Da Ismaels Mora Palatina, a Pia Lomi, a Jesusa de Nazaret
Ipotesi cristologica queer in memoria di Alex Langer
di Stefano Sodaro
Quando Alex Langer morì, suicida, a Firenze, il 3 luglio 1995, avevo 27 anni e facevo l’obiettore di coscienza presso le Acli di Trieste. Ricordo l’impressione forte della notizia, ma non posso dire che la sua figura fosse per me un riferimento ideale imprescindibile. Chiuso, al tempo (spero non oggi, ma chissà…), nel mio abbastanza asfittico cattolicesimo, anche se molto – almeno presuntivamente – personale e dissidente, se non libertario o, più pudicamente, molto “democratico,” vivevo con disagio l’esemplarità testimoniale di chi non fosse prete, frate o suora.
A quasi sessanta, di anni, le cose cambiano, sono cambiate, pressoché radicalmente ed appaiono prospettive di senso, coerenze inimmaginabili prima, che ridefiniscono le possibili interpretazioni di quanto accadde proprio trent’anni fa.
Langer fu tra i promotori – davvero della prima ora - della nuova iniziativa e proposta politica dei “Verdi”, eppure faticavo, per mio indubbio limite, a cogliervi le implicazioni non solo etiche bensì addirittura propriamente teologiche.
Alex Langer aveva pensato ad una scelta di consacrazione religiosa, nella sua giovinezza – lo apprendo solo ora –, che tuttavia non aveva mai realizzato nelle forme e nei modi della tradizione, secondo gli schemi classici e consolidati (quanto effettivamente consolidati, sarebbe tutto da discutere…).
Agli inizi del prossimo agosto Cyhntia Erivo, all’Hollywood Bowls, interpreterà la figura di Gesù nel celeberrimo musical Jesus Christ Superstar: ne accennammo qui mesi fa. È una provocazione cristologica di portata difficilmente sottovalutabile. Non credo sia inappropriato immaginare che Langer ne avrebbe gioito.
Da oggi in poi – da questo numero 826 – vorremmo provare ad abbozzare possibili implicazioni di una cristologia che sia eco-femminista e queer, innestando però una simile evoluzione di pensiero dentro la grande tradizione ecclesiale, che può vivere solo se si rinnova, come tutto ciò che esiste.
Compaiono, e compariranno, sigle, acronimi, nomi – da questo numero del nostro settimanale –, che richiedono qualche spiegazione, pena il rischio di scivolare (ciò che proprio non vorremmo) in una specie di canale esoterico assai limaccioso e pericoloso.
MMP, come “Memory Mirroring Parousia”, rievocando l’opera teologica di Marcello Bordoni intitolata Gesù di Nazaret: memoria, presenza, attesa.
Pia Lomi, anagramma della santa diacona Olimpia, amica e confidente di Giovanni Crisostomo. Una protagonista della Chiesa bizantina, ma poiché risulta sostanzialmente del tutto sconosciuta alle nostre latitudini - con la vistosa, lodevole, eccezione degli studi di Moira Scimmi -, forse un nome come Pia Lomi può sembrare più familiare.
Ismaels Mora Palatina, nome a sua volta inventato, di pura fantasia, che disegni però diverse ipotizzabili identità personali: sia, appunto, molto queer – con quell’Ismael che si presenta con un’eccedente “s” e, dunque, volendo, un, per così dire, nome personale al plurale –, sia dal suono romano antico, Mora Palatina. Una donna del primo secolo cristiano? Una donna non ancora convertita al cristianesimo? Una soggettività con una sessualità non definita in termini binari? La questione delle identità sessuali non è infatti certo un tema solo dei nostri giorni.
È appena stato pubblicato da Bompiani Continuate in ciò che è giusto. Storia di Alexander Langer, volume di Alessandro Raveggi.
Di fronte alla completa disfatta di ogni politica di pace, tra Israele e Palestina come tra Russia e Ucraina, Langer avrebbe forse rivissuto una sensazione di fallimento ideale che contrassegnò la sua morte. Mentre quell’esistenza, quella sua storia, risplendono oggi. E stimolano più che mai all’impegno sociopolitico, ideale, religioso, etico, anche chi ha sessant’anni e più.
E poi c’è la proposta di immaginare finalmente un “Cristo-donna”. Magari una giovane donna che ha visto i propri genitori coinvolti nel genocidio di Srebrenica – davanti al quale Langer si sentì annichilire – e che poi è migrata a Trieste. E che qui ha assunto il nome e cognome di Gesuina di Nazaret. Una trentenne di oggi, nata proprio in quel 1995, o giù di lì, che fa un po’ da spartiacque anche della nostra storia personale.
Alex Langer, sposato e padre di famiglia, rifiutò più volte di dover scegliere a quale gruppo etnico appartenere, pur nella civilissima regione altoatesina. E la sua disponibilità alla candidatura a sindaco di Bolzano non fu raccolta proprio per tale motivo. Si veda qui.
È attivissima, proprio a Bolzano, una Fondazione a lui dedicata. Bisognerebbe andarci.
Paolo Rumiz, in questi giorni, riflettendo in questi giorni sul genocidio di Srebrenica, fa espressamente il nome di Langer come uno dei profeti del tutto inascoltati e forse anche – costa molto dirlo – volutamente ignorati, se non dimenticati.
In luogo del motto «Citius, Altius, Fortius» (più veloce, più in alto, più forte), Langer indicò la necessità del «Lentius, Profundius, Suavius» (più lento, più profondo, più soave).
MMP, Memory Mirroring Parousia: noi vorremmo, di lui, fare viva memoria; specchiarci nella sua storia e figura, nel suo pensiero ed impegno, e attendere con lui i tempi nuovi, quelli della Parousìa.
Buona domenica.