Perché sono un valdese anonimo
di Stefano Sodaro
Foto tratta da commons.wikimedia.org
Sabato prossimo, 23 agosto 2025, inizierà a Torre Pellice l’annuale Sinodo della Chiesa Valdese. Le notizie al riguardo si possono trovare qui.
Oltre alla rilevanza dell’evento in sé, che è fuori discussione, sono due i tratti, le caratteristiche peculiari, per cui dobbiamo scriverne.
La prima considerazione è che, se ci pensiamo bene, siamo tutte e tutti, coloro che credono, che non credono, o che dicono di non credere, valdesi.
Siamo tutte e tutti, quanto meno, valdesi anonime e anonimi. Oltre appunto – ma è un’ovvietà ed è fuori da questa “topografia inconsapevole” – a chi, invece, valdese si riconosce e si professa esplicitamente, senza alcun anonimato.
L’aggettivo – sarà ben noto a chi legge – è preso in prestito dal gesuita Karl Rahner, che coniò l’espressione “cristiano anonimo”, con grande scandalo di molti (non solo cattolici invero).
Fede, laicità, centralità dell’Evangelo e della Parola, testimonianza di amore, di agápe, costituiscono dimensioni da cui nessuna e nessuno, tra i cristiani e le cristiane d’Italia, può pensare di allontanarsi.
Ma per le cattoliche e i cattolici che si ritrovano nella considerazione dell’importanza fondativa – benché annualmente rinnovantesi – del Sinodo Valdese, per costoro, c’è qualcosa di più: la Chiesa Valdese è già ciò che la Chiesa Cattolica non è ancora. Proprio così.
Ripetiamolo: la Chiesa Valdese è ciò che la Chiesa Cattolica non è ancora.
Nella dinamica – neppure tanto escatologica – tra “già” e “non ancora”, la Chiesa Valdese è il “già” e la Chiesa Cattolica il “non ancora”.
Ma c’è un secondo motivo di attenzione tutta peculiare.
Il Culto inaugurale del Sinodo, alle 15 di sabato prossimo, nel Tempio Valdese di Torre Pellice, sarà presieduto da Peter Ciaccio, Pastore Valdese di Trieste. Si potrà seguire la celebrazione sul canale youtube della Chiesa Valdese.
Peter Ciaccio – sono consapevole di quanto affermo – è un faro per la teologia a Trieste.
Ha apportato, ed apporta, un contributo del tutto originale, inconfondibile e autentico, di rinnovamento teologico alla vita cristiana del capoluogo giuliano.
Capiamoci bene: i/le Valdesi ci sono sempre stati/e a Trieste ed i loro Pastori sono sempre state persone di grande valore umano, intellettuale ed ecclesiale. Ma Peter Ciaccio ha qualcosa che lo “distingue”.
Sarà la vicinanza generazionale con il sottoscritto, sarà l’immediata, quasi istintiva simpatia che il suo tratto ed il suo linguaggio provocano, e tuttavia è altrettanto fuori discussione che, anche solo a sentirlo parlare (lasciamo pur perdere predicare o altro), il Cristo si fa vicino e presente, per chi ci crede, epperò anche per chi dice, riconosce, di non credere.
Fuor da pudibondi anfiboli elogiativi, c’è un aspetto, anzi due, che discriminano il “già” valdese e il “non ancora” cattolico: l’ecclesiologia e l’etica. Ben di più di qualsiasi controversia dottrinale sui sacramenti.
Chi scrive queste righe appartiene alla folla (non tanto piccola) di quante e quanti attendono che nella Chiesa di Roma, ad esempio, la sessualità non resti più un tabù morale per qualunque sagrestia cattolica. Che le donne rivestano finalmente – sarà anche troppo tardi, fuori tempo massimo, ma meglio tardi, adesso, che mai – ruoli ministeriali di presidenza nelle assemblee liturgiche. Che le istanze del pensiero post-moderno non siano relegate a nebbia oscura da cui tener fuori la riflessione teologica. Che la papolatrìa arretri fino a sparire.
Sabato prossimo inizia il Sinodo Valdese. Presiede il Culto inaugurale Peter Ciaccio, Pastore Valdese di Trieste.
Sì, - lo ammetto - non voglio dirlo, non me la sento, probabilmente son fatto male, ma so di essere, intimamente, io cattolico, un valdese anonimo. Grazie a Dio.