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 Sako, Trevisi, Lamba, Soares da Costa Filho e Franchina 


di Stefano Sodaro


Mons. Riccardo Lamba, Arcivescovo eletto di Udine

Di chi sono i cognomi (perché di cognomi si tratta) che compaiono nel titolo del nostro odierno editoriale?

Andiamo con ordine, se ci riusciamo.

L’altro ieri, venerdì 23 febbraio 2024, il Vescovo Ausiliare di Roma mons. Riccardo Lamba è stato nominato nuovo Arcivescovo di Udine. Un outsider assoluto, considerata tale sua provenienza episcopale. Dalla Curia Romana proveniva, sì, il predecessore dell’attuale Vescovo di Trieste, ma non dalla Diocesi di Roma. A Roma Curia e Diocesi sono due realtà profondamente diverse: istituzionale la prima, più decisamente pastorale la seconda.

È una nomina, questa di mons. Lamba, che si accompagna con coerenza a quella di mons. Enrico Trevisi a Trieste, avvenuta il 2 febbraio dello scorso anno, cui seguì poi il solenne ingresso nella Cattedrale di San Giusto il 23 aprile 2023, dopo l’ordinazione episcopale conferita a Cremona il 25 marzo precedente.

La direzione, lontana dalla continua sottolineatura dei cosiddetti valori non negoziabili” e lontana dalle critiche accese verso presunti eccessi di fantomatico “pastoralismo”, che il Papa, Vescovo di Roma, ha voluto imprimere allo stile dei due nuovi Presuli è chiarissima e non si pone in continuità con coloro che li hanno preceduti. È un fatto. E Udine e Trieste distano un’ora di treno l’una dall’altra.

Mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste

Ma in questi giorni è accaduto anche qualcos’altro.

Il 17 febbraio scorso, sul sito SettimanaNews, è comparso uno scritto del Cardinale di Santa Romana Chiesa Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Baghdad dei Caldei (cattolico sì, anzi addirittura, per appunto, cardinale…), che afferma il valore positivo e l’auspicabile estensione e promozione del presbiterato vissuto nel matrimonio. Afferma Sua Beatitudine Eminentissima, testualmente: «Scrivo queste righe dopo avere ordinato preti, la settimana scorsa, due uomini sposati, uno in Belgio e l’altro in Olanda: le due chiese erano piene di fedeli sia caldei che latini. Certo, questi due presbiteri, prima della loro ordinazione, hanno fatto gli studi e hanno una solida formazione.

Dopo l’ordinazione, alcuni dei presenti mi hanno chiesto: perché noi latini non abbiamo questa possibilità?

Noi orientali siamo cattolici come i cattolici latini romani. Nella Chiesa, non siamo due categorie di cattolici, ma una sola categoria, cattolica e apostolica.

Ci sono due tradizioni diverse, ma la tradizione non è eterna. Il mondo d’oggi è diverso dal passato, è cambiato, e anche la società è cambiata. Sicuramente non ci sarà progresso senza aggiornamento. Il santo padre, papa Francesco, ha capito questa realtà, perciò ha convocato il sinodo sulla sinodalità nell’ottobre 2023 e nell’ottobre 2024.

La vocazione sacerdotale è una chiamata personale e una convinzione di fede.

Ci sono persone chiamate al sacerdozio rimanendo celibi e altre sposandosi.».

Può sbalordire un cardinale che si esprima in questi termini, eppure quanto solennemente sancisce il Vaticano II, al n. 16 del Decreto “Presbyterorum Ordinis” proprio a riguardo del celibato e dei preti uxorati in Oriente, sembra non poter mai uscire dal cono d’ombra in cui l’intera disciplina delle Chiese Cattoliche Orientali è stata rigidamente confinata, anche – bisogna riconoscerlo – dopo la vanificazione della proposta espressa dai Vescovi partecipanti al Sinodo Speciale sull’Amazzonia. Vedremo, dunque, che accadrà ad ottobre prossimo; anche se una certa disillusione è piuttosto diffusa e quasi ormai data per inevitabile.

Il Card. Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Baghdad dei Caldei - tutte le foto sono tratte da internet, si resta a disposizione per il riconoscimento di eventuali diritti

Intanto si sta sempre più intensificando la diffusione planetaria dell’altrettanto sbalorditiva, stupefacente, iper-realistica, immagine di Maria di Nazaret, prodotta, tramite intelligenza artificiale, dal professore brasiliano Àtila Soares da Costa Filho. Un’immagine che non ha nulla di devozionale, di melenso, di bigotto, di arcinoto e conosciuto.

Una rappresentazione, invece, che corrisponde, sostanzialmente, ad una “foto”, a fronte della quale – senza rivelare la sua mera realtà virtuale, di pura derivazione tecnologica – qualcuno, inconsapevole, ha iniziato a chiedere se sia possibile reperire il numero di telefono di una donna dal tratto così affascinante.

Una pista di approfondimento, meditando su tale immagine, potrebbe essere costituita, in effetti, dallo sviluppo di una cristologia femminista non più solo concettuale, ma in grado di stimolare la riflessione tramite immagini, accordando finalmente un primato al vedere, al guardare, al “sentire”, prima ancora che al capire e ragionare.

Elaborazione in bianco e nero dell’immagine di Maria di Nazaret ideata dal Prof. Àtila Soares da Costa Filho

Il Prof. Àtila Soares da Costa Filho 

L’Associazione Culturale “Casa Alta” ha la grande fortuna di avere come propria Vicepresidente una giovanissima teologa, Paola Franchina, licenziata alla Pontificia Università Gregoriana, laica, attualmente impegnata in Germania, che – per così dire – rende presente, corporeo, vero non solo virtualmente, un volto di Cristo femminile, fresco, radioso, interrogante: non, tuttavia, una semplice “immagine”, una raffigurazione, bensì una specifica competenza, relativa proprio all’evento cristiano ed alla correlata fede religiosa, che si fa concretezza personale. E viene da chiedersi quale spazio ci sia, nella Chiesa italiana e non solo italiana, per teologhe, preparate e appassionate, che abbiano meno di trent’anni.

Louis Raphaël I Sako, Enrico Trevisi, Riccardo Lamba, Àtila Soares da Costa Filho, Paola Franchina, sono dunque i nomi e cognomi di un percorso conoscitivo del tutto inedito che il nostro settimanale vorrebbe svolgere ed articolare da qui in avanti.

Buona domenica.

Paola Franchina, Vicepresidente di Casa Alta