The Rabbi is in


Un mese, ovvero: da Gerusalemme a Matera e ritorno


di Miriam Camerini

Foto di Stefano Sodaro durante il Concerto Caffè Odessa tenutosi a Matera il 19 maggio 2022

È stato un mese esatto: me ne sono andata da Gerusalemme la notte in cui è finita Pasqua, Pesach, con la luna calante, dopo aver mangiato e pregato, passeggiato con i miei genitori e con amici, partecipato a un picnic pieno di meditazioni e canti, benedizioni e pensieri mistici, oltre che vino e cibo.

Alla sera avevo visto alla Cinematheque con un amico uno strano progetto musical-cinematografico: il rifacimento del Dybbuk di Waszynski, film polacco del 1937, con le voci doppiate dagli attori e cantanti in sala, che eseguivano i rumori e le musiche di scena dal vivo. Di lì a poco, avevo raccontato all’amico, avrei tenuto a Matera una lezione proprio sul Dybbuk, avremmo messo a contatto quella storia, tutta ebraica ed est-europea, con quella salentina, pre-cristiana prima e poi legata a San Paolo, delle tarantate, ma di questo ho già parlato qui.

L’indomani ero giunta a Roma, anzi fuori Roma, sulla Flaminia, a Sacrofano, per un grande raduno, in una bella atmosfera di condivisione e confronto avevo parlato assieme a una giornalista siriana musulmana e a una suora che lavora in carcere di centro e periferia, margini e confini, diaspora e Gerusalemme.

L’indomani era stato il turno del “Talmud on stage”, progetto che porta il mare della sapienza e della fantasia narrativa rabbinica nelle periferie tramite il teatro d’improvvisazione. Dopo Gratosoglio, alla periferia di Milano, è stato il turno del cuore d’Europa, Vienna, e da lì Düsseldorf, dove ho presentato il mio libro, da poco uscito in tedesco, a tante belle signore in mezzo a quadri meravigliosi delle Avanguardie russe.

Uno spettacolo nuovo, su Pasolini, assieme a un amico cantante e chitarrista mi ha ricordato ancora una volta quanto amo stare in scena, recitare e cantare.

E poi è stato il turno della Lucania, dove un festival ingegnoso e creativo, “Tracce ebraiche”, aspettava e preparava da tempo i suoi fuochi d’artificio, che sono esplosi uno dopo l’altro per una settimana pirotecnica quanto la Festa della Madonna di Viggiano descritta da Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli: fino a tarda notte e con maestria, dedizione e magia.

L’arrivo nella notte è stato già un regalo, respirare l’odore del mar Ionio dopo un’intera giornata in treno, esplorare di notte con un amico, ospite del festival anch’esso, la spettrale Marconia, cittadella fascista dedicata a Guglielmo Marconi e all’elettricità, tornare alla splendida, indicibile Matera l’indomani, città da cui mancavo da sette anni ma che ricordavo in ogni suo sasso. Dal tavolino di un’enoteca, davanti a un bicchiere di Aglianico, ho tenuto una lezione via zoom per un gruppo basato a Berlino, (Matera – Berlino: che viaggio!) su un tema assai legato al luogo in cui mi trovavo: i piedi del Messia, storie di piedi e Redenzione nella Bibbia e altrove; dal comando (togliere i calzari!) dato da Dio a Mosè al roveto ardente all’inizio di Esodo, allo stratagemma di Naomi che suggerisce alla nuora Rut di scoprire i piedi del ricco cugino Boaz nell’aia, a mezzanotte, mentre sorveglia l’orzo. A mezzanotte Cenerentola perde la scarpetta, del resto, e la storia di Boaz e Rut in qualche modo ricorda quella dei fratelli Grimm semplificata poi da Disney.

Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini - del 1964 - è girato proprio a Matera e in altre suggestive terre lucane: lo guardiamo Manuel e io al fresco della sera, con il computer posato su una sedia fuori dalla porta di casa, aperta sui calanchi.

Il Vangelo di Luca racconta di come una donna lavi i piedi a Gesù, fra lo scandalo dei presenti: Youtube ci regala l’indimenticata canzone di Maria Maddalena in Jesus Christ Superstar e i miei simpatici allievi berlinesi cantano in playback e ballano, ognuno dal suo divano. Un’altra storia che ho già qui nominata, tolta dal Talmud babilonese, trattato di Sanhedrin, pagina 98, descrive il Messia seduto alle porte della Città (forse Roma?) con i piedi piagati dalla lebbra, intento a svolgere e riavvolgere le bende dei piedi - per sostituirle - una per volta, per non tardare se fosse chiamato, immagine ripresa anche dal poeta yiddish Halpern Leivick nel suo Golem, testo teatrale del 1921 che colloca però il Messia alle porte di Praga, come la mitologica creatura d’argilla. Anche il profeta Isaia (52:7) contempla i piedi del Messia che annunciano la pace e la redenzione: bello vederne le tracce sui monti di Giudea. L’intreccio tra Berlino, Praga, Gerusalemme e Betlemme, queste storie di redenzione, Medioriente e Matera è magico, e la cena che segue è degna di un banchetto messianico.

L’indomani visitiamo le catacombe di Venosa, unica traccia rimasta della presenza ebraica in quelle terre, dei primi secoli dopo Cristo. Le scritte in ebraico, greco e latino sono emozionanti e ancor più il greco scritto in caratteri ebraici mi affascina, come sempre l’incontro fra corpi e anime diversi.

Il giorno seguente è dedicato all’incontro con le studentesse e gli studenti delle scuole superiori della zona: attenti, curiose, intelligentissimi e presenti. L’incontro avviene e dura a lungo, e durerà ancora, ne sono certa. La sera un bellissimo spettacolo di danza mi sorprende per la sua professionalità, opera del coreografo Mario Piazza, che conosco lì, e delle allieve di una scuola locale.

La fine della settimana è all’insegna della musica con il nostro Caffè Odessa, viaggio nelle diaspore musicali ebraiche, e - finalmente - Lo Shabbat di tutti a Pisticci, paese bianco come quelli descritti da Carlo Levi. Al suono del Salmo 95 accompagniamo i commensali dal vicolo dentro la sala da pranzo in processione, i cuori sono lieti per la settimana compiuta, la cena del Sabato ha inizio, Shabbat Shalom!

Lo Shabbat successivo sono di nuovo a Gerusalemme, da dove leggo Cristo si è fermato a Eboli -ripensando a tutto questo - sulla panchina fuori da un monastero greco-ortodosso il sabato pomeriggio, ma di questo parleremo in seguito...


Foto di Paola Cazzaniga