Vorrei darti Amore
di Stefano Agnelli
Pasqua - Disegno originale per questo numero di Rodafà Sosteno
“I Don't Know How to Love Him
What to do, How to Move Him
I've Been Changed, yes Really
Changed, in the Past Few Days
When I've Seen Myself
I Seem Like Someone Else.”
È notte oramai. Da troppo tempo è solo, alcuni lo hanno accompagnato, ma lo so, lo sento con tutta me stessa, ora è solo. Vorrei essere con lui, ma non mi è dato, posso soltanto restare qui, accanto al fuoco assieme agli altri, a coloro che non sono saliti all’orto. Lo chiamano Getsemani, la macina per le olive, i frutti che lui ama, capaci di dare prezioso olio per lampade, ottimi come cibo e per gli unguenti. Non sono trascorsi molti giorni da quando Maria, sorella di Lazzaro e Marta, ha unto i suoi piedi con l’unguento, un balsamo profumato, ricavato anche dall'ulivo. Ero presente. Avrei voluto toccarlo al suo posto, accarezzare i suoi piedi con la scusa di profumarli, dopo il lavacro ospitale, ma non mi è stato concesso nulla, se non d’avere lo stesso nome di chi lo ha fatto per me. Eppure lo amo. Dove si sente l’amore? Nella punta delle dita che fanno male per la mancanza dell'altro. Ho capito da tempo che è figlio di Dio, incarnazione divina, ma non posso fare a meno di amarlo, come una donna ama un uomo. Vorrei fosse un uomo. Potrei amarlo allora, diventare sua moglie, avere figli da lui, forse una bambina che abbia i suoi occhi scuri, miti, brucianti d’amore per la gente lungo la strada, nei mercati o nei campi, dovunque egli va. Non è così, non sarà mai così, anche se ora sono tentata di salire, di raggiungerlo. Mi basterebbe essergli accanto stanotte, perché so che avrà paura, molta paura, al punto di scordare quanto ha fatto sinora, di voler persino evitare che si compia la sua venuta, a fronte di ciò che lo aspetta.
Una morte orribile, lo vedo. Lo vedo e tremo, fremo di paura e d’amore per lui, così indifeso e vulnerabile, quando basterebbe una sua parola a scatenare legioni di angeli, ad annientare i suoi carnefici. Non lo farà. Morirà di croce, come l’ultimo dei ladri, assieme a dei ladri, e sarà per l’Umanità intera, perché ognuno sappia, fino alla fine dei tempi, quanto Dio è disposto a fare per noi: andare alla massima distanza possibile da sé stesso, morire. Non lo rivedrò più. Il Padre suo lo prenderà con sé, ne sono certa. Forse c’è speranza in tutto questo, una grande speranza di salvezza. Forse ci mostrerà come vincere la morte, come vivere per sempre, ma io lo perderò, non potrò più avere i suoi occhi nei miei, non potrò più sperare, in modo folle e scriteriato, che un giorno sarebbe stato mio e non di tutti.