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“I DUBBI DI PIETRO” (Atto unico) 



di Stefano Agnelli

La negazione di Pietro - Caravaggio, 1610 - New York, Metropolitan Museum of Art

In scena, due personaggi: Simon Pietro ed un mendicante, per strada, davanti al palazzo del Sommo Sacerdote. Il mendicante è seduto per terra, la schiena appoggiata al muro del palazzo. Pietro in piedi, davanti a lui, cammina avanti e indietro lungo la via, senza però allontanarsi troppo dal mendicante.

 

PIETRO - “Amico mio, l’ho rinnegato tre volte, proprio come aveva detto. Non ho avuto il coraggio di condividere la sua sorte fino in fondo, di comparire davanti al Sommo Sacerdote, di essere incarcerato, forse flagellato o ucciso. Eppure so che è il Cristo, il figlio unigenito del Padre. Da tempo, solo io l’ho riconosciuto, soltanto io l’ho difeso, estraendo la spada, ma non è bastato.

Ho assistito alla sua potenza, alla sua gloria sul Tabor, ed ero come in estasi, fuori di me: volevo stare lì ancora, fare tre tende, per lui, Elia e Mosè.

Ma non era questo che voleva da me, o almeno non solo questo. Ora, tra le lacrime, capisco. Riconoscerlo e amarlo non è bastato, sono pur sempre un uomo, ricolmo di dubbi e paure. Persino lui ha avuto paura. L’ho visto là nel Getsemani, anche se non lo sa, lo stavo vegliando di nascosto, e ho sentito la sua richiesta al Padre, ho visto l’angelo mandato a consolarlo. In fondo è uomo anche lui ora, vive tra noi da più di trent'anni, ha paure ed emozioni, ed ama la Maddalena, lo so per certo, ma non per questo eviterà la croce. Si è consegnato nelle loro mani, così come è stato scritto dai profeti, e non ho potuto fare nulla, anzi, l’ho disconosciuto davanti a tutti, sono scappato.”

MENDICANTE – Ma cosa credi? Di essere perfetto e senza macchia? Non vedi dunque che vi ha scelto uno per uno, anche per i vostri difetti? Stando seduto qui, giorno dopo giorno, ho visto uomini abbietti e presuntuosi, che non abbassano mai lo sguardo passando, soltanto mi disprezzano e, se mi danno una moneta, lo fanno per dovere, perché sta scritto, ma i loro cuori sono aridi. Quante volte ho desiderato una parola di conforto, un pezzo di pane, un poco di formaggio condiviso, ma devo accettare ciò che Dio mi ha riservato, compresa la cecità. Ho sentito di questo Nazareno, mi sembra diverso. Ha condiviso con voi ogni suo momento, mai vi ha lasciato in preda allo sconforto. Voi siete diversi, siete tutti figli primogeniti, coloro che erediteranno il suo compito di pastore fra gli uomini.”

PIETRO - “Dici bene tu uomo. Ma perché allora non ti sei rivolto al Maestro? Lui ti avrebbe sanato. Parli con saggezza, dunque non sei un semplice contadino.”

MENDICANTE – “Lo sono eccome o Simone detto Pietro. (stupore sul viso di Pietro). Sì, conosco il tuo nome, l’ho sentito dire poco fa dalla portinaia. Forse dovevi incontrarmi, in quest’ora così difficile per te, e scegliere di confidarti, così come hai fatto. Io ho accettato il mio destino, come tu adesso devi accettare il tuo. Ho fatto molto male in gioventù, e non mi sento ancora degno di ricevere il perdono da Dio, dentro di me non sono in pace, trovo requie soltanto grazie alla vita che faccio. La mia è una scelta consapevole, voglio stare nel dolore, nell’indigenza, ma so che un giorno riuscirò a perdonarmi, e allora vorrò subito riavvicinarmi a Dio.”

PIETRO - “Forse è vero che dovevo incontrarti (si siede accanto al mendicante). Perdonami, ho dimenticato che la saggezza non è contenuta solo nei libri. Eppure anch’io come te non so perdonarmi, per quanto ho appena fatto.”

MENDICANTE – “L’indigenza che ho scelto, mi fa vedere ben oltre la mia cecità. Ora capisco che tu incarni ai suoi occhi ogni debolezza umana. Non l’hai forse difeso con la violenza, lui che porta la Pace? Non l’hai forse appena tradito, lui che porta la Fratellanza? Eppure solo tu l’hai riconosciuto senza esitare come il figlio di Dio, me l’hai detto poco fa, ed è per questo che ha scelto te come guida per il tempo che verrà.”

PIETRO – Vero (chinando la testa). Qualche mese fa chiese, a noi che l’avevamo seguito: “Chi pensate che io sia?”, soltanto io dissi: “Tu sei il Cristo, il Messia, il Figlio del Dio vivente!”

MENDICANTE – Lo vedo ora, ma non chiedermi come: tu subirai la sua stessa sorte, quella sorte che oggi hai evitato, ma prima dovrai ravvederti, come lui ti ha detto dopo la cena, e solo allora farai grandi cose nel suo nome.”

PIETRO – “Come fai a saperlo? Qual è il tuo nome? Hai potuto mangiare la Pasqua?”

MENDICANTE – Non lo so nemmeno io, ma l’ho visto proprio adesso, mentre ti parlava poche ore fa, come se fosse qui, davanti ai miei occhi. Il mio nome è Efrem e la risposta alla tua terza domanda, è no. Non ho trovato nessuno che mi ospitasse, né qualcuno mi ha donato cibo o denaro negli ultimi tre giorni.”

PIETRO - “Fratello mio, sia lode al Signore che ti ha messo sul mio cammino, tu che, pur essendo cieco, vedi meglio e più di me. Ho qui del vino e del pane avanzati questa sera, volevo conservarli in ricordo del Maestro, ma ora li condividerò con te, così come lui ci ha insegnato.”

 

Detto questo, Simon Pietro versa un po’ di vino nella tazza del mendicante e segna il muro alle loro spalle, poi spezza il pane che i due, seduti l’uno di fronte all’altro, mangiano intingendolo nel vino, mentre attorno a loro la piazza si va riempiendo di gente: si è sparsa la notizia che Gesù si trova nel palazzo del Sommo Sacerdote e che, forse, verrà condotto al Sinedrio.                               

                                                         (Sipario)