Nicea, concilio delle diversità sorelle. A Trieste
di Stefano Sodaro
A quattro mesi pressoché esatti dalla Regata “Barcolana”, in programma domenica 12 ottobre, ci chiediamo se sia possibile ipotizzare, immaginare, sognare, di far confluire a Trieste, in quei giorni, tra mare e cielo azzurri, vele bianche spiegate sul golfo e primi zefiri autunnali, magari di Bora, qualcuna/o che voglia confrontarsi – laicamente (va sottolineato: laicamente) – su cosa accadde a Nicea nell’anno 325 dopo Cristo, millesettecento anni fa.
Il Concilio di Nicea fu un momento cruciale per la cristianità, ma in effetti, più che un incontro di armonizzazione tra diversità, fu un tentativo di definire un’unità dottrinale di fronte alle divisioni teologiche, in particolare riguardo all’arianesimo. L’obiettivo principale era, in quei primi secoli dopo Cristo, stabilire una posizione comune sulla natura di colui che si confessava diffusamente essere addirittura Figlio di Dio e così creare un simbolo di fede condiviso, ciò che portò alla redazione del “Credo niceno-costantinopolitano”.
Tuttavia, il concilio segnò anche un’importante evoluzione nel modo in cui la Chiesa pensava di dover affrontare le divergenze interne. Può sembrare un’estemporanea proiezione di nostre sensibilità attuali parlarne come di un momento solenne in cui “le diversità si fecero sorelle” nel senso di una piena accettazione e comprensione reciproca, eppure si può certamente vedere Nicea come l’avvio di un processo che cercò di costruire un’identità comune, pur nella pluralità delle tradizioni cristiane.
Oggi, a 1700 anni di distanza, quel concilio viene spesso riletto in chiave ecumenica, quale occasione di dialogo tra confessioni cristiane diverse, come accadrà alla 61ma Sessione del SAE prevista al Monastero di Camaldoli dal 27 luglio al 2 agosto (si veda qui e qui).
Ma si diceva della laicità.
A Trieste è nata la psicanalisi “italiana”. A Trieste hanno vissuto e scritto Joyce, Giotti, Saba, Svevo, ha operato la sua rivoluzione – culturale ed effettiva, una vera svolta epocale in ambito psichiatrico – Franco Basaglia. A Trieste fu arrestato dai fascisti Ignazio Silone. Di Trieste era il più grande storico della Chiesa dell’Italia contemporanea, Giovanni Miccoli, convintamente laico ed estraneo a qualunque logica confessionale o di appartenenza religiosa.
Sul versante ecclesiale, peraltro, merita di essere attentamente seguita l’iniziativa “Diocesi Sorelle”, promossa, assieme ad altre teologhe, dalla Prof.ssa Adriana Valerio (qui). Potrebbe anche quella di Trieste diventare una “diocesi sorella”?
Concretizziamo a Trieste, per ottobre prossimo, un’idea che si incarichi di interpretare Nicea come “concilio delle diversità sorelle”?
La prospettiva dovrebbe essere molto diversa da quella di un’analisi storiografica o di un simposio accademico.
Sarà necessaria e auspicabile una presentazione del tema da parte di qualche giovane teologa. Un ripensamento di tale possibile prospettiva ermeneutica da parte di qualche giovane filosofa, ad esempio. Ma il tema della diversità interpella anche l’arte e il diritto. Ci vorrebbe una giovane studiosa che si sappia districare abilmente tra le due dimensioni, necessari per vivere come l’ossigeno. E chi potrebbe parlare della tutela penale delle diversità religiose, intese come identità non cattoliche? In Italia siamo ancora fermi, a livello di legislazione interna complessiva, alla Legge sui Culti Ammessi del 1929, nonostante le numerose Intese intervenute anche di recente, in epoca comunque successiva alla promulgazione della Costituzione ed alla sua entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Ci vorrebbe una, o un, avvocato penalista esperta/o. E non basta.
Ci vorrebbe una giovane interprete del mondo cristiano ortodosso – magari una giovane studiosa fondatrice di una nuova casa editrice – che testimoni quanto sia vitale esattamente quel mondo, di cui in Italia si sente parlare così poco. A Trieste due Chiese Ortodosse hanno i loro templi storici, quella Greca e quella Serba. Ed in epoca più recente si è consolidata una comunità rumeno-ortodossa. E ci sono i cattolici non di rito latino, ma, ad esempio, ucraino cattolico, o caldeo, o siro-cattolico.
Nell’ottobre 2019 si tenne, per iniziativa del nostro settimanale, del Gruppo Ecclesiale triestino “Camminare insieme” e dell’Associazione Culturale “Casa Alta”, un Convegno intitolato “Fare memoria: l’amore, la legge” (si veda qui). Un nuovo convegno ad ottobre prossimo potrebbe porsi come ideale continuazione di quanto allora si condivise, di quell’entusiasmo, di quelle riflessioni. In un’epoca che, comunque, sembra parlarci di un altro mondo rispetto alla nostra attualità.
Ci vediamo allora a Trieste? Qualcuno ci aiuta? Potete scriverci a: ilgiornaledirodafa@virgilio.it
Sarebbe bello unire sensibilità diverse, attitudini diverse, approcci diversi, competenze diverse, proprio presso il capoluogo sul mare dell’estremo nordest italico. Si creerebbe anche un’occasione anche per visitare Gorizia Capitale della Cultura 2025 (qui).
Ci pensiamo insieme?
Buona domenica.