Un tal chiclayano (1)
di
Stefano Sodaro
Chiclayo - Plaza de Armas - 2005 - foto di Sandro Heinze, tratta da commons.wikimedia.org
Pensavano di aver fatto fuori per sempre la Teologia della Liberazione e, toh, dopo Francesco si ritrovano un papa peruviano, che parla perfettamente la lingua quechua, quella degli indios andini.
Provate a cercare, ad esempio su Spotify, i brani di musica chiclayana: c’è da rimanerne storditi.
Chiclayo, appena sotto le Ande: che ha avuto come proprio vescovo tale Robert Francis Prevost, divenuto cardinale solo per venire a fare il Prefetto del Dicastero per i Vescovi, colui insomma che, al di là della forma finzionale che vorrebbe ricondotta alla volontà del papa qualsiasi nomina episcopale in tutto il mondo, è l’effettivo decisore e stratega delle geografie diocesane dell’Orbe. Quel cardinale ora è papa, vescovo di Roma.
La prospettiva “chiclayana” su Leone XIV è il filone più promettente e autentico di indagine, anche per vaticanisti/e.
Gli indios chiclayani e andini, quechua in particolare, non hanno l’animo porteño, degli argentini e delle argentine della metropoli Buenos Aires: sono molto più introversi, riservati, custodi di tradizioni antichissime che risalgono direttamente agli Inca, sebbene Chiclayo si trovi pure sul mare, come Buenos Aires, ma a soli 122 chilometri da Chiclayo, a Incahuasi, nella medesima regione di Lambayeque di cui Chiclayo è capoluogo, si raggiungono subito i 3.000 metri di altitudine.
La Misa Criolla di Ariel Ramírez (qui) non è la Misa Mexicana di Delfino Madrigal (qui). I ritmi di danza che si possono suscitare ascoltando la prima sono molto diversi dal coinvolgimento vorticoso che si scatena all’audizione della seconda.
Accade altro e di più.
Vi ricordate la straordinaria, stupefacente, opera di narrativa teologica latinoamericana Un tal Jesús? (Il primo di 144 episodi, ad esempio, qui). Potremmo dire che ora, da pochi giorni, a Roma il suo Vescovo è Un tal chiclayano. Bisognerà tornarci. L’Editoriale oggi è tutto della nostra Maria Giovanna Titone.