Tutte le immagini sotto sono create tramite IA e non corrispondono ad alcuna persona reale, tranne la prima che vuole essere una reinterpretazione artistica di un possibile ritratto di Luciana Castellina
La via monastica di Torre Pellice
di Stefano Sodaro
È cosa abbastanza nota che, magari con eccezioni anche notevoli come nel caso della Comunità di Taizè, il protestantesimo – da Lutero in poi – abbia rigettato i voti di povertà, castità e obbedienza, oppure anche quelli tipicamente benedettini di “stabilitas”, “oboedentia” e “conversio morum”, quali vie di accesso diretto, in-mediato (cioè non mediato), al rapporto con Cristo. Per quanto possa sembrare – forse – paradossale, il protestantesimo, che relativizza pressoché tutto (ovviamente è provocazione, anche molto grossolana…) a fronte del riferimento a Dio nel suo Cristo, alla Parola fattasi carne, ritiene che solo il mondo, e non il monastero, sia luogo di incontro con il Tu concreto, epperò anche glorioso, di Gesù di Nazaret confessato come Dio stesso.
Il cattolicesimo dice esattamente il contrario e risulta abbastanza chiaro pensando alla dinamica teologica tra monastero, appunto, e matrimonio, considerati poli ecclesiologicamente opposti ed anche sacramentalmente non sovrapponibili. E cioè: il matrimonio è sacramento, la professione dei voti no. Ma si specifica subito, in una rincorsa quasi affannosa alla più plausibile delle giustificazioni: la professione religiosa “non può” essere sacramento, perché il rapporto con Cristo, per chi a lui si voti e non sia sposata/o, è appunto immediato, senza mediazioni sacramentali: non “interessa”, per così dire, il partner reale, limitato, umanissimo, storicamente determinato che si ha davanti, importa il grande Lui (o “Lei”, chissà…) non soggetto a fragilità e limiti, non costretto da età e precarietà. E si sottolinea, bene bene – ho controllato nei manuali di dogmatica -: nel matrimonio cattolico è proprio l’amore umano umanissimo, concretissimo, tra due persone precise, a “sacramentalizzarsi”, a divenire, in un momento logico “secondo” rispetto all’innamoramento, segno dell’amore di Dio per l’umanità e non viceversa. Non è l’amore per il Dio di Gesù ad incarnarsi nel matrimonio. No no. Mario e Chiara si amano, si sposano perché credenti (se non lo fossero, si sposerebbero comunque, il cosiddetto matrimonio naturale), ma il loro matrimonio sacramentale è segno dell’amore di Dio per l’umanità tutta, non di Dio, specificamente, per Mario e Chiara. Né Mario né Chiara sono il Cristo l’uno per l’altra. Questo è affare di monache e monaci. Mario e Chiara, sposandosi da cattolici “in chiesa” - come si dice -, testimoniano realmente (secondo la realtà della Grazia, beninteso, una realtà cioè metafisica, non fisica) che Dio ama tutte e tutti. In quel “tutte e tutti” ci saranno anche Mario e Chiara, ma per la dogmatica cattolica non è il primo dato da considerare, non è il dato in rilievo. Per questo, proprio ed esattamente per questo, il matrimonio è sacramento e la professione religiosa no. La seconda “non ha bisogno di sacramentalizzarsi”, il primo sì, perché altrimenti rimarrebbe puro contratto per quanto “sentimentalmente” originato dalla reciproca attrazione.
Ecco, a parere del qui scrivente, simile costruzione architettonica è interamente da demolire. Da cima a fondo.
Chi crede cerca Cristo vivente in ogni occasione possibile, in ogni luogo e contesto, sia monaco, e monaca, oppure no, sia sposato, e sposata, oppure no.
Il sermone inaugurale del Sinodo Valdese tenuto ieri dal Pastore di Trieste Peter Ciaccio, a mio parere, ha precisato puntualmente – e magistralmente – simile “dogma” (senza paura di usare le parole se sono necessarie, ma questo lo dico io). Lo si può leggere qui.
Mettiamo insieme un po’ di cose e posizioniamoci, anagraficamente, sotto i 40 anni. Ci sono monache di clausura che frequentano la Facoltà Valdese di teologia. Sì, avete letto bene. Ci sono teologhe che cercano l’amore, sinceramente, appassionatamente, quello vero, e non sono disposte a compromessi. Ci sono giuriste che stanno per sposarsi (in chiesa, cattolica). Ci sono filosofe che cercano la verità – o la Verità (non cambia poi molto…) – con tutte se stesse, sino a starne male se non la trovano. Ora, in tutte costoro c’è il Cristo, direttamente, senza artifizi metafisici di mezzo. Potremmo anche dire “la Crista”.
Questo rapporto non mediato con il Cristo – o la Crista – non è però un fatto devozionale, da proiezione psicologica, astratto dalla difficoltà del vivere quotidiano, con le sue contraddizioni. Il paradosso finalmente si rivela e quasi si scioglie: quel protestantesimo che predica la necessità di una “conversione” senza mediazioni al solo Cristo, per pura fede, aderisce tuttavia alla concretezza del nostro essere nel mondo e rigetta stati di perfezione privilegiati o fughe dalla realtà. Quel cattolicesimo che sembra voler “strumentalizzare” le persone per salire a Dio, quasi oltrepassarle, scalarle, senza poterne però fare a meno, per così dire, è rinviato alla concretezza della materia di cui è composto ogni sacramento (anche se i parroci non lo dicono), per trovare lì, nella materia, il Cristo, o la Crista. Chi può mai escludere, in casa cattolica, che i sacramenti siano ben più di 7? Come si fa, adesso, oggi, dopo l’elaborazione teologica avviatasi con il Vaticano II, a sostenere che sia sacramento, di necessità, ogni gesto che non rinvii direttamente a Dio senza mediazioni, mentre non sia tale, cioè non sia sacramento, una celebrazione di fede che attesti la dedizione a Dio senza partner in coppia, come per una monaca o un monaco?
Dunque, c’è molto da ringraziare Peter Ciaccio per la sua autorevole sollecitazione.
Che sia una domenica piena di gioia di vivere, comunque la si pensi. Ed anche in mezzo allo strazio di quanto accade in situazioni di violenza inaccettabili.
O la fede è gioia – a Torre Pellice, come a Roma, a Trieste e a Milano -, o non è nulla.
Non ricordo in quale film i protagonisti si convincessero reciprocamente che, pur durante la persecuzione nazista, fare l’amore avrebbe attestato che la morte non ha mai l’ultima parola
Ecco, è così.