Albero dei cachi, Magnano - Foto tratta da commmons.wikimedia.org

OMNIA PROBATE


(Ritenete il buono)

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IO SONO NOBODY


Annalena Tonelli




di Guido Dotti

Annalena Tonelli ritratta a Mandera nel 1973 - foto tratta da commons.wikimedia.org

Credo in questo tipo di vita. Ero bambina e volevo essere povera… Volevo essere solo per Dio… Volevo essere veramente nessuno. Ce l’ho fatta. Vivo come nessuno, senza nessuno, senza nessuna potenza, senza nessuna protezione. Voglio continuare così, questo è il senso della mia vita.

Miela Fagiolo D’Attilia – Roberto Italo Zanini, “Io sono nessuno”. Vita e morte di Annalena Tonelli, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, p. 115.



“Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’” (Lc 17,10). Questa esortazione evangelica Annalena l’ha lasciata risuonare durante tutta la vita, non solo dopo aver fatto “tutto quello che le era stato ordinato” dalla chiamata del Signore, ma proprio mentre lo faceva. Una donna sola, una cristiana che alcuni definirebbero senza comunità, ma che in realtà ha ribaltato l’adagio “unus christianus, nullus christianus”. Annalena ha vissuto sola, senza nessuno accanto e ha edificato la chiesa durante tutta la sua vita, senza appartenere a nessuna comunità specifica: non parrocchia, né istituto religioso, né alcuna forma di aggregazione ecclesiale. Eppure attorno a lei e alla sua opera instancabile sono sorte numerose “comunità” di intenti e una comunione vasta come le terre e le persone che hanno beneficiato della sua cura per i poveri, gli ultimi. Annalena ha ricevuto per sé e per la Chiesa tutto quel centuplo di comunione cui aveva rinunciato partendo da sola in missione. O meglio, percependo l’intera sua esistenza come una partenza continua in missione. Chiunque abbia avuto il dono immenso di beneficiare delle sue cure, ma anche solo la possibilità di incrociare il proprio cammino con il suo, fosse solo per una settimana, non dimenticherà mai la potenza generativa di quello sguardo mite e risoluto, né la forza che emanava dal quel corpo minuto e tenace.

Quando pensiamo e immaginiamo una chiesa in ascolto, in uscita, in cammino sinodale, dobbiamo fare tesoro di chi come Annalena ha ascoltato solo il grido degli ultimi e lo ha fatto ascoltare a tutti, anche e soprattutto fuori dalla chiesa, fuori dagli schemi delle assemblee organizzate, fuori dai tavoli di discussione, fuori dalle istanze preposte: “fuori” eppure dentro, al cuore stesso della vita ecclesiale. Perché il cuore della chiesa è l’amore di Cristo e il cuore dell’umanità è l’amore del prossimo, di colui al quale tu ti fai vicino.

Al termine di una sua sosta a Bose, Annalena scriveva a un amico presbitero: “Pochi, pochissimi sono i cercatori della verità, coloro per i quali Dio veramente solo conta nella vita”. Non era certo sua intenzione, ma noi possiamo dire che quella frase ci parla ancora di lei e del suo Signore.

Annalena Tonelli (Forlì 1943 – Borama 2003), ha seguito per tutta la sua vita una scelta fatta a 5 anni: servire i poveri. In Kenia, Somalia, Etiopia e Sudan ha sfamato, curato, istruito decine di migliaia di persone. Viene uccisa in Somalia da un commando islamico al termine del suo giro di visita ai malati, il 5 ottobre 2003.


Chiesa monastica di Bose - foto tratta da commons.wikimedia.org