Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

Il Patriarca Kirill – foto di Alexei Nikolsky, Ufficio stampa e informazione presidenziale, fonte http://kremlin.ru/events/president/news/67150/videos, tratta da commons.wikimedia.org


Kirill, Sodoma e le crociate contro gli omosessuali

di Dario Culot

Sempre a proposito della guerra Russia e Ucraina ci hanno colpito le parole di Kirill, il patriarca di tutte le Russie, il quale – nel sermone della domenica del Perdono del 6 marzo, - ha affermato che la colpa della guerra è solo dell’Occidente che non ha tenuto conto delle legittime preoccupazioni russe ma anzi ha soffiato sul fuoco. Però ci hanno soprattutto scombussolato le sue parole dal punto di vista religioso, avendo egli identificato la guerra in corso come una crociata legittima, perché si tratta di una lotta del bene contro la promozione dei modelli di vita peccaminosi e contrari alla fede cristiana portati avanti dall’Occidente decadente, e quindi la guerra è necessaria per arginare le lobby gay (come esempio di decadimento il patriarca richiamava i gay pride).

Nell’articolo della settimana scorsa su Europa, Russia e Ucraina, avevo sostanzialmente sostenuto che la resa (inevitabile per l’Ucraina se non ricevesse armi dall’Occidente) non sarebbe pace, ma al più diventerebbe un intervallo tra una guerra e un’altra; che non esiste pace senza giustizia, sottintendendo che la solidarietà verso coloro che soffrono per un attacco ingiustificato dovrebbe far scattare innanzitutto un ardente desiderio di giustizia, ancor prima che di pace. Tutti sperano di vivere in pace, tutti desiderano la pace, che non è appannaggio dei pacifisti, come tutti desiderano la felicità. Altra cosa è però il pacifismo assoluto e utopistico[1] che incappa subito in questa contraddizione: se per forza mi arrendo di fronte a un’aggressione, non sto facendo la pace anche se faccio terminare la guerra, perché pace non è sinonimo di silenzio delle armi e sottomissione del perdente; sto solo creando le promesse per una nuova guerra quando mi sentirò più forte (oltre a mandare poco cristianamente al macello, nel frattempo, gli sconfitti). Per di più, ritengo che molti di coloro che non vorrebbero inviare armi di difesa in Ucraina[2] siano in realtà falsi pacifisti: sono mossi in realtà dalla paura che la Russia estenda la guerra in casa nostra e soprattutto hanno paura di perdere il proprio benessere[3]. Se per giustificare l’ingiustificata aggressione armata di Putin si comincia poi a dire che è stato l’Occidente a provocarlo, perché non si è usato lo stesso metro quando i terroristi islamici hanno fatto strage di occidentali? Non è stato l’Occidente a provocare e umiliare più volte l’Islam? Ora, è certo che le colpe non stanno mai da una sola parte, sicuramente ‘chi mena per primo, mena due volte’ come dicono a Roma, però chi mena per primo passa subito e automaticamente dalla parte del torto[4].

Confermato questo mio pensiero, mi limiterò qui a rispondere sul punto religioso. La prima cosa che vorrei dire è che se la Chiesa cattolica sperava che Roma e Mosca avrebbero alla fine lavorato insieme per far finire le ostilità, questa speranza si è frantumata con le dichiarazioni di Kirill, il quale si è appiattito sulle posizioni politiche del Cremlino supportandole con elementi interpretativi dottrinali (qualcuno ha scritto che il patriarca ha ammantato la guerra con giustificazioni metafisiche[5]).

Ma con tutto il rispetto per il patriarca moscovita, che sicuramente avrà studiato teologia ben più di me, penso che la sua posizione sia errata, perché restare ancorati a sant’Agostino (354-430), vescovo e dottore della Chiesa, e continuare a parlare di un peccato contro natura,[6] come ha fatto per secoli la Chiesa occidentale e orientale seguendo Agostino, vuol dire continuare a ragionare in base a schemi del IV secolo dopo Cristo, quando si era anche certi che il sole girasse attorno alla terra e che Dio abitasse nell’alto dei cieli sopra di noi.

Come già detto nell’articolo La storia di Sodoma secondo la Bibbia, nel n.619/2021 di questo giornale – cui mi richiamo,- il peccato di Sodoma non riguarda il sesso fra persone dello stesso genere.

Brevemente: Lot, cugino di Abramo vive a Sodoma e ospita due dei tre angeli (cioè Dio stesso perché gli angeli sono i suoi rappresentanti visibili) che Abramo aveva ospitato in precedenza sotto le querce di Mamre (Gn 18, 1ss.).

In Gn 19, 1-29 il fulcro del discorso sta nell’ospitalità dello straniero, cui fa da contraltare Sodoma, la cui ricchezza e lusso sfrenato rendono i suoi abitanti arroganti e pieni di disprezzo verso gli stranieri. Questo è il punto su cui ci si deve focalizzare per capire qual è il comportamento negativo degli abitanti di Sodoma, chiamati sodomiti. Oggi potremmo definirlo come un comportamento del branco:[7] in città si sentono forti perché sono in tanti a presentarsi davanti a casa di Lot,[8] mentre lui è solo, con i suoi ospiti. I sodomiti vogliono certamente stuprare i due stranieri, ma come gesto di dominio, di sprezzante superiorità e di umiliazione per i due (tanto è vero che Lot, offrendo ai sodomiti le sue figlie, dimostra chiaramente d’intendere che questo branco non è attratto sessualmente solo da uomini). Lot sa di essere responsabile della sicurezza dei suoi ospiti, perché per la sua etica (e per la Bibbia) l’ospite è sacro. Il branco entra di forza in casa di Lot ma resterà accecato dagli angeli.

I sodomiti non sono dunque i cittadini omosessuali di Sodoma (del resto non si dice che a Sodoma abitassero solo uomini e non ci fossero donne e bambini); i sodomiti rappresentano il modello di coloro che sono decisi a sopraffare con violenza altre persone che appaiono più deboli. Quindi, eredi moderni dei sodomiti sono i sopraffattori, non gli omosessuali. Immaginatevi allora come dovrebbero restar male quei macho-men del branco che aggrediscono a stuprano una ragazza, se venissero chiamati correttamente – sulla base biblica,- sodomiti. O come parimenti dovrebbero restar di stucco quegli altri che si sentono veri uomini perché su internet riescono a interrompere con ingiurie e grida una conferenza organizzata da un gruppo di omosessuali, una volta che si rendono conto che i sodomiti in realtà sono loro. Pensate all’effetto dirompente se papa Francesco, quando ha parlato della guerra in Ucraina, alla frase “l’uso perverso del potere, che condanna la gente indifesa a subire ogni forma di brutale violenza” avesse aggiunto che questo è un comportamento da sodomiti. Ecco, anche il patriarca Kirill avrebbe dovuto chiamare sodomita chi, conscio della propria forza, voleva sopraffare con la guerra i più deboli, non coloro che partecipano al gay pride.

Comunque sono dell’idea che mai ci si dovrebbe aggrappare a una qualsivoglia dottrina teologica per evitare così di entrare in contatto diretto con la sofferenza, quasi per paura di esserne contaminati. Così facendo, chi sta all’interno della sfera della sua dottrina pensa di sapere tutto e di essere a posto con Dio, di essere “come bisogna essere:” esattamente come Dio. Invece proprio perché non s’interessa di chi sta fuori della sua sfera, dubito perfino che sia riuscito a cogliere il vero senso del messaggio cristiano. Vorrei infatti poter domandare al patriarca Kirill: “Mi dica, perché Lei si dichiara cristiano? Come mai, se Dio dice a Caino che il sangue di suo fratello Abele grida e Lui ascolta (Gn 4, 10) non pensa che Dio ascolterà anche il grido di chi viene ucciso da quelli che dovevano essere suoi fratelli?[9] Come mai, se Dio ascolta le grida dei sofferenti, vede le loro sofferenze e quindi interviene (Dt 26, 7s.), Lei si disinteressa delle sofferenze degli ucraini e non pensa minimamente di mettere la faccia per cercare di portare la pace fra fratelli? Come mai, visto che riconosce che Dio è unico, non pensa che questo Dio è anche il Dio degli ucraini e non solo dei russi, ed è perfino il Dio degli omosessuali? Come mai se la caratteristica principale dell’uomo è il suo limite (unico modo che però permette di creare spazio anche per l’altro), Lei vuole sottomettere, togliere ogni spazio, se non annientare chi è omosessuale? Se Gesù è morto per liberare gli uomini dalla maledizione della legge (Gal 3, 13) e dall’inimicizia tra di loro, non si rende conto che le crociate, le guerre di religione provano in maniera evidente che la legge religiosa è effettivamente una fonte inesauribile di divisioni e di conflitti tra gli uomini?[10] E poi, crede sia conforme al Vangelo sostenere che tutto il mondo debba girare attorno alla pulsione imperialista di Putin e alla sua visione geo-politica, che non c’entra nulla con l’omosessualità o l’eterosessualità?

Come scritto nell’articolo su Sodoma richiamato in precedenza, nella Bibbia, quando si parla di Sodoma la si abbina alla sopraffazione violenta. E nel libro della Sapienza, da noi cattolici riconosciuto come canonico (ma non riconosciuto tale dagli ebrei perché scritto in greco ad Alessandria d’Egitto e non in ebraico), si dice che Dio non lascia impunito chi aggredisce lo straniero (Sap 19, 13-18). Anche Gesù parla di Sodoma, e si riferisce sempre a persone che non hanno accolto i messaggeri della sua Buona Novella[11]. Invece – sempre stando al Nuovo Testamento,- Gesù non ha mai parlato di sesso, segno che il comportamento sessuale non aveva per lui grande importanza ai fini della sequela e della fede[12]. Per di più, perché mai un amore di coppia omosessuale non dovrebbe essere pure lui fecondo, rispettoso, responsabile, e anche significativo quando dall’esterno si vede l’aiuto reciproco che la coppia si dà?

Curioso notare come né i Testi Sacri, né il patriarca Kirill diano motivazione alcuna per il divieto, e neanche per il severo castigo che si dà per scontato debba essere inflitto agli omosessuali. Si può pensare che la normativa del Levitico intendesse tutelare e promuovere un esercizio della sessualità aperto alla procreazione, in conformità con il comando del Creatore agli esseri umani (Gn 1,28)[13]. La finalità della procreazione spiegherebbe parimenti la condanna della bestialità, e anche il divieto di avere rapporti con la moglie durante l’impurità mestruale (Lv 18,19; 20,18; cfr. Ez 18,6), in condizione quindi di infertilità, oltre che di “impurità” a motivo del sangue. Altra spiegazione si può forse trovare nel fatto che i rapporti sessuali fra uomini venivano praticati nell’ambito della prostituzione sacra, cioè del culto (anche di tipo magico) a divinità straniere e agli idoli. Il divieto quindi poteva venire da questa preoccupazione di evitare ogni pericolosa deriva verso pratiche sessuali e cultuali dei popoli stranieri: separare il comportamento di Israele significava mantenerlo puro dall’idolatria. Ma nessuno di questi motivi vale ancora nella cultura odierna.

Se allora il sesso non c’entra con Sodoma, l’elemento comune fra AT e NT in punto Sodoma è semplicemente l’accoglienza o il rifiuto (degli stranieri e/o di chi è stato inviato).

Mi verrà obiettato che non solo Kirill, ma anche la vera dottrina cattolica, quella del papa emerito Ratzinger, identifica ancora il peccato di Sodoma con l’omosessualità, perché così è stata da sempre interpretata la Bibbia[14]. Direi, non proprio ‘da sempre’, perché abbiamo visto che la Chiesa ha seguito in questa interpretazione sant’Agostino, quindi appena dal IV secolo in poi. E non mi si venga a dire che la Bibbia è invece eterna e immutabile per cui bisogna seguirla anche se non si capisce (vi prego di leggere la nota)[15].

Ma c’è ancor di più, perché aver sempre interpretato la Bibbia in un certo modo non è affatto garanzia di correttezza. Per fare solo un esempio, pensiamo al povero Onan, divenuto il capostipite dei peccatori che si masturbano. Se solo si legge la Bibbia risulta evidente che la sua storia non è affatto legata al “vizio solitario” sessuale, come ci hanno insegnato al catechismo, ma alla legge del matrimonio che prevedeva la clausola del levirato (Gn 38, 6-11; Dt 25, 5-10). Parola che deriva da levir che significa cognato. Quando una donna rimaneva vedova senza un figlio, il cognato aveva l’obbligo giuridico di metterla incinta[16]. Il figlio che fosse nato avrebbe portato il nome del marito defunto della vedova, così che il nome del morto poteva continuare; ma ovviamente a quel punto il figlio, e non il cognato, ereditava il patrimonio del defunto[17]. Nel cap. 38 della Genesi, Giuda fa sposare suo figlio con una cananea di nome Tamar. Questo figlio era, chissà perché, odioso a Yhwh, che lo fa morire; Tamar resta vedova. Onan, fratello del morto, avrebbe a quel punto dovuto mettere incinta Tamar, e il bambino che sarebbe nato avrebbe portato il nome del fratello defunto. Ma “Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua e ogni volta che si univa alla moglie del fratello disperdeva il seme per terra, per non dare una prosperità al fratello”. Proprio così dice il libro del Genesi (Gn 38, 9). Dio non apprezza e ammazza anche Onan. È però evidente che qui non si tratta di sesso, ma di interessi economici: se questa donna avesse avuto un figlio dal cognato, Onan avrebbe dovuto dividere il patrimonio con il figlio che avrebbe preso il nome del fratello defunto, e Onan ricorre al coito interrotto perché semplicemente vuole tenere per sé tutta la ricchezza del clan familiare, essendo al momento lui l’erede del fratello premorto. Si trattava di una questione di vile denaro, e invece la Chiesa ha istituito il peccato mortale di onanismo (se Dio ha ammazzato Onan vuol dire che disperdere il proprio seme è grave) perché, forse ignorando che esisteva l’istituto del levirato, ha visto nella condotta di Onan solo l’aspetto sessuale. E questo non solo perché la Chiesa era fissata col sesso! Come mai infatti la Chiesa ignorava l’esistenza del levirato? Semplicemente perché fino al 1700 aveva sempre fatto bruciare tutti i Talmud che trovava, ritenendoli opera del demonio,[18] e solo nel Talmud si spiegava come funzionava il levirato. Oggi inorridiamo sentendo che i talebani hanno distrutto le statue secolari del Buddha in Afghanistan,[19] oppure hanno distrutto i resti della storica città di Palmira? Se oggi non sappiamo quasi niente della civiltà azteca ed inca è perché i cattolicissimi europei si sono comportati esattamente allo stesso modo quando hanno conquistato le Americhe.

Tornando però al nostro caso, è vero che ancora il 1.10.1986 la Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Ratzinger, ha scritto una lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali[20] ribadendo l’interpretazione tradizionale delle Scritture. Il Catechismo della Chiesa cattolica del 1993, sempre con Ratzinger quale prefetto della Congregazione, nell’art. 2358 riconosce che un numero non trascurabile di uomini e di donne hanno tendenze omosessuali innate,[21] e nell’art. 2357 riconosce pure che la sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Allora vien subito da domandarsi: ma se non è possibile confermare che l’orientamento omosessuale è frutto di viziosa scelta personale, per cui può essere una condizione data, naturale, come può essere colpevole in sé? Anzi, uno non dovrebbe contrastare le sue inclinazioni naturali con le quali è nato, fossero come fossero, ed essere omosessuale o eterosessuale sarebbe come essere destro o mancino[22]. Il peggio della vita è non essere quello che si è per natura. Innaturale è nascondere ciò che si è[23].

Comunque, l’art. 2357 poi conclude affermando che la Scrittura ha sempre presentato gli atti omosessuali come gravi depravazioni e la Tradizione ha sempre considerato tali atti come intrinsecamente disordinati: poi in calce, nella nota 98 dell’articolo, si richiama al primo posto proprio l’episodio di Sodoma che è divenuto proverbiale, ma nessun altro passo dell’AT; e nella nota 99 si richiama la citata lettera pastorale del 1986. Insomma, non ci si schioda dall’idea che gli atti omosessuali non possono essere approvati in nessun caso perché sono contrari alla legge naturale;[24] precludono all'atto sessuale il dono della vita;[25] non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale[26].

Ma adesso viene il bello: la Pontificia commissione biblica, nel documento Che cosa è l’uomo del 2019,[27] smentisce Ratzinger e il Catechismo perché dice espressamente che il peccato di Sodoma è la sopraffazione sessuale contro lo straniero inerme e non l’accoppiamento omosessuale come ci hanno da troppo tempo insegnato. È quanto mai opportuno riportare qui di seguito i passi principali di questo documento:

§185 Sappiamo che diverse affermazioni bibliche, in ambito cosmologico, biologico e sociologico, sono state via via ritenute sorpassate con il progressivo affermarsi delle scienze naturali e umane; analogamente – si deduce da parte di alcuni – una nuova e più adeguata comprensione della persona umana impone una radicale riserva sull’esclusiva valorizzazione dell’unione eterosessuale, a favore di un’analoga accoglienza della omosessualità e delle unioni omosessuali quale legittima e degna espressione dell’essere umano.

Wow! Un documento ufficiale della Chiesa cattolica c’invita a svegliarci e a renderci conto che la cultura è cambiata[28]. Insomma, si dovrebbe ormai evitare, leggendo le Sacre Scritture, di ripetere alla lettera ciò che porta con sé anche tratti culturali di quel tempo. Vediamo infatti come va interpretato l’episodio di Sodoma:

§186 Va notato innanzi tutto che in altri passi della Bibbia Ebraica che si riferiscono alla colpa di Sodoma non si allude mai a una trasgressione sessuale praticata nei confronti di persone dello stesso sesso. In Is 1,10 è denunciato il tradimento nei confronti del Signore, mentre in Is 3,9 si evoca una generica condotta peccaminosa perpetrata in modo sfacciato; in Ger 23,14 Gerusalemme viene paragonata a Sodoma e Gomorra perché in essa si commette l’adulterio, si ha una condotta menzognera e si dà man forte ai malfattori, senza mostrare alcun segno di conversione; e, infine, in Ez 16,49 il profeta afferma che il peccato di Sodoma consisteva in superbia (cfr. anche Sir 16,8), spensieratezza gaudente e mancato soccorso al povero. Pare quindi che una significativa tradizione biblica, attestata dai profeti, abbia etichettato Sodoma (e Gomorra) con il titolo emblematico, ma generico, di città malvagia (cfr. Dt 32,32-34)

§187. Il racconto tuttavia non intende presentare l’immagine di un’intera città dominata da brame incontenibili di natura omosessuale; viene piuttosto denunciata la condotta di una entità sociale e politica che non vuole accogliere con rispetto lo straniero, e pretende perciò di umiliarlo, costringendolo con la forza a subire un infamante trattamento di sottomissione. Questa pratica degradante viene minacciata anche per Lot (v. 9), che si è reso responsabile dello straniero «entrato all’ombra del suo tetto» (v. 8); e ciò rivela il male morale della città di Sodoma, che non solo rifiuta l’ospitalità, ma non sopporta che, al suo interno, vi sia chi, invece, apre la sua casa al forestiero. Lot infatti aveva compiuto nei confronti dei due «angeli» i medesimi gesti tradizionali di ospitalità (vv. 1-3) che aveva attuato Abramo con i tre «uomini» passati presso la sua tenda (Gen 18,1-8). Tale accoglienza ottiene la salvezza per Lot (19,16) e la benedizione della paternità per Abramo (18,10). Chi invece si oppone e offende gravemente lo straniero subirà la maledizione. Questa modalità di lettura della vicenda di Sodoma è confermata da Sap 19,13-17, dove il castigo esemplare sui peccatori (prima Sodoma e poi l’Egitto) viene motivato dal fatto che «avevano mostrato un odio profondo verso lo straniero».

Questa interpretazione – che combacia alla perfezione con quanto sostenuto sopra,- dovrebbe far rabbrividire tanti politici nostrani così attenti a curare la loro immagine di duri e puri, e che invece si vedono qui attribuire il peccato di sodomia da un documento ufficiale della Chiesa per il loro manifesto rifiuto degli stranieri; e per di più trova conferma in altre parti dell’AT.

§188. Un’ulteriore e più forte conferma viene poi dal racconto di Gdc 19, in un certo senso parallelo a quello di Sodoma: viene qui tematizzato il medesimo peccato, praticato però da «fratelli» (Gdc 20,23.28) nei confronti di coloro che appartengono a una diversa tribù di Israele. Il protagonista della narrazione è un levita di Efraim che giunge a Gabaa di Beniamino con la sua concubina, e viene ospitato da un anziano (19,16-21) con gli stessi gesti narrati per Abramo (Gen 18,1-8) e per Lot (Gen 19,1-3). Ma alcuni cittadini di Gabaa, «gente iniqua» si presentano dal padrone di casa, con la richiesta di «conoscere» l’ospite (Gdc 19,22); la loro violenza si sfoga sulla donna del Levita fino a farla morire (v. 28), il che dimostra che non erano sessualmente attratti dal maschio, ma solo desiderosi di imporsi sullo straniero, umiliandolo con un trattamento infamante, forse persino con l’intento finale di ucciderlo (cfr. Gdc 20,5). In conclusione, dobbiamo dunque dire che il racconto riguardante la città di Sodoma (così come quello di Gabaa) illustra un peccato che consiste nella mancanza di ospitalità, con ostilità e violenza nei confronti del forestiero, comportamento giudicato gravissimo e meritevole perciò di essere sanzionato con la massima severità, perché il rifiuto del diverso, dello straniero bisognoso e indifeso, è principio di disgregazione sociale[29].

A questo punto, sembra proprio che nel magistero della Chiesa cattolica siamo davanti a uno stridente e insanabile contrasto, grande come una casa, e non si può più far finta di niente e proseguire come nulla fosse: urge una decisione una volta per tutte.

Non basta quanto papa Francesco ha scritto nei nn. 250 e 251 dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia sulle questioni connesse all’omosessualità. Senza aver modificato la dottrina tradizionalmente insegnata, il papa ha cambiato il punto di partenza: il baricentro del ragionamento si è spostato dalla dottrina di Ratzinger alla misericordia, alle sofferenze delle famiglie omosessuali e s’invita a «comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella vita» di queste persone. Si può dunque cogliere la novità dottrinaria dell’approccio bergogliano, tanto più che non si consigliano più terapie riparative più o meno forzate. Papa Francesco ribadisce che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ‘ogni marchio di ingiusta discriminazione’ e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza». Altri, con parole diverse ma con pari apertura, hanno detto che se il fondamento dell’Essere è veramente sacro, allora ogni azione che sminuisca l’essere di un altro è peccato. La presa di coscienza gay è segno del divino nella vita umana perché rafforza l’essere, mentre l’omofobia è malvagia perché opprime l’essere[30].

A conferma dell’interpretazione attuale del testo biblico, mi sembra si possa aggiungere che tutti i cristiani riconoscono che Dio si è fatto conoscere in Gesù umanizzandosi, discendendo fino al gradino più basso (quello di servo o schiavo) (Fil 2, 6-8), fino al livello minimo che resta comune a tutti gli esseri umani, cioè a quel livello in cui tutti noi esseri umani comunque coincidiamo, e quindi ben oltre le differenze nazionaliste, culturali, di genere, di sesso, di lingua, di religione[31]. Se questo è vero, ciò che interessa a Dio è renderci sempre più umani, e non farci combattere crociate in favore dell’ortodossia o per mantenere intatta la tradizione secolare e la dottrina più ortodossa. Come non ricordare il rimprovero di Gesù alla Chiesa di Efeso che si distingueva proprio per lo zelo nel difendere strenuamente l’ortodossia, ma mancava di amore (che invece è prioritario)? Gesù rammenta a questa Chiesa che se non si converte rimuoverà il candelabro (Ap 2, 4-5). Rimuovere il candelabro significa che questa Chiesa si spegne e non sarà più in grado di fare luce per gli altri, uscendo così dal circuito vitale[32]. E uscire dal circuito anche se difende con tutte le sue forze l’ortodossia, significa che essa stessa diventa un ostacolo alla fede, e significa anche che la fede è necessariamente qualcosa di ben diverso dal rispetto della pura ortodossia e dalle crociate contro gli omosessuali.

Infine, quand’anche il patriarca russo fosse intimamente convinto che l’omosessualità sia un grave peccato (ma non lo è), ormai tutti concordano sul fatto che va denunciato e condannato il peccato, non il peccatore (Gv 8, 1-11: l’episodio dell’adultera ricorda che se l’errore va condannato non ci si deve dimenticare mai di far emergere anche il calore della misericordia divina). Perciò ha scritto in maniera assai incisiva il teologo Lorizio:[33] ogni guerra in nome della giustizia e della verità è da condannarsi perché uccide i peccatori (ovvero coloro che Kirill considera peccatori), mentre non uccide il peccato. Se si fosse coerenti con la necessità di intraprendere guerre contro i peccatori, visto che siamo tutti peccatori sia in Oriente che in Occidente, dovremmo annientarci per primi reciprocamente, o dovrebbe essere lo stesso Dio a farlo, mentre siamo ormai consapevoli che ci accoglie e ci perdona.

Ecco perché ritengo l’intervento del patriarca Karill sbagliato anche dal punto di vista teologico.


NOTE

[1] Ricordo quanto detto nell’articolo della settimana scorsa a proposito della storia degli ateniesi e dell’isola di Melo raccontata da Tucidide: la forza pesa nel mondo reale più del diritto, a meno che le forze non siano quasi pari. Il pacifismo assoluto è convinto che la pace non venga influenzata dai rapporti di forza, per cui è dell’idea di bandire anche un esercito con meri scopi difensivi. L’idea, per carità, è bellissima, ma mentre la storia ci offre molti casi per confermare la validità della tesi di Tucidide, non ci sono riscontri storici che la tesi del pacifismo assoluto possa funzionare.

[2] Ribadisco che l’art.11 della nostra Costituzione vieta una guerra offensiva, ma non una guerra difensiva, per cui non abbraccia un pacifismo assoluto. L’autolimitazione della sovranità nazionale prevista nello stesso articolo in favore di altre organizzazioni sovrannazionali permette all’Italia di partecipare ad attività belliche per reprimere gli atti di aggressione o altre violazioni della pace (cfr. art.1 della Carta ONU).

[3] Per molti di noi stare al freddo in casa, anche se si avvicina la primavera, sarebbe una tragedia nazionale, e per aver il riscaldamento anche tanti pacifisti sono facilmente disposti a pagare il gas a Putin, meno disposti a ragionare sul fatto che molti ucraini non hanno gas per riscaldarsi, ma nemmeno più casa; sono meno disposti a ragionare sul fatto che se noi europei non pagassimo più 800 milioni di euro al giorno per avere l’energia dalla Russia, Putin non avrebbe i 400 milioni al giorno che gli servono per proseguire la guerra.

Si pensa troppo al proprio piccolo orticello, al massimo ai propri interessi nazionali, ma finché l’Europa non riuscirà a parlare con una voce unica al resto del mondo, politicamente varrà come il due di picche.

[4] Permettetemi di richiamare il pensiero evangelico di un grande patriarca di Costantinopoli del XX secolo, Atenagoras: solo la riconciliazione intera porta la pace. La guerra la faccio invece a me stesso per disarmarmi.

[5] Infatti nell’omelia del 6 marzo, confermando il suo pieno appoggio a Putin, il patriarca ha detto, tra l’altro, “il perdono senza giustizia è capitolazione e debolezza. Tutto ciò indica che siamo entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico". Così ha dato una forma di sacralizzazione a questa ‘lotta’ (rectius: guerra, parola che non si può dire in Russia), a cui cerca di dare addirittura un valore trascendente.

[6] Fra i primi a pronunciarsi, fu il sommo sant’Agostino: “I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata” (Sant’Agostino, Confessioni, c. III, p. 8).

[7] Conferenza (non registrata) di Antonio de Caro del 16.3.2022: Da Sodoma a Nazaret: e se Dio scarica gli haters?

[8] Il fatto che davanti alla casa di Lot ci siano ‘tutti’ i cittadini fa capire che in quella città non esistono neanche i dieci innocenti che avrebbero salvato la città dall’ira del Signore, come era stato concordato nel precedente colloquio fra Dio e Abramo (Gn 18, 23-33).

[9] Onofrio, il primate in Ucraina della Chiesa ortodossa russa, ancora legata al patriarcato di Mosca, proprio parlando di Caino e Abele si è nettamente smarcato da Kirill, e ha tolto l’invito ai fedeli di pregare per la salute del patriarca di Mosca (“Specchio”, 20.3.2022, 19). Sicuramente, anche finita la guerra, ci saranno conseguenze sul piano religioso.

[10] Castillo J.M., Simboli di libertà, ed. Cittadella, Assisi, 1983, 328.

[11] In Lc 9, 51-56, i fratelli figli di tuono Giovanni e Giacomo vogliono far scendere dal cielo il fuoco, proprio come Dio aveva fatto con Sodoma, sul villaggio dei samaritani che non hanno rifiutato di accoglierli mentre erano in viaggio verso Gerusalemme. I samaritani qui si sono comportati come sodomiti. Ma la risposta di Gesù è che Dio non tollera l’odio, e non usa il suo potere per distruggere. Anche in precedenza, nella sinagoga di Nazareth (Lc 4, 16ss.), Gesù aveva censurato la condotta violenta di Dio come raccontata nella Bibbia, omettendo completamente ogni riferimento alla vendetta di Dio (Is 61, 1s.), tanta cara a un popolo che si sentiva umiliato e oppresso e attendeva il riscatto.

[12] Da buon fariseo (At 23, 6; Fil 3, 5), richiamandosi all’Antico Testamento, Paolo include l’omosessualità in un lungo elenco di vizi (es. Rm 1, 29-31), ma Paolo non è Gesù.

[13] L’omosessuale era percepito come una minaccia per la sopravvivenza tribale, non essendo interessato alla riproduzione dalla quale dipendeva la vita della tribù. Inoltre si temeva che la sua diffusione avesse spinto altri fuori dal ciclo riproduttivo (Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 233).

Oggi la procreazione non è più in primo piano, ed è più importante essere aperti e disponibili verso gli altri.

[14] Se si dice che l’odierno divieto deriva dal divieto biblico, si può ricordare che l’Antico Testamento ammetteva anche la schiavitù, la poligamia, la vendetta: evidenti riflessi culturali legati a specifiche epoche storiche e oggi non più accettati. Perché si deve conservare solo il divieto sessuale?

[15] C’è chi sostiene che non si può difendere lo stile di vita degli omosessuali perché la Bibbia, Parola del Signore, (Lv 18, 22) afferma che è un abominio. Ah beh! Se lo dice la Bibbia che contiene la Parola di Dio eterna e immutabile…A una conduttrice radiofonica fondamentalista, che si aggrappava in continuazione alla Bibbia eterna e immutabile, un arguto ascoltatore ha posto queste domande (su vari siti internet si trovano le sue domande per esteso), chiedendo ulteriori consigli su dei casi specifici:

- Un amico sostiene che benché mangiare crostacei sia un abominio, si tratta di un abominio di grado minore rispetto all’omosessualità. Puoi risolvere la questione? Levitico 11:10: ma di tutti gli animali, che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non hanno né pinne né squame, li terrete in abominio.

- La Bibbia assicura che posso avere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto di acquistarli da uno stato confinante. Un mio amico sostiene che la regola vale per il Messico ma non per il Canada. Puoi chiarire questo punto? Perché non posso diventare il proprietario di una bella canadese? (Levitico 25:44).

- Vorrei vendere mia figlia come schiava, visto che le figlie non servono a granché. Al giorno d’oggi, quale credi sia un prezzo equo? Esodo 21:7: quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non sarà liberata come gli altri schiavi.

- So bene che non mi è consentito alcun contatto con una donna fintanto che è nel periodo di impurità mestruale. Il mio problema è: come faccio a saperlo? Ho provato a chiedere, ma molte delle donne cui mi sono rivolto si sono offese. Però io non voglio essere immondo. Levitico 15:19-24: quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Se l’uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentre essa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera. Se un uomo ha rapporto intimo con essa, l’immondezza di lei lo contamina: egli sarà immondo per sette giorni e ogni giaciglio sul quale si coricherà sarà immondo.

- Uno dei miei vicini continua cocciutamente a lavorare il sabato. La Bibbia prevede chiaramente che deve essere messo a morte. Ho l’obbligo morale di ucciderlo io stesso? Esodo 35:2: per sei giorni si lavorerà, ma il settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque in quel giorno farà qualche lavoro sarà messo a morte.

- Mio zio ostinatamente infrange la regola di Levitico 19,19 piantando due piante diverse nello stesso campo. Per giunta, sua moglie porta vestiti fatti con due filati diversi (cotone e poliestere). Come devo castigarlo?

- un altro zio bestemmia parecchio. È proprio necessario scomodare tutta la città per lapidarli (Levitico 24,10-16)? Non basterebbe bruciarli al palo in una piccola pira di famiglia come facciamo con chi si corica con i cognati (Levitico 20,14)?

So che hai studiato queste cose a fondo e confido nel tuo aiuto. Mille grazie per ricordarci che la parola del Signore è eterna e immutabile. Il tuo discepolo devoto e grande ammiratore…

[16] Montagnini F., Il matrimonio nella legge rivelata, in Enciclopedia del matrimonio, ed. Queriniana, Brescia, 1960, 128.

[17] Ravasi G., I sette mariti, “Famiglia Cristiana”, n.31/2012, 119.

[18] Interessante, in proposito, lo studio della professoressa universitaria Caffiero A., Legami pericolosi. Ebrei e cristiani tra eresia, libri proibiti e stregoneria, ed. Einaudi, Torino, 2012) in cui non si parla solo del decreto del 1553 De combustione Talmud, ma del progetto della Chiesa cattolica di proibire ogni relazione fra ebrei e cristiani, fra superstizioni (come quella che parlava del pane azzimo ebraico impastato con sangue di bambini cristiani), ideologie (come quella del teologo Farinacci Prospero che suggeriva la pena di morte per l’ebreo che aveva rapporti don una donna cristiana), e teologie (come quella che indicava tutti gli ebrei come popolo perfido e perverso, uccisore di Gesù).

[19] Le enormi statue del Buddha di Bamyan, nella valle di Swat vecchie di 1300 anni sono state demolite con l’esplosivo. Di recente a Timbuctù i wahabiti stanno distruggendo i mausolei, simboli di una civiltà millenaria (“La Repubblica”, 1.7.2012, 48).

[20] Riporto il testo del paragrafo che c’interessa (in https/www.vatican.va. Poi cercare Curia -> Congregazione per la dottrina della Fede -> Documenti -> Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali): L'insegnamento della Chiesa di oggi è quindi in continuità organica con la visione della S. Scrittura e con la costante Tradizione. Anche se il mondo di oggi è da molti punti di vista veramente cambiato, la comunità cristiana è consapevole del legame profondo e duraturo che la unisce alle generazioni che l'hanno preceduta « nel segno della fede ».

Tuttavia oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all'interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all'interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo. Essi manifestano, anche se non in modo del tutto cosciente, un'ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana, così come la vocazione soprannaturale di ogni individuo.

I ministri della Chiesa devono far in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte all'insegnamento della Chiesa. Tuttavia il rischio è grande e ci sono molti che cercano di creare confusione nei riguardi della posizione della Chiesa e di sfruttare questa confusione per i loro scopi.

[21] Sottolineo la parola ‘innate’. Ma allora l’omosessualità può essere paragonata all’essere mancini: è una componente dell’essere di una minoranza, qualcosa di cui uno prende coscienza, non qualcosa che sceglie di essere (Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 49).

[22] Inutile ricordare che una volta anche i mancini venivano forzosamente corretti.

[23] Abad Faciolince H., El olvido que seremos, Penguin Random House, Bogotà, 2017, 164.

[24] Sul punto richiamo questo episodio: nn mio amico, credente cattolico, anni fa era dirigente di un’azienda agricola in Toscana e aveva comprato due tori per le sue vacche. Con suo sommo stupore scoprì che a uno dei due tori non interessavano affatto le vacche, ma solo l’altro toro, per cui il mio amico fu costretto a riconoscere che la stessa natura è capace di compiere anche anomalie rispetto alla fisiologia prevalente, ed essendo persona intelligente rivide anche la sua posizione etica che gli era stata insegnata in chiesa. La realtà è che noi parliamo con troppo disinvoltura di atti contro natura, quando la stessa natura non è tutta in ‘bianco o nero’, ma è ben più complessa. Di più: in natura non esiste alcuna legge morale; la natura non si occupa neanche di diritti, nemmeno del diritto alla vita; immaginarsi se si possa occupare dei diritti o dei doveri degli omosessuali. E a proposito, per Paolo era contro natura che l’uomo si lasciasse crescere i capelli: "Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo" (1Cor 11, 14-15). Chiaro che, se oggi non pensiamo come Paolo, non è perché è cambiata la natura, ma è cambiata la cultura.

[25] Ma allora dovrebbe essere precluso fra coniugi l’atto sessuale quando, per malattia o infermità sopravvenuta, non sia più possible la procreazione. Molti integralisti cattolici erano effettivamente di questa idea, e forse lo sono ancora.

[26] E questo chi lo dice? Se affermiamo che Dio è amore, se valori come l’amore, l’amicizia, la cura o la responsabilità sono vissuti nelle relazioni omosessuali, come si fa a parlare di valori contro natura e depravati?

Gesù non ha mai escluso nessuno, e allora come può la Chiesa – in nome di Gesù, - continuare ancora oggi a escludere, seppur in forme più morbide, chi da sempre è più svantaggiato (donne, divorziati, omosessuali, ecc.)?

[27] In https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_20190930_cosa-e-luomo_it.html

[28] È un dato di fatto che, cambiando la cultura, sono cambiate anche le norme sessuali perché è cambiata la vita (Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 48). Pensiamo alla distinzione secolare fra figli legittimi e illegittimi, con cui si mirava a conservare il patrimonio di famiglia, oggi del tutto annullata. Da qui anche l’obbligo dell’assoluta fedeltà coniugale da parte della moglie e il legittimo matrimonio come unica forma di famiglia riconosciuta.

[29] Vorrei che tanti politici nostrani, che si dichiarano cristiani ma poi si pronunciano fortemente contro gli stranieri e perfino applaudono a chi li respinge con la forza, leggessero questo documento ufficiale della Chiesa.

[30] Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, Massari, Bolsena, (VT), 2010, 344.

[31] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 2019, 164.

[32] Pérez Márquez R., L’Apocalisse della Chiesa, Cittadella, Assisi, 2011, 42 ss. Maggioni B., L’Apocalisse, Cittadella, Assisi, 2012, 39. Questo secondo autore non parla di ortodossia, ma di “mediocrità interiore”; tuttavia il richiamo nel testo al fatto che la Chiesa di Efeso “non sopporta” qualcuno, sembra collegarsi a un fondamentalismo, piuttosto che a una grigia mediocrità. Più attendibile, perciò, mi sembra l’interpretazione di Pérez.

[33] Lorizio P., Una contraddizione nelle parole del patriarca Kirill, “Famiglia cristiana” n.12/2022, 92.