Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Vagliate tutto / Ritenete il buono)







Rubrica quindicinale a cura di Guido Dotti, monaco di Bose



n° 27 

L’UNITÀ NELLA DEBOLEZZA

Matta el Meskin




di Guido Dotti

 

Se l’unità cristiana si allea all’idea della forza temporale, anche se è per tutelare gli interessi dei deboli o se pure può sembrare utile per fare pressione sulle pecorelle smarrite, essa perde subito il suo peso divino; allora non diventa che un insieme di coalizioni destinate a disintegrarsi e a sparire, come tutte le imprese umane.

Matta el Meskin, Comunione nell’amore, Qiqajon, Magnano 19992, p. 287.



“Quando siamo deboli… è allora che siamo uniti in Cristo” che si è fatto povero per noi: così si potrebbe parafrasare la convinzione di cui l’apostolo Paolo rende partecipi i cristiani di Corinto (cf. 2Cor 2,10). Forte solo di questa debolezza cristiana, Matta el Meskin ha vissuto, pregato e lavorato incessantemente, rinnovando il monachesimo egiziano e tessendo legami spirituali con l’intero ecumene cristiano.

La tentazione di contare sulla forza, il potere, i mezzi per rendere efficace la testimonianza della Chiesa nella società contemporanea attraversa i secoli, fino ai nostri giorni. E la medesima tentazione può insinuarsi anche tra chi anela all’unità visibile dei cristiani, soprattutto se vive in un contesto in cui i cristiani sono minoritari: “insieme potremmo contare di più, farci ascoltare, avere più risorse, essere più forti ed efficaci…”. Ma Gesù, come criterio di riconoscibilità ed efficacia, ha chiesto ai suoi discepoli l’amore fraterno, non altro: “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). E ai suoi discepoli inviati in missione ha chiesto di non preoccuparsi dei mezzi a disposizione per compierla, bensì di andare “come agnelli in mezzo ai lupi” (cf. Lc 10,1-9). Così papa Francesco è solito parafrasare un invito del santo da cui ha preso il nome: “Predicate sempre il Vangelo e se fosse necessario, anche con le parole!”. Non la forza, quindi, ma la credibilità, l’essere affidabili, degni di fiducia è la via maestra verso l’unità. 

Per Matta el Meskin vivere un’autentica ricerca dell’unità dei cristiani non è semplice questione di dialogo, tanto meno di equilibrismi dottrinali o di strategie politiche: per lui, offrire a una Chiesa piccola e perseguitata la forza di aggrapparsi a una Chiesa più potente sarebbe come chiederle di staccarsi dalla croce di Cristo. Si tratta invece di addentrarsi insieme, cristiani di diverse confessioni, nel mistero della Trinità, dove trova origine l’essenza stessa dell’unità. Più i cristiani penetrano insieme al cuore di questo mistero e più sarà per loro difficile sopportare la separazione dai fratelli e le sorelle che confessano l’unico Signore. L’unità diventerà allora un imperativo irreversibile, scaturito proprio dalla debolezza della croce. 


Matta el Meskin (1919-2006), nome monastico di Yusuf Iskandar, è stato padre spirituale del monastero di San Macario in Egitto dal 1969 (quando ridiede vita a una comunità ridotta a 6-7 monaci anziani) fino alla sua morte. Ardente fautore di un’unità dei cristiani fondata non sulla spinta affettiva o sulla tendenza opportunistica alla coalizione, bensì sulla forza della debolezza, Matta el Meskin non si è mai stancato di ricercare vie di pace e di comunione che trovano la loro origine nel comune sottomettersi alla volontà di Dio. 


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org