Nessuno sia solo (2010)

Per la famiglia

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Titolo: Nessuno sia solo

Anno di pubblicazione: 2010

Edizione: Rizzoli

Pag.: 109

Prezzo: ???

Finito il: 21/03/2011

Vantaggi: Lettere alle famiglie per riflettere. Ben scritte

Svantaggi: Nessuno

"Solo l'ascolto reciproco puo' salvarci dal gelo della solitudine e farci entrare nel giardino della solidarieta'. Una Parola di vita e' nascosta nelle vicende di ogni famiglia."

si legge sul retro del libro di cui voglio parlare.

Il nostro incontro e' avvenuto quasi per caso nei giorni che precedono il Natale del 2010. Stavo cercando un regalo da fare ad una cara amica e collega di lavoro che aveva vissuto momenti difficili, per fortuna supportata dalla presenza di una buona famiglia e di una serie di amici sinceri. I momenti difficili sembravano passati da qualche mese quando si era prospettato il dubbio di un nuovo problema in arrivo. E mentre guardavo in libreria mi e' capitato sotto gli occhi il titolo di questo libro. Rappresentava proprio il pensiero che volevo trasmettere con il mio regalo, una promessa di vicinanza che dovrebbe accompagnare ogni vera amicizia.

Grazie a Dio il problema si e' dissolto e la sua vita ha ripreso a scorrere insieme alla sua innata allegria.

Il titolo del libro e' "Nessuno sia solo" ed e' stato pubblicato dalla Rizzoli nel 2010. Scritto dal cardinal Dionigi Tettamanzi, raccoglie tre lettere da lui scritte per la famiglia riguardanti casi e momenti particolari e difficili.

Il cardinal Tettamanzi (nato a Renate nel 1934) e' stato prima arcivescovo di Ancona-Osimo e poi, dal 2002, arcivescovo di Milano.

Le tre lettere che raccoglie nel libro sono:

1. Eredita' del Signore sono i figli (Salmo 127,3) - Lettera ai genitori sull'educazione

2. Eppure tu vedi l'affanno e il dolore (Salmo 9,35) - Lettera alle famiglie nella prova

3. Il Signore e' vicino a chi ha il cuore ferito (Salmo 34,19) - Lettera agli sposi in situazioni di separazione, divorzio e nuova unione

Argomenti non facili da trattare su cui non posso dare giudizi, a parte forse quello centrale, non essendo io sposato ne' avendo figli. Posso semplicemente guardarli, analizzarli, rifletterci dall'esterno e farmene una piccola idea personale.

Qualcuno potrebbe ribattere che nemmeno il cardinal Tettamanzi dovrebbe esprimersi su argomenti che non conosce, come il matrimonio o i figli. Credo pero' che a questo qualcuno si potrebbe rispondere che l'esperienza non si fa solo sulla propria pelle, ma anche osservando cio' che ci sta intorno. E un cardinale ha un'esperienza non da poco, a contatto con i tanti fedeli che a lui si rivolgono nei momenti piu' vari della loro vita.

Detto questo, veniamo al libro, o, meglio, alle lettere raccolte nel libro.

Mi e' piaciuto leggerle perche', oltre ad essere scritte bene e in modo semplice e comprensibile da tutti, danno molti spunti di riflessione.

Formato da appena 109 pagine, il libro si legge velocemente.

Gli argomenti trattati sono facilmente ricavabili dal titolo delle lettere: la prima riguarda l'educazione dei figli, la seconda le famiglie nei momenti di dolore e malattia e la terza gli sposi in vari stati di unione o separazione.

Non credo ci sia molto altro da aggiungere su questo.

Voglio pero' evidenziare alcuni brani significativi.

"E' un grande inganno che abbiamo preparato ai nostri giovani quello di credere che a maggiore benessere e a piu' numerosi strumenti tecnici corrisponda maggiore felicita'! La felicita' viene dal senso e dal gusto della vita, senza i quali anche le nostre meravigliose opportunita' di progresso ci lasciano vuoti e confusi.

Non abbiate timore di proporre qualche rinuncia e di insegnare il rispetto per i poveri e la venerazione per i testimoni della carita'; non manchi, nelle nostre famiglie cristiane, la convinzione e l'abitudine a gesti concreti di solidarieta'." (pag.40)

Si adatta benissimo a questi ultimi anni della nostra societa'.

Troppo spesso si cerca di dare tutto ai giovani per sopperire a sensi di colpa di genitori con poco tempo dedicato alla famiglia e tanto tempo dedicato al lavoro.

La felicita' non arriva dalle tante cose materiali che si accumulano o si possiedono, quanto piuttosto da quelle poche che servono a rendere la nostra vita migliore, non ultima una ricerca della felicita' interiore che ci arriva dall'aiutare gli altri e, cosi' facendo, aiutare noi stessi, malati di solitudine e depressione (i grandi mali del secolo) a trovare un nuovo modo di vivere e gioire delle tante cose belle che ci circondano o che diamo per scontato. Infatti:

"S.Paolo scrive che la carita' «tutto copre, tutto opera, tutto sopporta» (1 Cor 13,7), e' in grado, cioe', di raggiungere e illuminare anche le esperienze difficili, i fallimenti dolorosi e i problemi pesanti che solo chi non ha amore puo' preferire nascondere e ignorare.

La carita' ci insegna a essere umili e tenaci nel bene. La carita' ci dona la forza di insistere senza lasciarci prendere dallo sconforto. La carita' ci illumina a trovare sentieri educativi percorribili e saggi, al di la' delle soluzioni facili e appariscenti. La carita' «tutto copre e tutto opera» perche' ci rende certi che Dio e' all'opera, Lui che e' Carita'." (pag.43)

Un altro brano importante e' il seguente:

"«La vita va amata, custodita e servita lungo l'intero arco della sua esistenza, dal concepimento al suo termine naturale. Custodire la vita dell'uomo e' accoglierla ai suoi esordi e verso il suo epilogo, come pure e' amarla anche quando e' scomoda e dolorosa» (Famiglia diventa anima del mondo, n.15).

[...]

Che significa infatti «anima del mondo»? L'anima e' l'attitudine della persona a vivere in relazione con Dio e con gli altri. La famiglia diventa anima del mondo nel condividere quell'amore gratuito che e' segno della presenza di Dio." (pag.66)

che racchiude in se' un paio di argomenti su cui piu' volte ho avuto modo di discutere con amici e conoscenti. Custodire la vita dagli esordi al suo epilogo non e' facile, ma dovrebbe essere il compito di ognuno di noi. La vita non e' solo una nostra proprieta', ci e' stata donata da Dio e non possiamo sprecare un regalo del genere, ne' dovremmo stare a guardare gli altri farlo. Dobbiamo intervenire quando possibile, anche in modi apparentemente banali come una telefonata o una visita ma necessari a far sentire la nostra presenza e l'importanza che diamo alle altre vite, ancor piu' se si tratta di persone a cui vogliamo bene.

"Siamo invitati a rispondere al bisogno del piu' debole come a un appello che costruisce relazioni: non bastano istituzioni alle quali affidare i problemi esistenziali, ma occorre da parte di tutti allargare gli spazi del cuore e della vita per condividere, farsi attenti, rendersi disponibili, cosi' che i «problemi assistenziali» assumano il volto concreto di un vicino di casa al quale dedicare un pomeriggio, di un ragazzo da invitare alla festa di compleanno coi miei nipoti, suoi coetanei, di un amico al quale telefonare perche' ricorre nel calendario una data per lui significativa." (pag.75)

Iniziamo a prenderci cura delle persone che ci sono vicine e queste, probabilmente, lo faranno per altre persone a loro vicine. Cosi' facendo arriveremo a toccare distanze enormi.

"La felicita' pero' percorre strane vie e mi e' capitato di trovare piu' gioia proprio la' dove un atteggiamento compassionevole l'avrebbe esclusa." (pag.76)

Qui il cardinale si riferisce alle famiglie in difficolta' che, prendendosi cura delle persone che le formano, accerchiandole con il loro affetto, trovano momenti di gioia anche in momenti apparentemente di dolore. Il dolore e' la palestra che ci permette di assimilare maggiormente la felicita' e la gioia. Chi ha tutto non puo' sapere cosa vuol dire venirne privato (fino a quando non succede) e quindi non puo' gioire per quello che ha.

E venendo agli sposi, voglio segnalare due brani che potrebbero rispondere ad interrogativi importanti:

"Le parole di Gesu' e la testimonianza di come egli ha vissuto il suo amore per noi sono il riferimento unico e costante per la Chiesa di tutti i tempi, che mai si e' sentita autorizzata a sciogliere un legame matrimoniale sacramentale celebrato validamente ed espresso nella piena unione, anche intima, degli sposi, divenuti appunto «una carne sola».

Ed e' in questa obbedienza alla parola di Gesu' la ragione per cui la Chiesa ritiene impossibile la celebrazione sacramentale di un secondo Matrimonio dopo che e' stato interrotto il primo legame sponsale." (pag.100)

"E' chiaro che la norma che regola l'accesso alla Comunione eucaristica non si riferisce ai coniugi in crisi o semplicemente separati: secondo le dovute disposizioni spirituali, essi possono regolarmente accostarsi ai sacramenti della Confessione e della Comunione eucaristica. Lo stesso si deve dire anche per chi ha dovuto subire ingiustamente il divorzio, ma considera il Matrimonio celebrato con rito religioso come l'unico della propria vita e a esso vuole restare fedele." (pag.102)

Non voglio aggiungere altro.

Ho evidenziato questi brani per sollecitare un futuro scambio di idee con coloro che leggono questa recensione. Non sono perfetto ne' mi considero tale. E' una condizione a cui tendo, ma difficile da raggiungere. E nemmeno mi ergo a giudice su argomenti che non conosco. Ma discutere di questi argomenti puo' risultare sempre utile a farmi crescere e magari a far crescere gli altri.

Buona lettura a tutti!