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17 gennaio: l’Ebraismo di Alice Weiss



di Stefano Sodaro




La settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani, che si apre mercoledì 18 gennaio e si chiude mercoledì 25, è preceduta dalla giornata per il dialogo ebraico-cristiano che ricorrerà dopodomani, martedì 17 gennaio.

In questi ultimi mesi sono usciti volumi importanti sulla figura di Alice Weiss Milano, ebrea triestina, madre di don Lorenzo Milani. Li ricordiamo: di Stefania Di Pasquale Storie di madri, https://www.sefeditrice.it/catalogo/storie-di-madri/9543 (cfr. https://www.avvenire.it/agora/pagine/alice-la-mamma-di-don-milani), e sempre di Stefania Di Pasquale – assieme a Giulia Margherita Lizzio – I Weiss e don Milani. La famiglia materna del Priore di Barbiana raccontata per immagini, https://www.amazon.it/dp/B0BRM1FKM1?fbclid=IwAR3fR-0FcV7NER8hCxef5YpBoMXjgHyLTgcb5d5qRjSStwYanb54Tf8wh6E.

Pure il nostro giornale si occupò, nel settembre 2020, di questa straordinaria figura di donna: https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20202/numero-573---6-settembre-2020/rodafa.

Trieste, tuttavia, sino ad ora non è sembrata particolarmente consapevole di averle dato i natali. Eppure proprio Stefania Di Pasquale ci informa che a Trieste sono sepolti addirittura i nonni materni di don Milani, i genitori di Alice, Emilio Weiss e Giustina Emilia Iacchia.

Probabilmente crea qualche imbarazzo celebrativo il fatto che la Signora Weiss Milani fosse sì ebrea – ashkenazita da parte di padre e sefardita da parte di madre -, ma dichiarandosi, se richiesta, non credente. E questo singolare rapporto dialettico tra madre del tutto laica (addirittura proveniente comunque da altro credo religioso) e figlio convintamente prete cattolico getta forse nello sconforto apologeti di ogni dove. Alice Weiss si sottrae a qualunque incasellamento di facili tassonomie culturali, come il figlio, ma probabilmente anche più del figlio.

Ci piacerebbe che, sulla scia dei volumi sopra citati, anche la teologia si ponesse qualche interrogativo sull’autonomo stagliarsi di una testimone di vicende ecclesiali rilevantissime per la storia italiana che si collocava, tuttavia, completamente al di fuori delle logiche ecclesiastiche e dalla partecipazione interna alle vicende del mondo cattolico.

Osando un affondo piuttosto azzardato, d’accordo, ci chiediamo però: è possibile una interpretazione cristologica ed ecclesiologica del posizionamento di Alice Weiss nei confronti della Chiesa che iniziò a conoscere con l’ordinazione presbiterale del figlio il 13 luglio 1947? Il cugino di Alice fu Edoardo Weiss, colui che portò la psicanalisi in Italia, e la nostra ebbe, a Trieste – dove peraltro si fidanzò con Albano Milani -, James Joyce quale maestro di lingua inglese. Possibile che gli incroci tra letteratura e psicanalisi siano ancora di là da venire? A questo riguardo, ricordiamo che il 28 gennaio prossimo sulla piattaforma Zoom, organizzato dal nostro settimanale con l’Associazione Culturale Casa Alta si svolgerà online, con inizio alle ore 21, un incontro intitolato Noi siamo un colloquio. I nuovi percorsi della ricerca psicologica, cui parteciperanno le esperte Silvia Bucciato e Franca Feliziani Kannheiser, moderate dalla nostra teologa Paola Franchina. La partecipazione è libera: basta richiedere via mail le credenziali Zoom a casa.alta@virgilio.it.

Ricorrendo alle suggestione della trilogia latinoamericana Un tal Jesús (https://radialistas.net/serie-un-tal-jesus/), ancora completamente sconosciuta in Italia, potremmo forse parlare di una “tal Alice”. Che forse fu anche vedova bianca del soldato patriota italiano ebreo Guido Brunner e che fu presente al trapasso del figlio Lorenzo a Firenze il 26 giugno 1967, allorché si compì il miracolo del cammello che riuscì ad attraversare la cruna di un ago (https://www.laciviltacattolica.it/articolo/un-prete-cristiano-don-lorenzo-milani/).

Peraltro – ci informa sempre Stefania Di Pasquale – la nipote di Alice, e cugina di Lorenzo, Ghita Vogel, “triestinissima”, terminati gli studi universitari in medicina, si dedicò interamente ad assistere don Danilo Cubattoli (https://it.wikipedia.org/wiki/Danilo_Cubattoli), soprannominato “Cuba”, a San Frediano. Si veda la notizia stampa che riferisce della sua morte, avvenuta a 96 anni, nel dicembre 2020: https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/e-morta-ghita-vogel-addio-all-angelo-di-san-frediano-1.5781655.

Ci piacerebbe, ancora, abbozzare qualche ulteriore parola di riflessione su Alice Weiss, che visse 21 anni – non sono pochi - dopo la morte del figlio, in una solitudine laica evocativa, ad esempio, della solitudine eremitica di una Adriana Zarri, la quale peraltro non comprese il significato dell’esperienza di don Milani quandera in vita, pentendosene poi.

Questo 17 gennaio, dunque, si potrebbe accendere un lume, sinora mai fatto ardere, davanti alla memoria dell’ebrea triestina Alice Weiss Milani e ci chiediamo – con la studiosa Stefania Di Pasquale – se non sia giunto il momento di apporre una targa commemorativa qui a Trieste, in Corso Italia, ricostruendo a quale immobile corrisponda oggi il civico 705, dove Alice visse con la sua famiglia. Sarebbe un momento di enorme significato in occasione del centenario dalla nascita di don Milani.

C’è, insomma, riconosciamolo, materia per farne anche un soggetto teatrale o da regia cinematografica, o da romanzo. Ne parleremo. Promesso.