La ragazza di polvere (2005)

Il coro delle voci dimenticate

Titolo italiano: La ragazza di polvere

Titolo originale: The Closers

Anno di pubblicazione: 2005

Edizione: PiEmme - Maestri del Thriller n.84

Pag.: 397

Prezzo: Euro 6.50

Finito il: 15/05/2008

Vantaggi: Un buon giallo con un protagonista realistico. Ben scritto.

Svantaggi: Nessuno

Michael Connelly e' uno dei migliori autori americani di thriller e nella sua lunga carriera di scrittore ha dato vita a libri assolutamente superbi nel loro genere.

Partito come giornalista di cronaca nera per il "Los Angeles Times", ha preso spunto dai casi cosi' seguiti per creare importanti personaggi.

Il principale e' sicuramente Harry (diminutivo di Hieronymus) Bosch, investigatore della polizia di Los Angeles dalle alterne fortune nella sua lunga carriera di ben 35 anni. Le alterne fortune sono dovute al suo non facile carattere e al suo modo di affrontare le indagini.

Per lui si tratta di vere e proprie missioni, da chiudersi con la cattura del colpevole, senza guardare in faccia nessuno. E se per farlo deve pestare i calli a uomini di potere, dentro o fuori del dipartimento di polizia, non ha importanza. Le vittime hanno diritto a parlare e a ottenere giustizia. L'ha provato sulla sua pelle dopo l'omicidio della madre, su cui ha dovuto indagare direttamente per trovare il colpevole.

Bosch e' quasi un solitario delle elucubrazioni: lavora con i colleghi, conosce lo spirito di squadra, ma quando puo' preferisce riflettere per conto suo e spesso arriva alla verita' da solo.

Connelly ha creato anche altri personaggi, ma nessuno e' all'altezza di Bosch, secondo me. Terry McCaleb, ex profiler dell'FBI, ci si avvicina parecchio, ma non abbastanza e ormai, dopo "Il Poeta e' tornato", non ha piu' la possibilita' di "lottare" per il primo posto.

Ma vediamo subito di cosa tratta "La ragazza di polvere" (titolo originale "The Closers").

Un accenno di trama

Dopo un periodo di pensionamento e sfruttando una nuova direttiva del dipartimento, Bosch riesce a rientrare tra i ranghi della polizia di Los Angeles occupando praticamente lo stesso incarico svolto durante il pensionamento. Si deve infatti occupare di vecchi casi rimasti irrisolti, i cosiddetti "cold case".

Il primo su cui si trova a lavorare con Kiz Rider, gia' sua compagna di indagini in passato, e' un omicidio avvenuto 17 anni prima, nel 1988. La vittima, Rebecca Verloren, e' una sedicenne uccisa con un colpo di pistola dopo essere stata rapita da casa.

Cio' che ha riportato in auge il caso e' l'analisi del DNA di una traccia trovata dentro l'arma usata per l'omicidio durante le prime indagini. Ma a quel tempo il DNA era solo una sigla da dottori, mentre ora permette di dare un nome alla persona che ha usato la pistola.

Riuscira' Bosch a risolvere il caso? A voi scoprirlo.

Continuo con i commenti

Connelly, nella sua lunga carriera, ha avuto rari scivoloni di stile. E sono felice di dire che anche questa volta non mi ha deluso. Forse questa storia risulta inizialmente piu' descrittiva, dovendo ripercorrere tutte le indagini fatte in passate. Il fascicolo del caso sembra fatto bene e i due detective originali non sembrano aver tralasciato alcuna pista. O forse si?

Bosch e Rider riformano la vecchia squadra. Manca Edgar, il terzo del trio di partenza, che fa solo una comparsata veloce.

La storia scorre in modo realistico, presentando un uomo (Bosch) con i suoi lati chiari e scuri. Non siamo di fronte ad un eroe alla Rambo o alla Bond che non sbaglia mai, ma ad un essere umano che sa rialzarsi quando scivola e cade e sa andare avanti, quello che un vero eroe dovrebbe fare.

E' questo che dovrebbe fare anche qualunque persona normale perche' la vita non e' sempre rosea e bisogna accettare tutti i suoi aspetti, cercando di superare quelli piu' bui.

In questo libro di Connelly vengono messi in evidenza i casi irrisolti che gia' Kathy Reichs aveva preso come spunto per "Skeleton". Forse la fortuna avuta dalla serie "Cold Case" ha dato una mano a questa scelta letteraria. E, come nel puro stile Connelly, lo scrittore fa un veloce riferimento durante la storia.

"Il coro delle voci dimenticate" e' il modo che usa il capo di Bosch per descrivere il loro lavoro durante il discorso di benvenuto in squadra. Le vittime del passato continuano ad invocare giustizia e la polizia non puo' permettersi di ignorarle per sempre. Forse non riuscira' a far tacere tutte le voci, ma alcune potranno ancora parlare un'ultima volta per bocca degli investigatori che riprendono in mano e risolvono i vecchi casi.

Bosch e' il personaggio ideale per fare questo lavoro. Ha lo spirito giusto. Deve solo mettersi al lavoro come lui sa fare cosi' bene.

A differenza degli ultimi libri, Connelly torna alla terza persona durante il racconto. Ne "Il Poeta e' tornato" usava la prima persona nei capitoli dedicati a Bosch. Qui invece lascia questo "nuovo" stile per tornare a quello di partenza. Non ho ben capito questa scelta: sembra quasi che smetta di identificarsi col Bosch uscito dal pensionamento. Che sia cosi'?

Concludendo, consiglio questo libro agli amanti del thriller americano. Chi conosce gia' Connelly, non ha bisogno che glielo dica io. Gli altri devono solo provare a fidarsi della mia parola. Varra' poco, ma dopo tanti libri letti, anche quel poco ha un certo peso. Credo sia inutile ribadire che sarebbe meglio leggere i libri di Connelly nell'ordine con cui sono usciti, visto che in un modo o nell'altro, qualunque sia il protagonista, presentano dei collegamenti tra loro. In questo per esempio viene ripreso "Vuoto di luna", ma e' una traccia talmente labile che potrebbe passare inosservata.

Buona lettura a tutti!