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Credo o credi

di Dario Culot

JS Bach, Messe in Si minore, BWV 232, Incipit nr. 13 Credo - immagine tratta da commons.wikimedia.org

Che in molte parrocchie da tempo si stiano tentando innovazioni liturgiche e che in alcune s’inventino nuove formule per definire l’oggetto della fede della comunità non è un segreto. Per troppo tempo si è lasciato alla sola gerarchia la quasi totale responsabilità della vita della Chiesa. L’invito a tutto il popolo cristiano perché partecipi alla vita della Chiesa a tutti i livelli è uno dei grandi risultati del concilio Vaticano II, ma deve ancora trovare attuazione. Ed è passato più di mezzo secolo.

Oggi siamo tutti più scettici rispetto ai secoli passati, ma è proprio grazie allo scetticismo che le persone muovono passi decisivi verso la verità, cominciando a rivolgere domande scomode alle istituzioni religiose[1]. Oggi non qualifichiamo più come credente chi obbedisce in silenzio ai legittimi pastori della Chiesa, ma chi si abbandona a Dio, chi non cerca di vivere solo per sé stesso, chi per l'amore dell'altro è capace di annientarsi, chi segue questa spinta al dono. In questo si trova la verità delle cose, il resto è sovrastruttura. Come si fa, allora, a sapere chi è cristiano e chi non lo è? È impossibile saperlo se non si sa come vive quella determinata persona. Forse dovremmo credere che uno è cristiano perché si fa il segno di croce? Perché è stato battezzato? Ma anche Stalin e Hitler erano battezzati, e chi aveva fondato il famigerato KGB era un ex seminarista! Ecco perché oggi si sottolinea che la distinzione fra ateo e credente non riguarda tanto chi va a messa di domenica, o chi non crede o crede che Dio esista; non è neanche più una distinzione di linguaggio, ma proprio di essenza. E allora l’uomo avido di potere, anche se religioso, anche se sacerdote, anche se papa, anche se segue tutte le liturgie e crede a tutti i dogmi, anche se dichiara apertamente tutti i giorni che crede in Dio Padre onnipotente, è ateo perché desidera qualcosa che è fuori dell’onda del Dio spiegato da Gesù, perché è fuori dall’onda di amore servizievole. Questo l’aveva già ben chiarito frate Giovanni Vannucci tanti anni fa: “L’uomo desideroso di successo, di affermazione di sé stesso, di ricchezza, o che cerca di strutturare e rendere la Chiesa una potenza che ha la dialettica e la potenza propria degli altri Stati, quest’uomo – anche se religioso, anche se papa - non è credente, perché cerca il potere e chi cerca il potere, proprio strutturalmente, ontologicamente, è ateo. Invece chi cerca di servire, chi impegna le sue qualità (carisma, 1Cor 12, 4-11) per dare all’uomo la possibilità di crescere nella verità, nella conoscenza e nella libertà, costui, anche se dice di essere ateo, ontologicamente è credente”[2]. Questa nuova visione non ci porta a distruggere tutto l’impianto del passato, ma a relativizzarlo, come Gesù ci ha insegnato quando ha voluto indicare come modello di credente non un pio ebreo assorto in preghiera, non un bravo sacerdote, ma un ateo samaritano, cioè colui che la religione considerava un extracomunitario eretico e senza Dio (Lc 10, 25ss.).

Oggi, consapevoli che la parole non esprimono la vera realtà e non restano per sempre,[3] quella tradizionale convinzione che è arrivata fin quasi a noi partendo dal lontano IV secolo d. C. permette nuove formulazioni o riformulazioni della dottrina. Se le formule nascono dall’esperienza della fede, prima occorre compiere l’esperienza e solo dopo la si analizza[4] e la si organizza in dottrina.

Forse oggi si è più consapevoli che lo Spirito santo è come il vento, capace di soffiare dove vuole, per cui non accettiamo più che sia ingabbiato una volta per tutte in blocchi dogmatici immodificabili. Come tuonava padre Ernesto Balducci “le chiese del dogma” sono proprio quelle che “si difendono dagli assalti dello Spirito santo”.

È quasi scontato allora che, sempre più spesso, sempre più credenti non sentano più l’autenticità del Credo recitato, vedano in questi blocchi dogmatici la prima responsabilità dei fanatismi e di fondamentalismi,[5] e sentano pertanto l’esigenza di modificare queste antiche formule di fede, per cui sono nati negli ultimi decenni molti altri Credi, che si sforzano di cambiare le parole tradizionali in modo da rendere il Credo più conforme allo spirito evangelico. Possiamo sentire questi Credi recitati in qualche chiesa, dove qualche parroco coraggioso accetta nuove formule nate in modo spontaneo per cercar di esprimere la fede in termini più comprensibili per la nostra attuale cultura. Ne riporto alcuni:

Credo di Badia Fiesolana

Noi crediamo

nel Dio della Pace, nel Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe

nel Dio dei profeti,

nel Dio che per noi si è fatto povero

scegliendo la condizione dei poveri, per annunciare

la liberazione dei poveri.

Noi crediamo

in Gesù Cristo, Figlio di Dio

profeta in parole ed opere

venuto per servire l’uomo

e dare la sua vita per tutti gli uomini.

Noi crediamo

nello Spirito Santo, Spirito di pace, di amore, comunione

lo Spirito che ha parlato per mezzo dei profeti

e che parla nel cuore di ogni uomo

giudeo e greco,

schiavo e libero,

uomo e donna.

Noi crediamo

la Chiesa, che ha ricevuto il compito

di servire gli uomini,

soprattutto i poveri, per condividere

le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce

di tutti gli uomini.

Noi crediamo

nella pace, come prospettiva per tutta l’umanità.

Noi crediamo nella giustizia per tutti i popoli

per gli ultimi, gli stranieri, i perseguitati, gli oppressi

perché il regno di Dio

è Regno di giustizia e di pace.

Amen

Credo al femminile

di Rachel C. Wahlberg (da Giving Account of the Hope Together, Faith and Order, Ginevra 1978,

pp. 102 - 104).

Io credo in Dio

che creò la donna e l'uomo a sua propria immagine che creò il mondo

e affidò ad ambedue i sessi la responsabilità della terra.

Credo in Gesù,

figlio di Dio, eletto di Dio generato dalla donna Maria

che prestò ascolto alle donne ed ebbe simpatia per esse

che sostò fra le loro mura domestiche

che trattò con loro del Regno

che fu seguito e aiutato economicamente

da discepole donne.

Credo in Gesù

che dialogò di teologia con una donna presso un pozzo

e per la prima volta confidò ad essa la sua messianicità

che la spronò ad andare ad annunciare

il suo grande messaggio alla città.

Credo in Gesù

che ricevette l'unzione da una donna in casa di Simone

e che rimproverò gli ospiti uomini che la disprezzavano.

Credo in Gesù

che proclamò che questa donna sarebbe stata ricordata

per ciò che fece - ministro di Gesù.

Credo in Gesù

che si comportò coraggiosamente

per cancellare l'infamante tabù del sangue delle società antiche

sanando la donna audace che lo toccò.

Credo in Gesù

che guarì una donna in giorno di sabato

e la raddrizzò perché era un essere umano.

Credo in Gesù che parlò di Dio

come di una donna che cerca la moneta perduta

come di una donna che spazzò tutta la casa per trovare ciò che aveva perduto.

Credo in Gesù

che parlò della gravidanza e del parto

con riverenza non come di una punizione

- ma come di un lacerante evento

una metafora per indicare la trasformazione

generata continuamente dall'angoscia cambiata in gioia.

Credo in Gesù

che parlò di sé stesso come di una chioccia-madre che avrebbe raccolto i suoi pulcini sotto le sue ali.

Credo in Gesù che apparve

prima che ad altri a Maria Maddalena

e che la mandò con il messaggio gonfio di promesse «Va' e annuncia»...

Credo nell'universalità del Salvatore per il quale non c'è né Giudeo né Greco, né schiavo né libero,

né maschio né femmina, poiché siamo tutti uno solo nella salvezza.

Credo nello Spirito Santo

che aleggia sopra le acque della creazione e sopra la terra.

Credo nello Spirito Santo

che femminilmente brama con ardore dentro di noi di pregare per quelle cose

troppo profonde per essere espresse a parole.

Credo nello Spirito Santo

lo spirito-donna di Dio

che come una chioccia ci creò e ci partorì e ci copre con le sue ali.

Uno fra i vari Credi recitati in una parrocchia del pordenonese (fatto conoscere da Duccio Peratoner)

Credo in Dio

e credo nell’uomo e nella donna

quali immagini di Dio.

Credo nelle persone

nel loro pensiero

nella sterminata fatica

che li ha fatti essere quello che sono.

Credo nella vita come gioia e come durata,

non prestito effimero dominato dalla morte

ma dono definitivo di gioia e amore.

Credo nella vita

come possibilità illimitata

di elevazione e sublimazione.

Credo nella gioia

la gioia di ogni stagione, di ogni tappa,

di ogni aurora, di ogni tramonto,

di ogni volto, di ogni raggio di luce,

di ogni sì, detto con la mente ed il cuore.

Credo nella possibilità di una grande famiglia umana

quale Cristo volle,

scambio di tutti i beni dello spirito

e delle mani nella pace.

Credo in me,

nella capacità che lo spirito di Dio mi ha conferito

perché posso sperimentare la più grande tra le gioie:

quella di donare e di donarsi,

di amare e di amarsi.

Il Credo della Pastora valdese Daniela Di Carlo, di Milano

Crediamo e professiamo con gioia

che Gesù Cristo ha dato sé stesso

per tutta l'umanità,

per quanti e quante

hanno vissuto all'inizio della storia,

per quanti e quante

nasceranno fino alla fine dei secoli,

per le folle che accalcano nelle città,

e per gli abitanti delle montagne più sperdute,

per il bebè appena nato

e per l’anziana alla soglia dell'eternità.

Crediamo che ha dato sé stesso,

per le nostre amiche ed i nostri nemici,

per i credenti e le incredule,

per le persone ricche e quelle povere,

per le martiri e gli aguzzini.

Sì, per tutti, per tutte, per me, per te,

Gesù Cristo è venuto, è vissuto,

ha lottato, sofferto,

attraversato l'agonia del Getsemani

e le tenebre della croce, per te, per me.

Ha trionfato sulla morte,

ha aperto davanti a noi

le porte di una incommensurabile speranza,

affinché niente ormai,

né il passato né l'avvenire,

né la felicità né la disperazione,

né la vita né la morte,

né alcuna potenza che sia nel mondo,

possa separarci dall'amore di Dio

che è in Cristo Gesù."

Amen

Credo suggerito dalla pastora metodista Lidia Maggi

Credo in Dio, che ci ha creati capaci di dare e ricevere amore.

Credo che i nostri corpi raccontino la sua gloria e che le carezze, i baci, gli abbracci di chi ama sono il suo santuario prediletto.

Io credo che il mio corpo così fragile e bello sia essenziale per dare corpo alla fede.

Non credo in una fede che rinnega il corpo a scapito dello spirito.

Oso credere che, nell’esperienza unica di chi ama donando tutto sé stesso, sé stessa, ci sia il sigillo divino.

Credo in Gesù Cristo che è corpo di Dio in mezzo a noi.

Nato da semplice donna, ha vissuto, gioito e sofferto, proprio come noi.

Egli è venuto a liberare i nostri corpi dai demoni del moralismo, dell’ascesi religiosa.

È venuto a sanare le nostre paralisi per insegnarci la danza della vita.

Il suo corpo è stato violato, torturato, oltraggiato dal potere politico e religioso.

Ma la tomba è diventata la culla per la vita rialzata, risorta.

Quella vita a cui tutti noi siamo destinati.

Credo nello Spirito che, come corpo di bimba, non può stare fermo.

Si muove, gioca, danza e crea cose nuove.

Ama l’aria aperta, i giardini e la frutta fresca.

Non ha paura di sporcarsi correndo.

Ama rifugiarsi nelle cucine dove le donne preparano dolci speciali per la festa.

Credo la Chiesa come realtà di corpi redenti, liberi, liberati dai sensi di colpa.

Una comunità capace di accogliere e celebrare le tante manifestazioni dell’amore.

Credo nella forza, nell’energia della nostra sessualità ci apre al mistero della vita che si rigenera.

Credo dei popoli tutti, di dom Pedro Casaldaliga (vescovo dei senza-terra in Brasile)

Credo in Dio, Padre e Madre,

cuore e creatore di una terra che ci fu tolta;

credo nel Dio della Vita, della Pace,

dell’Amore e della Giustizia,

che ci fece in Gesù, uomo sofferente,

appassionato, coinvolto, morto e risuscitato;

gloria e speranza dei poveri.

Credo in Gesù, fratello e figlio,

che si è fatto storia del popolo

E segna oggi i passi del nostro camminare.

Credo nello Spirito Santo di Dio,

vento nuovo che unifica le speranza dei popoli,

che crea e ricrea, che vivifica, che dà creatività per vivere.

Credo in Maria, madre che dà alla luce la Vita

con dolore e speranza

perché ci sia vita nuova e piena per tutti.

Credo nei popoli crocifissi,

nei poveri come corpo torturato di Gesù.

Credo nel popolo, che ha nome e cognome,

che vive e celebra la sua fede,

nei volti sofferenti e luminosi,

nella sua organizzazione e nel suo spirito comunitario,

nelle sue lotte, semi di libertà.

Credo nella fraternità dell’indio, del contadino,

dell’emarginato, del rifugiato, del nero,

del giovane, dell’uomo, della donna …

di tutti i poveri della Terra.

Credo nella solidarietà dei popoli,

espressione della forza e della tenerezza di Dio.

Credo nella resurrezione dei nostri popoli

e nell’unico popolo che saremo

quando celebreremo insieme la vittoria finale,

nel Regno di Dio per i secoli dei secoli.

Amen

Credo suggerito dal gesuita Leaners Roger

Credo in Dio, amore infinito, che esprime sovranamente il suo essere più profondo nell'evoluzione del cosmo e dell'umanità.

E in Gesù, nostro Messia, immagine unica di Dio, nato da genitori umani, senza essere opera umana, ma interamente frutto della grazia salvifica di Dio.

Egli percorse il cammino della sofferenza e della morte, fu crocifisso per ordine di Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, ma vive in pienezza, perché si è aperto a Dio rimanendo interamente immerso in Lui, diventando per questo una forza di guarigione, in modo da poter condurre tutta l'umanità alla sua pienezza.

Credo nell'azione ispiratrice del soffio di vita di Dio e nella comunità universale della Chiesa, nella quale Gesù, il Cristo, continua a vivere con volto umano.

Credo nel dono di Dio, che ci sana e fa di noi una nuova creazione, per diventare, infine, esseri umani.

E credo nel futuro divino dell'umanità, un futuro che significa la vita senza limiti.

Amen.

Infine riporto il Simbolo recitato nella Chiesa di Madonna di Campagna (VB) negli anni ’80-90 (non so oggi), a me particolarmente caro per aver vissuto quegli anni sul Lago Maggiore.

Io credo in Dio,

il Padre di tutti gli uomini,

che agli uomini ha dato la terra

(affinché custodiscano la sua opera).

Credo in Gesù Cristo,

che è venuto per incoraggiarci e guarirci,

per liberarci dalle potenze,

per annunciare la pace di Dio con gli uomini.

Egli si è dato per il mondo.

È in mezzo a noi, Lui, il Dio vivente.

Io credo nello Spirito di Dio,

che agisce in ogni uomo di buona volontà.

Credo nella Chiesa,

data come segno per tutte le nazioni,

armata della forza dello Spirito

e mandata a servire gli uomini.

Credo che Dio alla fine spezzerà il potere del peccato

In noi e in ogni uomo.

Credo che l’uomo vivrà della vita di Dio

Per sempre.

Io non credo al diritto del più forte,

al linguaggio delle armi, alla forza dei potenti.

Voglio credere al diritto dell’uomo,

alla mano aperta,

alla potenza dei non violenti.

Non crederò alla razza e alla ricchezza,

ai privilegi, all’ordine stabilito.

Voglio credere che tutti gli uomini sono uomini,

che l’ordine della forza e dell’ingiustizia

è un disordine.

Non crederò che ogni dolore è vano.

Non crederò che il sogno degli uomini resterà un sogno

E che la morte sarà la fine.

Ma oso credere sempre e nonostante tutto

all’uomo nuovo.

Oso credere al sogno di Dio stesso:

un cielo nuovo, una terra nuova

in cui la giustizia abiterà.

Amen.

Tante cose si possono pensare o dire di questi diversi Credi, ma in ognuno di essi si sente qualcosa che nasce dal cuore, perché si sente una partecipazione emotiva che manca completamente nel Credo ufficiale, ripetuto meccanicamente senza più causare alcuna emozione. Insomma, il Credo ufficiale sembra trasmettere informazioni, ma trasmettere informazioni non è trasmettere vita. La Parola di Dio, invece, è vita, non è un testo. Di più: sono convinto che il Credo ufficiale non aggiunga un grammo alla possibile felicità degli uomini (che invece Gesù preannunciava con l’avvento del regno di Dio), perché anche arrivare a comprendere qualcosa in più sulla natura di Dio non aggiunge assolutamente nulla alla felicità cui l’uomo aspira.

Nei prossimi articoli mi soffermerò ad analizzare un po’ alla volta questo Credo ufficiale, e spiegherò perché mi creano tanti dubbi la maggior parte delle espressioni ivi utilizzate.

NOTE


[1] Chi si trova comodamente seduto sulla sedia del vecchio modello diventerà incredulo e aggressivo verso le pretese di innovazione volendo continuare a rimanere tranquillamente seduto e temendo che la vera fede venga minata. Questa è l'immagine odierna della situazione della fede nella quale ci troviamo a causa della svolta nei modelli d'esperienza e d'interpretazione, nei quali i progressisti cercano ora di esprimere nuovamente e fedelmente l'antica fede, temendo che i vecchi modelli facciano diventare la fede un relitto storico. Quelli che per gli uni sono i pilastri della fede cristiana (Gesù: due nature in una persona divina; Trinità: tre persone in un'unica natura; una madre che rimane vergine nonostante il concepimento ed il parto, ecc.) non hanno più la stessa autorità che avevano in passato quando venivano accettati come evidenti. Però ricordiamoci che sono occorsi secoli perché fosse riconosciuta la divinità di Cristo, o la natura personale dello Spirito, circa quattro secoli per la dottrina del peccato originale, poco più di un millennio per la natura di sacramento del matrimonio, e quasi due millenni per i dogmi mariani. Forse non erano altrettanto veri cristiani quelli che non conoscevano questi elementi dottrinali prima dei dogmi?

La questione, allora, non è se i progressisti credono che solo ora si stia arrivando alla vera conoscenza per cui conoscono la fede meglio dei conservatori. La questione è: che cosa dobbiamo fare qui e adesso, visti i nuovi modelli di esperienza e di pensiero, per conservare una fede viva che anche oggi, per la sua verità, abbia rilevanza per l'uomo, la sua comunità, la sua società (Schillebeeckx E., Gesù, la storia di un vivente, ed. Queriniana, Brescia, 1976, 619).

[2]Vannucci G., Esercizi spirituali, ed, Comunità di Romena, Pratovecchio (AR), 2005, 147s.

[3] Prima di Copernico e di Galileo non si poteva pensare che le parole di Giosuè che aveva chiesto a Dio di fermare il sole (Gs 10, 12s.) fossero una metafora. Si era convinti che rappresentassero una realtà. Se il sole era stato fermato voleva dire che era il sole a girare attorno alla terra, e la terra era il centro dell’universo.

[4] Molari, C., Il cammino spirituale del cristiano, Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR), 2020, 369.

[5] Non c’è dubbio che i fondamentalisti ultraconservatori cristiani occidentali hanno più cose in comune con i talebani che con le coraggiose donne afghane in cerca di libertà.