Un tal chiclayano, il Salone del Libro, le MMP e Bose
di
Stefano Sodaro
Il Card. Robert Francis Prevost in Perù - Foto: Paul Suncion (AFP) tratta dalla rete - si resta a disposizione per il riconoscimento di eventuali diritti
Pepe Mujica, foto tratta dalla rete - si resta a disposizione per il riconoscimento di eventuali diritti
Ingresso al monastero di Bose
Da qualche giorno circola nelle reti delle discussioni social, e si sta sempre più gonfiando, una corrente d’acqua piovana dal colore limaccioso abbastanza strano. È alimentata da due rivoli. Quello di una delegittimazione – diciamo così, “da sinistra” – dei segni e delle parole del nuovo Papa, Leone XIV, che oggi inizia solennemente il ministero petrino, secondo le definizioni di ecclesiologi e liturgisti, ma che tradirebbe ormai, in evidenza conclamata, la necessaria continuità con chi lo ha preceduto. E quello di una esaltazione, “da destra”, di – ricorriamo a qualche ironica, destrutturante, leggerezza, è opportuno - qualunque suo assestamento, sul capo pontificale, dello zucchetto bianco (il “pileolo”, o “solideo”, come meglio preciserebbero i nostri) o di un aggiustamento della posizione degli occhiali, evidenti manifestazioni di un “nuovo corso” rispetto al pressoché eretico Francesco che scambiava il copricapo con le mani protese dei fedeli e andava a comprarsi gli occhiali dall’ottico. Colore limaccioso strano e curioso di interpretazioni che, formalmente avverse, si dimostrano invece sostanzialmente sovrapponibili.
Forse è necessario guardare il quadro con maggiore distacco e, a tal fine, può rivelarsi oltremodo utile l’osservatorio dalla terra peruviana, da quella Diocesi di Chiclayo dove Robert Francis Prevost è stato vescovo. Peraltro Suor Martha Zechmeister, teologa salvadoregna di origini austriache, ha scritto al nuovo Papa una meravigliosa lettera aperta (qui). Di un tal chiclayano abbiamo provato a dire qualcosa domenica scorsa (qui).
Sono i giorni del Salone del Libro di Torino. Un evento eccezionale e sempre di enorme valore culturale, anche solo a vedere, quasi a toccare, la fiumana di persone, vera marea umana, che affolla il Lingotto, così dimostrando che c’è ancora chi confida e spera nella parola, nella scrittura, nella condivisione delle idee che si fanno stampa, editoria, pubblicazione. Stupendo davvero, nel senso proprio della “stupefazione”. Esistono, dunque, mondi altri rispetto a quelli che sembrano vincenti in termini di prepotenza, urla, degenerazione intellettuale.
Ma il libro, la sua stessa composizione fisica, pone un interrogativo, per così dire, “filosofico”: intercetta cioè la “tradizione”, nel senso latino di “traditio”, “trasmissione”, “consegna”, con l’immediatezza delle istanze culturali contingenti, adesso, qui, ora. E la nostra cultura post-moderna pone al sapere, antico, classico, ma anche moderno, un’istanza ineludibile, quella del valore e della centralità della questione sessuale, della sessualità. Soprattutto delle cosiddette “sessualità alternative”, non nel senso che queste abbiano l’attitudine a diventare normative o prevalenti, ma nel significato di un ripensamento radicale della sessualità intera. Ciò che per le fedi religiose, tutte ci pare, è un problema enorme e, sembrerebbe, quasi irrisolvibile. E vedremo, non certo subito oggi, ma comunque presto, cosa dirà al riguardo il nuovo Papa (non potendo ritenere minimamente “conclusive”, come invece diffusamente si è sostenuto, un brevissimo passaggio del suo primo discorso al Corpo Diplomatico).
E, tuttavia, non c’è solo la domanda “filosofica”. C’è, ad essa sovrastante – in un paradossale rovesciamento metafisico dell’importanza del relativo a fronte dell’assoluto -, la questione concretissima, reale, esplosiva perché non più, neanche in minima misura, rinviabile, delle donne e, nello specifico, delle donne nella Chiesa Cattolica.
Ricorriamo ad una provocazione estrema, apposta urticante. La Chiesa Cattolica, da millenni, è in enorme difficoltà di fronte alle – chiamiamolo così, appunto provocatoriamente – MMP, traduzione: “mulieres monogamae polyamorosae”. Yes. Punto esclamativo: !.
Ma proviamo a spiegare il senso della provocazione.
I nostri codici culturali sono, invariabilmente, contrassegnati da un rigido binarismo, non di genere, bensì di alternative logiche, escludenti, di riconferma solenne - ad ogni piè sospinto - del principio di non contraddizione. O bianco, o nero. O di qua, o di là. Aut aut.
In casa cattolica, poi, esiste addirittura una vera e propria “mistica della scelta”, come resezione, separazione, esclusione. Chierici, laici. Sacro, profano. Dio, Cesare. Salvati, dannati. Cielo, terra. Grazia, peccato. O stai da una parte, o dall’altra. Ogni scelta, si predica, è una rinuncia. E sull’etica della rinuncia sono fiorite le piante avvelenate delle fobie esistenziali più dirompenti e drammatiche. Che siano minimamente ipotizzabili “donne monogame poliamorose” – MMP, “mulieres monogamae polyamorosae”, con un latino traballante e quasi impossibile, come spesso è quello ecclesiastico – è allora una assurdità logica, si dovrebbe concludere.
Eppure MMP potrebbe designare un acronimo in apparenza molto diverso, ma sempre riferito alla scottantissima, bruciante, questione delle donne nella Chiesa (Cattolica): “mujeres mujicanas prevostanas”. Che vuol dire?
Pepe Mujica, morto cinque giorni fa, è stato l’indimenticabile Presidente dell’Uruguay che non ha voluto alcun onore e riconoscimento economico particolare, pur essendosi contraddistinto, militando tra i Tupamaros, nella lotta contro la terribile dittatura di Juan María Bordaberry.
Nel Cimitero Israelitico di Montevideo, più esattamente a La Paz, 16 chilometri dalla capitale uruguayana, si trova la tomba di Monsieur Chouchani, l’enigmatico, in qualche modo davvero “messianico”, rabbino onnisciente, di cui non si sa quasi nulla, se non che effettivamente è esistito. Altro che aut aut.
L’America Latina è la terra da cui proviene Leone XIV. Terra di colori, non di bianco e nero.
Mujica non era credente e, da “pericoloso terrorista”, come lo riteneva la micidiale dittatura fascista di Bordaberry, è divenuto Presidente dello stesso Paese il cui Governo lo aveva giudicato un criminale. Nessun bianco e nero neppure in questo caso.
Editoriale lungo, meglio farla breve e terminare.
Questa mattina ci attende il Monastero di Bose, da dove il sottoscritto seguirà la cronaca della Messa di Inizio Pontificato di Leone. Anche Bose è passata attraverso una intensissima variazione cromatica. MMP: Monastero Modernamente Passionale. Perché, alla buon’ora, si potrebbe, anzi dovrebbe, considerare superata, e non più attuabile sotto alcun punto di vista, la condanna del Modernismo dell’Enciclica “Pascendi” di Pio X (San Pio X), successore, guarda un po’, di Leone XIII. E decretare, altresì, benvenute le “passioni”, le “divine energie” delle Chiese Ortodosse, che fanno svanire il – terribile, se pensiamo a Dante - vizio dell’accidia, l’equivalente cattolico delle laiche apatia, malinconia e depressione.
A Chiclayo, Perù, anche oggi si festeggerà. Tanto.
Possiamo pensarci oggi tutte e tutti lì, in una Piazza San Pietro angelicamente trasportata oltreoceano. Qualunque sia la nostra fede o convinzione.
Buona domenica.
Elaborazione fantastica IA per questo contributo di Dario Culot: nessun dettaglio è reale