre a 2-3 mensilità) di risarcimento. Con il sì, questo tetto verrebbe eliminato. Ciò renderebbe meno conveniente per i piccoli imprenditori licenziare senza un valido motivo, aumentando la tutela anche per chi lavora in realtà aziendali ridotte.
QUESITO 3 – Scheda grigia: lavoro a tempo determinato
Fino al 2001, il contratto a termine era un’eccezione e richiedeva una motivazione specifica. Oggi, invece, sono circa 3 milioni i lavoratori precari che vivono di rinnovi e proroghe, spesso senza alcuna giustificazione.
Votando sì, torna l’obbligo di una causale non solo per la stipula, ma anche per proroghe e rinnovi, riducendo l’abuso della precarietà.
QUESITO 4 – Scheda viola: infortuni e responsabilità
La legge 81/2008 prevede un’eccezione che limita la responsabilità della ditta committente in caso di infortuni nelle imprese appaltatrici.
Con il sì, questa eccezione viene cancellata, rendendo il committente sempre responsabile, spingendolo quindi a vigilare di più sulle condizioni di sicurezza dei lavoratori coinvolti.
QUESITO 5 – Scheda gialla: cittadinanza e tempi
Oggi, solo gli stranieri adottati da italiani possono chiedere la cittadinanza dopo 5 anni di residenza; per tutti gli altri servono 10 anni.
Il sì propone di uniformare il termine a 5 anni per tutti, lasciando invariati i requisiti: reddito minimo, conoscenza della lingua, assenza di condanne o sanzioni.
Insomma, tutte queste questioni sono centrali per la giustizia sociale, i diritti e la dignità dei cittadini.
E, per fortuna, possiamo sperare che gli italiani non siano come il boscaiolo della fiaba: eternamente insoddisfatti, ma pronti a sprecare le occasioni preziose, come quella di votare.
D’altronde, il boscaiolo magari non ritirava la scheda, ma per fortuna era, nella fiaba, un boscaiolo (con tutto il rispetto per i boscaioli, a dimostrazione di quanto i luoghi comuni pervadano la nostra cultura) che non aveva ruoli istituzionali.
Ben più tragico sarebbe se lo avesse fatto, o lo facesse, un Presidente del Consiglio, chiamato a rappresentare tutti.
Ma, per fortuna, questa è solo una fiaba. O quasi.