The Rabbi is in ...her words


Perché rabbino/a


intervista di Stefano Sodaro a Miriam Camerini

Le belle bandiere, Castello di Casalgrande, 8 luglio 2022 - foto di Stefano Sodaro

Questa domenica sera è Rosh haShana e tu sei studiosa dell’Ebraismo ed anche testimone della sua attualità e vitalità: che cosa rappresenta per te e per il mondo ebraico l’inizio del nuovo anno? Che cosa pensa il credente, la credente del Popolo d’Israele all’inizio del nuovo anno? Qual è l’augurio?

Per l’inizio del nuovo anno ci si augura Shanah Tovah, letteralmente buon anno, che sia di pace e di salute, di rinnovamento e crescita vera. La nozione ebraica del tempo è assieme circolare e lineare: il tempo torna su sé stesso e contemporaneamente va avanti: l’immagine che maggiormente lo rappresenta è infatti quella di una spirale, che torna indietro per salire, proprio come il corno di ariete che si suona a Capodanno, lo shofàr, che chiama alla teshuvà, al ravvedimento, al riesame della propria condotta per superarla, migliorarla nell’anno che viene.

A luglio è comparsa, su “Il Venerdì” di “Repubblica”, una tua intervista in cui è stata citata anche la rubrica “The Rabbi is in” che tieni su questo nostro settimanale. Ci è parsa un’intervista, oltre che bella, anche molto importante perché contribuisce alla tua conoscenza in Italia che sta aumentando e si sta consolidando sempre di più. Che cosa pensi della figura di un rabbino donna nel contesto culturale e sociale, non solo ebraico, del nostro Paese?

L’Italia è parte di un sistema più ampio, chiaramente: gli ebrei in Italia sono poche decine di migliaia, per cui – nonostante abbiano una delle storie e tradizioni più lunghe e ricche dell’Occidente – numericamente oggi contano molto poco. Ciò che succede e succederà nel mondo ebraico italiano è necessariamente connesso con ciò che succede nel resto d’Europa, in Israele e in Nord America. In tutte queste società le rabbine donna sono oramai una realtà di fatto anche nel mondo dell’ortodossia moderna: l’Italia non potrà che seguire, con i suoi tempi, magari un po’ lunghi, ma necessari...

La decisione di intraprendere un percorso di studi come quello verso il titolo di Rabbino è dovuta ad un tuo moto interiore, quella che nel linguaggio cristiano si direbbe “vocazione”, ad un tuo specifico interesse culturale e formativo, oppure ad un tuo desiderio di aprire una strada nuova e, dunque, con una missione anche, per così dire, “politica”?

Tutte queste cose assieme, oltre alla consapevolezza - qualche anno fa, quando ho iniziato - del fatto che non c’erano altre donne nell’Italia ebraica pronte per un simile percorso: era un modo per “aprire la strada” anche per altre...

Tu sei regista, attrice, interprete, cantante. Un Rabbino può essere al tempo stesso Maestro - o Maestra - e amante del teatro?

Amante del teatro direi sicuramente di sì: esistono illustri esempi nella storia recente e rinascimentale anche italiana. Quanto al mio lavoro nel teatro, penso che il verbo interpretare racchiuda bene il senso di quel che cerco di fare nello studio e nell’insegnamento dei testi biblici e rabbinici così come nel mio lavoro in teatro, che infatti su questi testi è largamente basato: in entrambi i casi credo fermamente nell’opportunità di fornire a chi legge/studia/ascolta/guarda gli strumenti per capire da sola/o, farsi una propria idea e trovare il proprio percorso dentro una storia.

Nel tuo futuro più o meno prossimo ti vedi Rabbina in qualche luogo preciso oppure farai della tua “erranza”, di cui hai scritto proprio per “The Rabbi is in”, la tua dimensione esistenziale tipica?

Chi può saperlo? Al momento le comunità ebraiche ortodosse interessate ad assumere una donna rabbino come guida sono pochissime, quasi tutte in Israele e in Nord America, ma è possibile che aumenteranno con il tempo: bisogna avere pazienza e prepararsi come meglio si può, perché la sapienza, l’esperienza e la conoscenza sono le armi più efficaci per il cambiamento che verrà, che sta già avvenendo. A me piace la vita che conduco ora, sono felice di poter combinare luoghi e attività e incontri diversi con una certa “stabilità interna” data dall’adesione mia personale che guida tutto quello che faccio, alla centralità culturale e spirituale dell’ebraismo nella mia vita e nel mio lavoro, ovunque sia.

La prossima settimana sarai a Trieste per presentare, con Rocco Rosignoli, lo spettacolo “Le belle bandiere”, dedicato a Pasolini a 100 anni dalla sua nascita. Sappiamo che a te piace molto Trieste. Perché ti piace?

Ho alcuni ricordi molto belli legati alla città: da piccola frequentavo la colonia ebraica di Villa Opicina ogni estate; amo il connubio di mare e montagna che la compone, mi piace la parlata dei suoi abitanti, le molte lingue, la storia, la letteratura, i caffè, il suo essere a cavallo fra Italia, Austria, Balcani mantenendosi unica e diversa da ognuno di questi mondi. Vi ho trascorso un paio di anni molto felici quando insegnavo alla scuola della comunità ebraica locale, ho scritto il testo per lo spettacolo dedicato al centenario della Sinagoga, nel 2012, dieci anni fa.

Grazie mille.

Buon anno! Shanah tovah!


Foto, qui, di Stefano Sodaro durante il Concerto Caffè Odessa tenutosi a Matera il 19 maggio 2022 e durante la rappresentazione Le Belle Bandiere, tenutasi al Castello di Casalgrande (RE) il 7 luglio 2022.

Foto di Paola Cazzaniga