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Mariya Magdalena - Frederick Sandys (1829-1904) - immagine tratta da commons.wikimedia.org




Pasqua rabbinica e suddiaconale



di Stefano Sodaro




Oggi è Pesach ed è Domenica delle Palme.

Domenica prossima sarà ancora Pesach e Domenica di Pasqua.

Resurrezione di un Popolo, il Popolo d’Israele.

Risurrezione di un uomo, il rabbi di Nazaret dal nome “Gesù”.

L’ebraicità di Gesù di Nazaret, nonostante sforzi ed iniziative d’ogni tipo di ordine sia esegetico-scientifico che teologico-culturale non riesce ancora ad essere, a livello divulgativo, popolare, diffuso, un’acquisizione consolidata e definitiva, così pacifica ed indiscutibile da consentire di rendersi conto che l’ignoranza dell’identità ebraica è ignoranza della stessa persona di colui che è confessato come il Cristo. La battuta – ma fino ad un certo punto battuta, in realtà profonda verità – che Gesù era ebreo e non cristiano scandalizza ancora molti.

E tuttavia proprio al centro del racconto evangelico di Giovanni sulla risurrezione, una donna, che profondamente l’ama, si rivolge a Gesù chiamandolo “Rabbunì”. Verso 16 del capitolo 19. «Le disse Gesù: “Maria!”. Quella voltatasi, gli disse in ebraico: “Rabbunì!” (che significa “maestro”).»

Nella parola usata da Maria di Magdala è evidente il riferimento alla figura di chi oggi definiremmo “rabbino”.

Sarebbe il caso di riflettere su questo appellare Gesù in ebraico con il termine di “rabbino”. Credo – ma forse è presunzione di cui allora subito chiedo scusa – che possa fare molta impressione a chi ha storto il naso sulla revisione postconciliare della preghiera del Venerdì Santo “pro perfidis Judaeis” dopo 1400 anni.

Ma il testo giovanneo contiene un’altra perla di grande seduzione: la parola “conversa” in latino, “strafèisa” in greco (στραφεσα), tradotta in italiano con “voltatasi”.

I “conversi” e le “converse” erano, tuttavia, anche un “ordo” ben definito di persone che vestivano l’abito religioso ma non pronunciavano voti.

È noto che nel mese di gennaio scorso il Papa ha consentito, con il motu proprio Spiritus Domini il conferimento dei ministeri laicali del lettorato e dell’accolitato, con stabile e permanente istituzione, anche alle donne.

E, da un lato, il motu proprio di Paolo VI Ministeria quaedam, abolendo gli “ordini minori” nella Chiesa Latina, consente, al n. IV, che, a giudizio delle singole Conferenze Episcopali, l’accolito possa essere denominato “suddiacono” e, dall’altro lato, il medesimo motu proprio, sempre al n. IV, dispone testualmente: «Le funzioni, che finora erano affidate al Suddiacono, sοno demandate al Lettore e all’Accolito (…).»

Questa duplicazione “suddiaconale” di ministeri corrisponde, da un punto di vista antropologico-simbolico, alla creazione di nuove figure di “conversi” e “converse”? Osiamo dare, qui, da queste righe, risposta affermativa. Del resto Ministeria quaedam afferma, con parole molto impegnative – davvero stupefacenti se si pone mente al fatto che si tratta di disciplinare ministeri di laici, e laiche, del tutto a prescindere dal loro stato di vita -: Il Lettore, sentendo la responsabilità dell’ufficio ricevuto, si adoperi in ogni modo e si valga dei mezzi opportuni per acquistare ogni giorno più pienamente il soave e vivo amore e la conoscenza della Sacra Scrittura, onde divenire un più perfetto discepolo del Signore.

L’Accolito, destinato in modo speciale al servizio dell’altare, apprenda tutte quelle nozioni che riguardano il culto pubblico divino e si sforzi di comprenderne l'intimo e spirituale significato: in tal modo potrà offrirsi, ogni giorno, completamente a Dio ed essere, nel tempio, di esempio a tutti per il suo comportamento serio e rispettoso, e avere inoltre un sincero amore per il corpo mistico di Cristo, o popolo di Dio, e specialmente per i deboli e i malati.

Figure, per così dire, “deboli” e non “forti”, per un ministero di prossimità e non di presidenza, per una scelta di lettere minuscole invece che maiuscole con cui interpretare il mondo.

Se ora proviamo ad associare l’esclamazione di Maria di Magdala – “Rabbunì” – con l’esistenza di due ministeri “conversi”, accessibili da pochi mesi sia a uomini che a donne, ne deriva un quadro di novità pasquale di grande fascino ed interesse.

In quel “voltarsi” della Maddalena c’è una “torsione” che mette in scacco facili e scontatissime logiche devozionali in bianco e nero. Solo la torsione – che sembra quasi uno scatto alla chiamata per nome (“Mari!”) - permette di riconoscere l’uomo di Nazaret nella sua effettiva identità di maestro, di “mio maestro”.

Il “rabbino” Gesù, i suddiaconi e le suddiacone costituiscono un circolo ermeneutico denso di calda affettività, che non si nutre solo della potenza emotiva, ma disegna, traccia, inediti percorsi di interpretazione, di lettura, dell’intera vicenda umana.

Pesach oggi. Domenica delle Palme oggi.

Hag Sameach a tutte le sorelle ed i fratelli del Popolo d’Israele.

Buona Domenica d’inizio della Settimana Santa a chi confessa il rabbi di Nazaret come il Cristo.