Colloqui non più possibili con Michela Murgia
16 dicembre 2023 - In un incontro online denso di riflessione e memoria, organizzato dall’Associazione Culturale Casa Alta, la teologa Marinella Perroni ha raccontato la figura di Michela Murgia attraverso il suo libro Colloqui non più possibili con Michela Murgia.
Michela Murgia è stata una figura divisiva e potente, capace di utilizzare la parola come una spada tagliente. Prima di tutto attivista e militante, Murgia incarnava un’implacabile responsabilità verso sé stessa e il mondo. Il carattere prorompente di Michela faceva sì che ogni conversazione con lei fosse un richiamo alla militanza quotidiana, un invito costante a prendere posizione con coraggio e consapevolezza.
La fides qua, per Michela Murgia, non era mai superficiale, ma profondamente ragionata. La teologia attraversa, infatti, tutto il suo pensiero e la sua produzione letteraria, nonché la sua intera esistenza. La sua è stata una teologia critica e coraggiosa, capace di mettere in discussione la retorica dominante, come nel caso della dolce immagine del Dio Bambino, che, secondo Michela rappresentava l’apice di una predicazione moralizzante e anestetizzante, che considera la platea alla stregua di una massa ignorante a cui è precluso l’accesso ad una ragionevolezza della fede. La provocazione di Michela Murgia invita a ripensare l’intelligenza critica della fede e l’urgenza di un cibo solido, come direbbe San Paolo.
Una delle battaglie più significative di Michela Murgia è stata la reinterpretazione del concetto di queer. Per lei, queer non era solo una definizione legata al mondo lgbtqia+, ma una funzione critica del pensiero, un modo di affrontare la realtà divergente che porta con sé intelligenza e vitalità.
Marinella Perroni, a tal proposito, ha ricordato un episodio significativo: un mese prima della morte di Michela Murgia, Vanity Fair le aveva commissionato un articolo sulla famiglia queer. Un lavoro che ribaltava i paradigmi tradizionali, portando al centro la responsabilità di scelta e non il legame di sangue. In una conversazione tra Marinella Perroni e Michela Murgia emerse che il primo queer è stato Gesù e con lui la chiesa stessa che da sempre fonda la sorellanza, fratellanza, paternità e maternità su legami di fede, non di sangue.
Marinella Perroni ha sottolineato l’insaziabile curiosità di Michela Murgia verso ogni aspetto della vita, sia straordinario che ordinario. Murgia non era un’intellettuale elitista: sapeva cogliere la profondità anche nei piccoli dettagli quotidiani. Per tredici anni ha scritto cammei per Il Messaggero di Sant’Antonio, dimostrando come la scrittura fosse per lei un mezzo per tradurre ogni esperienza, grande o piccola.
“Le giornate di Michela non erano di 24 ore”, ha detto Perroni, raccontando l’onnivora intelligenza di una donna capace di lanciare il cuore oltre ogni ostacolo. La teologia, in tutto questo, rimaneva l’agglutinante che teneva insieme i suoi molteplici interessi.
Per concludere, possiamo dire che l’incontro organizzato dall’Associazione Culturale Casa Alta ha offerto un ritratto vivido di Michela Murgia, attraverso le parole e le riflessioni acute di Marinella Perroni. Michela è una donna che, con la sua fede critica, la sua militanza e il suo spirito queer, ha saputo sfidare convenzioni, ribaltare categorie e lasciare un’eredità intellettuale e umana di immenso valore.
Michela Murgia non è stata mai tiepida: la sua parola, precisa e pungente, ha saputo seminare dubbi e aprire orizzonti, invitando ognuno a esercitare una responsabilità personale e collettiva. E oggi, come ha sottolineato Perroni, il suo pensiero merita di essere studiato, discusso e approfondito.