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Nel segno delle teologie femministe



di Stefano Sodaro




Il 23 giugno del 2023 ricorreranno 165 anni dal rapimento a Bologna del piccolo Edgardo Mortara, della cui vicenda riferì per la prima volta nel 1960, con assoluto rigore ricostruttivo, l’insigne storica Gemma Volli, nata a Trieste nel 1900, appartenente alla Comunità Israelitica del capoluogo giuliano, che riuscì fortunosamente ad evitare l’eccidio della Shoah rifugiandosi in Svizzera.

Nel 2023 compie cent’anni la pittrice Tiziana Fantini, a lungo attiva a Trieste, della quale si innamorò, negli anni di frequentazione dell’Accademia di Brera, il giovane Lorenzo Milani non ancora seminarista.

La madre di don Milani era la triestina Alice Weiss, nata nel 1895 da genitori appartenenti alla Comunità Ebraica sempre della città di Trieste. Alice Weiss forse fu – ovviamente prima del matrimonio con Albano Milani - vedova bianca dell’irredentista triestino, morto in battaglia da sottotenente, Guido Brunner, anchegli ebreo (lo sapevamo?).

Su un versante – diciamo così – opposto troviamo, lungo il corso dell’Ottocento risorgimentale, la storia della Contessa di Castiglione, nata Virginia Oldoini (su cui si può rinviare a https://www.youtube.com/watch?v=YNRWjseG0as e, più recentemente, a https://www.raiplay.it/video/2022/05/Passato-e-presente---La-Contessa-di-Castiglione-d27d467a-ddc2-4807-9673-79af98153c72.html), “dotata di una venustà poco terrestre”, della quale si dice avesse 43 amanti, tra cui Napoleone III, e 12 contemporaneamente, ed un’altra Virginia, di cognome Marini, attrice teatrale piemontese (https://www.treccani.it/enciclopedia/virginia-marini/).

Al di fuori dei confini del Bel Paese, nel 1889 – il 28 gennaio - nasce al Cairo Mary Kahil (http://www.dcbuck.com/Dialogues/photos/Kahil/index.html), cattolica melkita che avrà un ruolo di assoluto primo piano nella biografia di Louis Massignon, che aveva sposato nel 1914 la cugina Marcelle Dansaert-Testelin, nata a Lilla 1l 16 maggio 1887, e che, da sposato, vivente la moglie e presente Mary Kahil, ma non la moglie, sarà ordinato prete cattolico melkita proprio al Cairo il 28 gennaio 1950.

La storia delle donne nell’Ottocento sembra quasi una reazione, per così dire “uguale e contraria”, al singolare fenomeno del cicisbeismo del Settecento, stagione in cui un “cavalier servente” doveva accompagnarsi alla donna maritata di alto lignaggio con il pieno consenso del di lei legittimo consorte. Un “triangolo” culturalmente ufficializzato o – come si aggettiverebbe oggi con orrenda locuzione – “sdoganato”, che sarà sommerso e superato, per appunto, dagli impeti passionali (non “sdoganabili”) del Romanticismo.

Su tutto questo, però, pare assente qualunque riflessione teologica. La storia dell’Ottocento, non solo nelle sue pressoché sconosciute protagoniste femminili, viene considerata dalla teologia contemporanea solo per essere rigettata nei suoi approdi dottrinali, con rare eccezioni, come quella del Modernismo, che però trovò la propria più significativa configurazione nel corso del Novecento.

Qualcuno, al di fuori della cerchia - piuttosto esigua in Italia, con la rilevantissima eccezione del Coordinamento delle Teologhe Italiane (CTI) - di esperte ed esperti, conosce la figura di Elizabeth Cady Stanton?

Eppure, nel 1870, si era dovuta interrompere la celebrazione di niente poco di meno che un Concilio Ecumenico, il Vaticano I, aperto da Pio IX nel 1868 e che solo Giovanni XXIII dichiarò chiuso nel 1960.

Tra Settecento ed Ottocento, inoltre, si consolidò il fenomeno del cosiddetto uniatismo che - volenti o nolenti - continua ad avere un enorme significato per le attuali Chiese Orientali Cattoliche, benché non possa più essere, neppure e soprattutto dal punto di vista teologico, sotto nessun aspetto, prospettiva futura di accordo ecumenico.

E – coup de théâtre teologico – fu proprio la devozione cattolica verso il “sacerdozio della Vergine a creare quel raccordo culturale tra Settecento baroccamente affettivo e Ottocento romantico trasgressivo che non si riesce invece a cogliere seguendo semplicemente la storia del costume. Sul “sacerdozio della Vergine” merita rinviare agli studi ed alle pubblicazioni di Silvana Guzzetta (https://www.letture.org/virgo-et-sacerdos-idee-femminili-di-sacerdozio-tra-ottocento-e-novecento-liviana-gazzetta).

Ma perché simile, velocissimo ed insufficiente peraltro, excursus in due, tre, secoli fa? Che senso ha?

Nelle nostre intenzioni si tratta solo di suggerire, con molta modestia ed umiltà, un possibile percorso di approfondimento, che il nostro settimanale vorrebbe proseguire, su piste ancora abbastanza nascoste o volutamente ignorate, provando a dare voce – e luce – a vicende che solo l’arcipelago delle teologie femministe contemporanee riesce ad accogliere.

Il nostro non è certo un bollettino storico. Il tratteggio di cui sopra vorrebbe solo essere esempio di un’apertura culturale che vorremmo la più ampia ed eclettica possibile, con il solo limite di sbarrare la strada che conduce alle scorciatoie del narcisismo polemista o del luogo comune antagonista e complottista.

A quattro settimane dall’uscita del nostro numero 700, rivolgiamo dunque un cordiale appello a quante e quanti abbiano piacere di contribuire a tale pubblicazione online, prevista per domenica 12 febbraio 2023, con proprie riflessioni, scritti, considerazioni, idee, studi. Ogni contributo può essere inviato, entro venerdì 10 febbraio 2023, all’indirizzo email: ilgiornaledirodafa@virgilio.it

Speriamo di essere in tante ed in tanti.

Speriamo poi di poterci incontrare per festeggiare assieme.

Speriamo che ci attendano tempi privi di violenza, in cui far sorridere l’attempato Rodafà, che pare averne molto bisogno.

Buona domenica.