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Dio e il mondo


di Silvano Magnelli

Sempre più spesso viene da chiedersi di quale Dio stiamo parlando, sembra infatti che abitualmente facciamo una forse naturale, ma davvero fuorviante, confusione, configurando e persino insegnando a credere in un Dio a nostra immagine e somiglianza.

E così proiettiamo un film dove il volto divino si confonde impropriamente con le più strane passioni umane: ira, vendetta, dominio, gelosia, esclusione, autoritarismo, impazienza.

Oggi meno di ieri, certo, ma la tendenza rimane immutabile ancora in molti credenti, fedeli e persino in alcuni pastori. Un Dio quindi “non che veglia, ma che sorveglia” (p. Ermes Ronchi), un Dio che ci aspetta di là per snocciolare tutte le nostre colpe e “non per asciugare le nostre lacrime” (p. Ermes Ronchi).

Una deformazione difficile da sradicare e che deriva, come diceva, avvertendoci del pericolo, il Cardinale Martini, da mentalità ristrette, che rivelano una forte preoccupazione per se stessi, mentre Dio, aggiungeva il grande Profeta e Pastore, è al di là delle definizioni che gli attribuiamo e la sua Paternità si estende a tutti gli uomini.

Ad un certo punto di tale percorso, biblicamente scorretto, finiamo per credere ad un Dio, che non esiste, almeno nella Rivelazione cristiana, per cui poco c’è da stupirsi che molti da tempo non vi credano più.

E poi subentra la tristezza e fioccano le delusioni, per cui ci si chiede perché non intervenga e non impedisca il male, ignorando i capisaldi della teologia, dove si addita la strada della ricerca mai finita del Dio di Gesù, che è solo Amore, ma se è così, rispetta la nostra libertà e anche quella evolutiva del creato, seminando comunque di segni e di luci la storia, anche se guidata, spesso fuori da questa strada, dagli stessi uomini e dalle loro passioni nefaste.

Quei segni e quelle luci ci sono, ma siamo noi a non vederle, eppure ne è pieno il mondo , forse oggi come mai prima. Ogni giorno milioni di persone praticano un bene ostinato e inscalfibile, pedalando con fatica, talora cadendo per la loro stessa fragilità, ma subito rimettendosi in sella, animati da una forza, che neppure loro sanno spiegare da dove viene, persone di tutte le religioni, di nessuna religione, semplicemente attenti al richiamo, che trovano dentro di sé, perché hanno coltivato l’ascolto di quella Voce, a cui magari neanche credono in base ad una specifica fede religiosa, ma che preme e rincuora e li rende gioiosi di vivere, felici di dare, di allievare sofferenze, di legarsi a tutti in armonia, di impegnarsi per la pace, l’inclusione, la giustizia, la fraternità.

Il salmo biblico ci rivela che “Del mio spirito è piena la terra” e quindi, senza negare il troppo male che ci affligge, l’unico Dio da incontrare è quello donatoci da Gesù, ma senza l’amore applicato e pagato di persona, non lo possiamo conoscere.