Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

 Cristiani, pace e guerra


di Dario Culot


Pubblicato il volume di Dario Culot che ripropone in una nuova veste editoriale, ed in un unico libro, molti dei suoi contributi apparsi sul nostro settimanale: https://www.ilpozzodigiacobbe.it/equilibri-precari/gesu-questo-sconosciuto/

Ma allora, alla luce dell’articolo della scorsa settimana, io voglio la guerra? Sono un guerrafondaio? No, ma voglio il rispetto del diritto internazionale, perché se si abbandona il diritto internazionale – il cui primo pilastro fondamentale è il rispetto territoriale degli Stati - subentrerà facilmente il caos, e la pace nel mondo è compromessa non solo dai guerrafondai, ma – come diceva il filosofo cristiano Emmanuel Mounier - anche dagli imbelli. È vero che l’ordine mondiale (= una pace comunque sempre provvisoria, come insegna la storia) è sempre stato l’ordine dei vincitori e dura finché i vincitori sono in grado di farlo rispettare; è vero che nemmeno la Unione Europea, pur nata su base volontaria, è stata finora capace di armonizzare i propri interessi, e quindi di impostare un ordine con una condotta condivisa e unita; il problema è che se non si riesce a stabilire una rotta in questo senso, il disordine internazionale rischia di allargarsi a macchia d’olio, il che – con le armi oggi a disposizione - crea anche il rischio di una guerra finale [1],  con nessuna certezza che alla fine la nostra specie sopravviva. 

Ciò di cui sono invece assolutamente certo è che solo profferendo la parola ‘pace’ non cessa la guerra in atto e non si ferma neanche una guerra che sta per scoppiare; men che meno credo che invitando con belle parole al dialogo si ponga fine a una guerra già iniziata, perché le belle parole o le preghiere non fermano le bombe e i missili che piovono, ad esempio, sulle case ucraine. Non credo neanche che la sicurezza (cui siamo abituati in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma solo grazie allo scudo e ai soldi americani diventati potenza egemone che ha finora mantenuto l’ordine nel nostro mondo occidentale) sia una condizione naturale che durerà in eterno [2] . Purtroppo ci siamo dimenticati che la pace è stata sempre un’eccezione nella storia umana, segnata invece da guerre e ancora guerre. E ogni guerra indica che la diplomazia e la politica non sono state capaci di gestire la situazione, per cui siamo davanti a un loro fallimento. Ogni generazione, prima della nostra dei boomer, ha sempre partecipato ad almeno una guerra. Ma anche l’equidistanza, di fronte a una guerra in atto, diventa impraticabile: o ci si schiera con l’uno o con l’altro, per non far la fine degli abitanti dell’isola di Melo [3],  vaso di coccio fra due vasi di ferro (Sparta e Atene), che - come ricorda Tucidide nella guerra del Peloponneso - volevano restare neutrali.

Per Conte e per Salvini sono la Nato e l’Occidente guerrafondaio a volerci trascinare tutti nella Terza Guerra Mondiale. Ma sbaglio, o è stata la Russia ad attaccare l’Ucraina con le armi, dopo aver firmato il riconoscimento dei suoi confini nel 1994, ricevendo in cambio tutte le testate nucleari dell’ex Urss ancora custodite nel territorio ucraino? 

Allo stato attuale, l’unica cosa di cui sono assolutamente sicuro è che, senza le armi occidentali, l’Ucraina soccomberà in breve tempo, dovrà arrendersi e la pace sarà quella imposta dalla Russia. Non mandare armi all’Ucraina equivale a far vincere Putin, dunque dare ragione a chi ha iniziato a usare le armi per far valere i suoi interessi, il che mi sembra il contrario del pacifismo vero. La vittoria di Putin non ci riguarda da vicino e non inciderà sul nostro futuro? Non ne sono affatto sicuro. Anzi, cercare la pace sulla pelle di Kiev accettando il diktat russo (per costringerla alla resa basta privarla degli aiuti militari, cui fra l’altro l’Italia contribuisce con un’infinitesima parte), non mi sembra una grande soluzione. Che pace ci può essere se fra i contendenti non c’è pari dignità, non c’è uguaglianza, ma l’aggressore prepotente porta a casa il bottino che si era prefissato di arraffare? Che pace ci può essere se almeno parte degli ucraini la paga perdendo la propria libertà? Dunque, identificare la pace con la resa [4]  come fanno molti pacifisti nostrani (che non sono riusciti a proporre soluzioni serie e concrete, ma di questo non si preoccupano minimamente), non significa dare al mondo una pace duratura: semplicemente conserva la voglia di rivincita dell’Ucraina, e accresce l’appetito dell’aggressore che ha ottenuto quello che voleva. Visto che l’appetito viene mangiando, chi lo fermerà in seguito? Quindi cedere adesso ha buone probabilità di alimentare una guerra più ampia entro poco tempo. 

“Ma dai, se diamo a Putin quello che vuole dell’Ucraina, almeno per un po’ si acquieterà…”. Sì, come Hitler, che dopo aver assorbito l’Austria e i Sudeti ha di lì a poco attaccato la Polonia, convinto com’era che gli altri Paesi, dimostratisi imbelli pacifisti, proprio non avrebbero avuto il coraggio di affrontare una guerra. Invece Hitler aveva già ben chiarito la sua idea: “La razza umana è diventata forte nella lotta perpetua e non potrà che perire in una perpetua pace” [5] . Nel 1938, dunque, dopo che gli altri avevano cercato una ‘pace’ sulla pelle della Cecoslovacchia, analoga a quella che oggi molti suggeriscono all’Ucraina, Winston Churchill si era rivolto ai governanti di quelle potenze occidentali che avevano ceduto agli appetiti di Hitler firmando l’accordo e sventolandolo come fosse stata raggiunta una pace definitiva e duratura grazie alla loro capacità di negoziato, con queste parole: «Potevate scegliere tra il disonore e la guerra: avete scelto il disonore, ed avrete anche la guerra» [6] . È stato facile profeta, perché la guerra è scoppiata nel giro di un anno scarso, non essendosi Hitler per niente acquietato. Temo che chi chiude gli occhi sul passato è incapace di vedere anche il presente. Come si fa a non vedere che un aggressore viene rinforzato dalla debole risposta dell’aggredito e di chi dovrebbe aiutare l’aggredito? L’unico modo attraverso cui una potenza può costringere un’altra a rinunciare ai propri interessi che cerca di imporre con brutalità è la forza. Non esiste, nel corso della storia umana, un ordine mondiale nato dalla decisione di tutte le parti in conflitto di rinunciare bonariamente ai propri interessi considerati vitali. Sicuramente anche Putin capisce e rispetta chi è forte. Perciò solo con un robusto apparato di difesa comune potremmo porre un deterrente avverso l’espansionismo imperialista russo.

Neanche dire che le ragioni del conflitto sono ‘ben più profonde’, che anche l’Ucraina e tutto l’Occidente (abbaiando ai confini della Russia, come aveva detto papa Francesco) hanno le loro colpe, mi sembra una grande soluzione. Aiuterà gli storici del futuro a chiarire perché è iniziato lo scontro armato, ma disquisire sulle cause remote non aiuta a trovare la pace oggi. Anche se la Russia domani c’invadesse potrebbe ricordarci che noi l’abbiamo invasa negli anni ’40 assieme ai tedeschi, per cui le cause del loro odierno attacco sono ‘ben più profonde’. Tutto vero, ma questo riconoscimento non risolverebbe il problema dell’attuale loro invasione. Potremmo risalire di colpa in colpa fino ad Adamo ed Eva. Anche questo sarebbe vero, ma neanche questo aiuterebbe a risolvere la questione dell’invasione attuale.

Oggi, un’Europa piuttosto disunita deve decidere se lasciare l’Ucraina nelle mani di Putin, o meno. Non deve discutere dei massimi sistemi, oppure se la guerra giusta è ammissibile o meno, o se l’aggredito deve limitarsi a una reazione proporzionata e quando una reazione eccessiva diventa poco etica. Un errore di valutazione potrebbe in un prossimo futuro portare a dolorose conseguenze. Riconoscere, infatti, che uno Stato militarmente più forte può impossessarsi con la forza di un pezzo di territorio del vicino più debole significa aprire un vaso di Pandora, altro che pace duratura. Un cardine dell’ordine internazionale, si è detto, è l’integrità territoriale degli Stati. Accettare l’offerta di Putin di arrivare alla pace tenendosi quanto meno i territori ucraini occupati con la forza, significherebbe mettere definitivamente in soffitta l’ONU con i suoi principi di diritto internazionale, e ispirerebbe vari suoi emuli ad agire in Asia, in Medio oriente e in Africa, dove i confini sono stati spesso tirati col righello dalle potenze europee (ex) coloniali. Se questi principi non valgono più, ma ormai vale la legge del più forte (o di chi pensa di essere il più forte), che fine farà Taiwan, su cui da tempo la Cina minaccia di intervenire con la forza? Di che tipo di pace e soprattutto di sicurezza potrà godere l’Europa, se lascerà che l’Ucraina sia sopraffatta dalla legge del più forte, in barba al diritto internazionale?  Perché non dovrebbero metter mano alle armi Serbia e Kosovo, sperando ciascuno nel soccorso di un forte alleato? Corea del nord e Corea del sud? Come si può parlare di pace duratura se questa pace non rispetta il diritto internazionale, non rispetta i confini dell’Ucraina che la stessa Russia si era impegnata per iscritto a rispettare nel 1994? E che valore può avere la sottoscrizione da parte della Russia di un nuovo Trattato? Chi ci assicura che non farà coriandoli anche di questo nuovo Trattato, se questo un domani gioverà al suo interesse, come ha già fatto nel 2002 con quello del 1994?

Ma noi siamo cristiani, e i cristiani si comportano in altro modo, perché questo ha insegnato Gesù Cristo: a chi ti percuote sulla guancia destra offri anche la sinistra, dice il Vangelo. Come detto altre volte, io non so cosa avrebbe fatto Gesù se un gruppo di sbandati o di militari romani fosse entrato in casa sua a Nazareth e avesse tentato di violentare Maria. Avrebbe detto: “Io sono mite, per cui violentate anche me, ma sappiate che non condivido quello che fate”? Non si può sapere cosa Gesù avrebbe fatto in simile circostanza. Quando Gesù ha ricevuto uno schiaffo da una guardia (Mt 5, 39), stando alla lettera del vangelo, avrebbe dovuto rispondere al suo schiaffeggiatore: “Adesso che mi hai dato uno schiaffone di qua, dammelo pure anche di là, perché io sono mite per cui ti porgo l’altra guancia”. Invece, quando nell’interrogatorio di fronte al sommo sacerdote, c’è una guardia che gli molla un ceffone per come ha risposto a Caifa, Gesù non porge affatto l’altra guancia, ma cerca di far ragionare la guardia, dicendogli: «se ho sbagliato dimostrami dove ho sbagliato, se non ho sbagliato perché questa violenza?» (Gv 18, 22-23). Cosa significa allora porgere l’altra guancia? [7]  Significa quello che già è detto nella Bibbia: «una parola gentile calma la collera, una risposta pungente eccita l’ira» (Prv 15, 1). Significa, come diceva Socrate, non replicare con la violenza alla violenza che ti viene esercitata, ma cercare di disinnescare questa violenza con una offerta pacifica, perché rispondendo con pari violenza si finisce facilmente in una spirale ascendente dove a violenza segue sempre maggior violenza, senza risolvere il problema. Tutt’altra cosa, dunque, rispetto a quello che appare con un’interpretazione letterale. Però, se il cercar di disinnescare non porta ad alcuna pace, ma l’aggressione continua più violenta di prima, e uno ha la possibilità di difendersi (Gesù, in quella circostanza, non l’aveva) un buon cristiano potrebbe esercitare la legittima difesa? Anzi, dovrebbe esercitarla, o no?

Il pacifista cristiano, standosene tranquillamente in Italia, al caldo d’inverno, e non nelle trincee fangose della guerra, sostiene che “il dialogo è la sua proposta valida” per disinnescare la violenza della guerra in corso e arrivare alla pace. Bene, ma poi occorre dare un contenuto a questo dialogo, non basta invocarlo. Innanzitutto per dialogare occorre essere in due. Ma i due attualmente non ci sono: “Al momento non ci sono precondizioni per colloqui di pace” in Ucraina: la Russia dice ‘niet’ al dialogo per porre fine alla guerra iniziata oltre 900 giorni fa con l’invasione ordinata da Vladimir Putin. Il no viene pronunciato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov [8] . Pochi giorni dopo è stato stroncato anche il titubante tentativo del cancelliere Scholz di raggiungere la pace rapidamente. La risposta del portavoce del Cremlino Dmitry Pesko è stata di nuovo che non ci sono al momento le precondizioni [9] . Che il bombardamento dell’ospedale pediatrico-oncologico di Kiev, dei primi di luglio, sia un ennesimo avvertimento che Putin non vuole negoziare? Se, dopo aver rapito - all’inizio della guerra - varie centinaia di bambini ucraini per farne dei veri russi (per questo su Putin pende un mandato di cattura internazionale), ed è poi passato a uccidere bambini ammalati, anche se l’altra parte volesse trattare, che spazio di dialogo può trovarsi? L’Organizzazione mondiale della sanità ha confermato che ci sono stati 1940 attacchi russi al sistema sanitario in Ucraina, il numero più alto mai registrato in una crisi umanitaria [10] . Commettendo questi crimini di guerra Putin spera di fiaccare la resistenza ucraina, e intanto noi occidentali impediamo all’Ucraina di colpire con le armi che forniamo le basi russe da cui partono queste incursioni. Cioè è come se uno sparasse nel cortile dell’altro, e l’altro potesse solo cercar di schivare i colpi perché nessuno può entrare in casa dello sparatore, dovendosi per prima cosa evitare di acuire il conflitto. Bisogna evitare a tutti i costi l’escalation.

Cosa suggeriscono i pacifisti per portare Putin al dialogo, oltre a dargli per lo meno tutti i territori ucraini che ha già occupato in violazione del diritto internazionale? Insomma, parlare di dialogo come proposta pacifista concreta, senza saper indicare elementi concreti che possono essere mercanteggiati dai due contendenti in un negoziato, ma fermarsi ai massimi principi astratti, mi sembra solo uno sterile wishful thinking (un pio desiderio). Se non si è riusciti ad evitare una guerra, bisogna pensare a come ristabilire una pace che regga nella giustizia.

Faccio anche notare che, mentre nelle manifestazioni pro Palestina di coloro che si dichiarano pacifisti si è sentita (giustamente) l’invocazione di restituire ai palestinesi la terra occupata illegittimamente da Israele, non si è mai sentita la minima invocazione di restituzione della terra occupata illegittimamente dai russi all’Ucraina  [11]. Come mai due pesi e due misure? Per coloro che sono ammantati di finto-pacifismo va bene tutto: “muoia Sansone con tutti i filistei” Cioè ben venga Putin o Xi, purché spariscano gli USA e il capitalismo. Contenti loro… non credo ci vorrà molto perché si pentano, ma a quel punto sarà troppo tardi e non potranno di certo protestare in piazza, per non far la fine che hanno fatto quelli che hanno tentato di protestare sulla piazza Rossa o in piazza Tienanmen [12] .

Il ripetutamente citato e mai compreso articolo 11 della Costituzione dice che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», non la guerra e basta. La guerra che la Costituzione italiana ripudia è dunque la guerra di aggressione russa, volta a risolvere con la forza una disputa sui confini riconosciuti internazionalmente, non quella difensiva degli ucraini. Del resto non può che essere così, visto che la nostra Costituzione nasce da una guerra di resistenza contro il nazifascismo che aveva occupato il nostro Paese e cancellato le nostre libertà.

Il pacifista cristiano sostiene che la pace va costruita a poco a poco, con pazienza e perseveranza, con azioni e parole positive, giorno dopo giorno. Non è una strada facile, costa fatica. Molto più facile rispondere al male con il male. Concordo pienamente, ma purtroppo a dire la parola “pace” sono buoni tutti. Se non ci sono contenuti specifici e proposte concrete, dire che la pace va costruita a poco a poco, con pazienza e perseveranza resta un discorso astratto e del tutto sterile. Per parafrasare un teologo cristiano, è un grave difetto quello di rettificare le dinamiche attive in concetti astratti: amare s’impoverisce in amore; salvare in salvezza. La vacuità inoffensiva di questi valori fa credere che basti predicarli per apparire aureolati delle migliori intenzioni. I valori amano fregiarsi di una maiuscola che li rende più onorevoli, ma non serve a nulla: Solidarietà, Pace, Giustizia non sono che parole vuote [13]. Possiamo dire fin che vogliamo che è pazzo chi pensa di scrivere una nuova storia a colpi di bombe, e che non vogliamo ottenere una nuova carta politica mondiale con le guerre. Predicare la pace nel mondo è facile; essere operatori di pace - come ci invitano le Beatitudini - è un altro paio di maniche, perché occorre rischiare in prima persona, come ha fatto Gesù. Dunque proclamare e adeguarsi ad alti ideali a volte può sfociare in un grandissimo disastro, per cui chi agisce così spesso non si rende conto che non sta facendo in realtà ciò che pensa di fare: il bene.

Ecco perché questo autore, Dominique Collin, ha detto che il cristianesimo è ancora tutto da costruire.





NOTE

[1] Graziano M., Disordine mondiale, Mondadori, Milano, 2024, 192s: l’alternativa è tra ordine mondiale e guerra mondiale. E siccome nessuna grande potenza accetterà mai di armonizzare (subordinare) i propri interessi con quelli degli altri, salvo sia costretta con la forza… il rischio di una guerra mondiale è assai ragionevole.

[2] Gli Stati Uniti non hanno il nostro welfare forse proprio perché hanno dovuto spendere molto in armi, sostituendosi anche alle nostre difese.

[3] Sullo scontro fra ateniesi e abitanti di Melo vedasi quanto detto nell’articolo sulla guerra in Ucraina, al n. 651/2022 (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-651-6-marzo-2022/dario-culot-la-guerra-in-ucraina-e-la-nostra-coerenza).

[4] In tutto il mondo le parole dette dal papa alla televisione svizzera sono state interpretate come bandiera bianca = resa. Solo da noi in Italia in molti hanno insistito nel dire che bandiera bianca = volontà di negoziare, ma le correzioni posteriori non servono per annullare il danno ormai fatto. E visto che ad alzare bandiera bianca sono stati invitati solo gli ucraini, mentre non si è chiesto ai russi di alzare bandiera bianca, come non si è chiesto ai russi deporre le armi e di interrompere i continui bombardamenti sulle città ucraine, né di ritirarsi dai territori occupati dopo il febbraio del 2022, mi sembra che l’interpretazione corretta alle parole del papa non sia proprio quella italiana. 

[5] In https://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=254a.

[6] In https://tech.everyeye.it/notizie/-avete-scelto-disonore-adesso-guerra.

[7] Molti pensano che se il cristiano si lascia prendere a schiaffoni senza reagire è evidentemente un cretino: infatti la parola cretino deriva proprio dal francese vallese (creten) che deriva a sua volta dal latino christianus (Dizionario etimologico italiano, ed. Barbera, Firenze, 1951, vol. II).

[8] Cfr. notizie Adnkronos del 28.8.2024. 

[9] Cfr. “Il Piccolo”, 10.9.2024, p.7

[10] Veronesi P., Non c’è pace senza salute, e non c’è salute senza pace, “OK- salute e benessere” 10.10.2024, 98.

[11] L’art. 2 della Carta delle Nazioni espressamente afferma che «I membri devono astenersi nella loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato…». E in Ucraina c’è un membro permanente del Consiglio di sicurezza, con potere di veto (che ha utilizzato per paralizzare l’ONU) che ignora e irride il diritto internazionale.

[12] Durante la seconda guerra mondiale Simone Weil, senza successo, a Londra, proporrà al gruppo dirigente di France Libre un Progetto di una formazione di un corpo di infermiere di prima linea, che avrebbe dovuto prevedere la presenza di giovani volontarie nei punti più pericolosi del conflitto. Lei stessa voleva parteciparvi come testimone concreta di una volontà di un coraggio finalizzato a salvare le vite, non a eliminarle, in una rottura simbolica col circolo vizioso della guerra. Un “corpo” femminile capace d’agire dentro la necessità, ma senza cedere alla forza, anzi contrapponendo all’illimitata illusione della violenza di guerra quell’infinitamente piccolo, che è il germe dell’amore nel cuore umano. Almeno questa era un’idea concreta. 

[13] Collin D., Il Cristianesimo non esiste ancora, Queriniana, Brescia, 2020 130ss.