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Little Nemo in Slumberland: agli albori del fumetto

di Stefano Agnelli



Era il 1905 quando, sul supplemento domenicale del New York Herald, apparve per la prima volta Little Nemo, un bambino di età inferiore ai dieci anni che indossava una lunga camicia da notte e che ogni sera, quando si addormentava, veniva trasportato nel paese di Slumberland, dove viveva magiche e fantastiche avventure. Opera del disegnatore Winsor Mc Cay, un’eccezione tra gli autori di fumetti dell’epoca, poiché era più un abile illustratore, che aveva esordito l’anno precedente con la tavola domenicale Dreams of a Rarebit Fiend (tradotto in Italia come Sogni di un divoratore di crostini, ovvero pane e formaggio fuso), pubblicata sull’ Evening Telegraph.

Il successo venne però con Little Nemo che incontrò subito il favore del pubblico. Interrotto nel 1911, venne poi ripreso nel 1924 e le sue avventure continuarono fino al 1927, alla vigilia della Grande Depressione e del New Deal, quando oramai non aveva più ragione di esistere.

Le tavole di Mc Cay erano una gioia per gli occhi, contraddistinte da una grande eleganza formale, ricche di colori, dalle scenografie Liberty, condotte con uno stile che potremmo definire “circense-fiabesco”, tanto si riallacciava - con i suoi costumi sfarzosi, i suoi pagliacci, paggi e creature improbabili e grottesche, giganti e nani deformi – alla grande tradizione della fiaba e del baraccone da circo. Tutto è strano e affascinante allo stesso tempo: è la materia dei sogni, quelli che Nemo fa ogni notte risvegliandosi, almeno per le prime tavole, con un membro della sua famiglia che gli rimprovera di aver mangiato un certo tipo di cibo. Sempre diverso e causa degli incubi: artificio, legame narrativo con Dreams of a Rarebit Fiend, visto che anche in queste tavole il cibo è causa di sogni e incubi notturni. Allo stesso modo dei divoratori di crostini, Nemo si risveglia sempre all’ultimo riquadro della pagina, proprio per questo - almeno fino all’8 Luglio 1908, quando finalmente giunge a corte – non raggiungerà subito la principessa di Slumberland, che lo vuole come compagno di giochi sin dalla prima tavola. Una volta giunto al cospetto della ragazza, con cui vivrà meravigliose e fantastiche avventure, Nemo conosce quello che sarà dapprima il suo principale antagonista, nel contendersi i favori della principessa, poi diverrà il suo migliore amico: ovvero Flip, un omino dispettoso e con infantili manie di grandezza che tiene perennemente in bocca un sigaro spento. Ben presto - dopo un viaggio, a bordo di una nave da guerra, alle isole Bon Bon – ai tre si aggiungerà anche un abitante di quelle isole, chiamato semplicemente “il selvaggio”, un piccolo indigeno di colore, dai capelli ispidi come il gonnellino che indossa. La miscela si rivelerà altamente esplosiva. Tra i vezzi di Flip, i dispetti del Selvaggio e le continue variazioni di paesaggio e ambiente che avvengono quasi sempre con conseguenze nefaste, il trio vivrà avventure sempre più strane ed esotiche – erano gli anni del Colonialismo, del fascino dei territori oltremare – paragonabili a quelle prodigiose dei personaggi del disegnatore tedesco Feininger: The Kin-der Kids. Già Emilio Tadini, infatti, introducendo il volume edito da Garzanti (Lyonel Feininger, Milano, 1974) e dedicato ai fumetti del grande pittore, che espose con il gruppo dei Blauer Reiter e lavorò al Bauhaus di Gropius, aveva tracciato una sorta di parallelo tra i due autori. Rimproverando a Mc Cay un uso maniacale della prospettiva, Tadini ha accostato l’opera di Feininger a quella dell’autore di Little Nemo, soprattutto in relazione al personaggio di Willie Winkle, uno strano bambino dal viso d’anziano, apparso nell’Agosto del 1906 sulle pagine del Chicago Sunday Tribune. Questo perché, come nelle tavole di Little Nemo, anche attorno a Willie la realtà assume aspetti stranianti e grotteschi.

Comunque sia, grazie alle storie di Mc Cay e Feininger, il fumetto diviene per la prima volta un’arte grafica molto raffinata e accattivante, capace di coinvolgere migliaia di lettori, anche italiani, grazie alle versioni tradotte del Corriere dei piccoli, che iniziava in quegli anni la sua lunga carriera, capace di divertire e affascinare intere generazioni.