La collega tatuata (2002)

La prima indagine della "Profia"

Titolo: La collega tatuata

Anno di pubblicazione: 2002

Edizione: Mondadori - Oscar n.1702 "Provaci ancora Prof" che include anche "Una piccola bestia ferita" e "L'amica americana"

Pag.: 193

Prezzo: Euro 15.00

Finito il: 21/08/2008

Vantaggi: Un buon giallo scritto in modo originale e ambientato a Torino. Protagonisti interessanti.

Svantaggi: Nulla di importante

Ogni tanto e' bene riconoscere la propria ignoranza.

Serve a tornare coi piedi per terra e a non montarsi troppo la testa. Non che mi succeda spesso.

Sono uso confessare la mia ignoranza in molti campi.

E' piu' dura quando si parla di libri, che considero una delle mie piu' grandi passioni da sempre.

Grazie agli utenti di questo sito ho avuto modo di scoprire diverse lacune nelle mie conoscenze letterarie.

In questo caso e' piu' dura perche' riguarda Margherita Oggero, una scrittrice di Torino, citta' in cui praticamente vivo (visto che ci lavoro).

La Oggero e' nata e vive a Torino, quindi magari mi e' gia' capitato di incrociare per queste vie affollate, soprattutto nel centro. Ha insegnato in (quasi) tutti i tipi di scuola, come si legge nella breve biografia riportata sui suoi libri, e questo mi fa venire in mente un'altra famosa torinese, Luciana Littizzetto.

Margherita Oggero ha esordito nella scrittura nel 2002 con "La collega tatuata", libro che ho scoperto solo leggendo le opinioni scritte da altri ciaoini.

A questo libro ne sono seguiti altri tre negli anni successivi, sempre con la stessa protagonista.

Vediamo quindi di cosa parla il libro.

Premetto che mi riferiro' alla protagonista del libro chiamandola Profia. Dopo vi spieghero' il perche'.

Un accenno di trama

La Profia e' all'inizio di un nuovo anno nell'Istituto Tecnico Fibonacci di Torino.

Tra i suoi colleghi ce n'e' una nuova, la professoressa di inglese.

Bianca De Lenchantin e' giovane, alta, bionda, molto benestante, vestita impeccabilmente e con un carattere deciso e indipendente.

Per una quarantenne dal fisico morbido (un "prodotto di nicchia", secondo la definizione del marito Renzo) come la Profia e' un pugno negli occhi e fin da subito la definisce "stronza" per il suo modo di fare, in particolar modo perche' odia i cani. La Profia invece e' un'amante dei cani, come puo' testimoniare Potti, il suo bassotto.

Ma la sua definizione dovra' essere ridimensionata presto perche' la DiElle (De Lenchantin) viene trovata strangolata in una discarica. Una morte orribile e strana. Potrebbe trattarsi di una rapina finita male, ma le apparenze non concordano con questa ipotesi.

L'incontro con l'aitante commissario Gaetano, presentatosi a scuola per interrogare i colleghi della vittima, risulta illuminante per la Profia che si improvvisa detective e cerca di scoprire il movente e il colpevole del delitto.

A voi scoprire il resto.

Le mie considerazioni

Perche' ho identificato la protagonista con il termine "Profia"?

E' semplice. Nel libro non viene mai riferito il suo nome.

C'e' Renzo, il marito. C'e' Livietta, la figlia. E c'e' Gaetano, il commissario, insieme a tutti gli altri personaggi del libro. Ma Lei non ha un nome. Ci si riferisce sempre con "lei" o la "professoressa", ma Margherita Oggero si guarda bene dall'aggiungere altro.

Scrive in terza persona, quindi sembra una cosa ardua parlare di un personaggio senza mai identificarlo con un nome, ma la Oggero ce la fa egregiamente. Si destreggia come un illusionista o un giocoliere e quando sembra sul punto di svelarlo, rigira le carte in tavola e prosegue con il racconto.

E' molto abile nello scrivere. Chissa', probabilmente il nome piu' adatto della Profia potrebbe essere proprio Margherita Oggero perche' penso ci sia molto di lei in questo personaggio, visti i suoi trascorsi scolastici.

Ma anche questa si rivelera' una falsa pista, perche', se non ho capito male leggendo altre opinioni, il nome della Profia verra' rivelato in uno dei libri successivi.

E per gli amanti delle serie televisive, scoprire il nome risulta ancora piu' facile, visto che dai libri della Oggero e' stato ricavata (molto liberamente) "Provaci ancora prof", la serie trasmessa sulla Rai con protagonista Veronica Pivetti, serie che personalmente non ho mai visto (credo sia arrivata alla seconda o terza edizione). Sarebbe facile cercare ora il suo nome, ma non voglio farlo. Preferisco scoprirlo da solo leggendo i libri successivi.

Venendo al libro, la storia della collega tatuata (si scopre presto che Bianca De Lenchantin ha un tatuaggio) e' quasi una scusa per presentare i personaggi principali e l'ambiente in cui si muovono.

E' normale: essendo il primo libro, dobbiamo imparare a conoscere la Profia, che seguiamo costantemente e di cui sentiamo continuamente i pensieri. E' un personaggio interessante, che non nasconde lati positivi e negativi, tra cui tanti preconcetti che sara' costretta a rivalutare.

La Oggero ha un linguaggio molto diretto senza pero' mai essere volgare.

"La Oggero scrive da dio. E' ironica, mordace, spiazzante. Un megatone di energia purissima. Una bocca spiritosa e sapiente che racconta sempre qualcosa che vale la pena ascoltare"

dice la Littizzetto(*) dal retro di copertina del volume Oscar Mondadori n.1702 che raccoglie i primi tre libri della Oggero ("La collega tatuata", "Una piccola bestia ferita" e "L'amica americana") uscito nel 2007 a 15.00 euro.

Sono quasi d'accordo con lei: la Oggero e' molto ironica, mordace e spiazzante. Ma per ora non riesco ancora ad affermare che "scrive da dio". Ci si deve abituare, al suo modo di scrivere e alle sue liste senza virgole.

Vi faccio un piccolo esempio, cosi' vi descrivo anche il mercato di una piccola parte molto caratteristica della bella citta' di Torino:

pag.143: "... Porta Palazzo comportava ressa da stadio, mani di velluto in cerca di portafogli, caviglie scorticate dalle maledette borse carrello, peso aleatorio [...]. In compenso - a prezzi stracciati - una festa dei sensi, una dovizia di forme colori odori da far scattare il desiderio medievale e infantile dell'enumerazione: piramidi di mele pere kiwi, ghirlante d'uva, muri compatti di pomodori e patate d'ogni tipo, trecce d'aglio e cipolle, verzieri d'insalata, il sole di cachi carote e zucche, l'allegro tricolore di peperoni gialli rossi e verdi, e finocchi cavoli broccoli lampascioni cime di rapa melanzane zucchine spinaci sedani ravanelli di tutte le varieta' primaticce stagionali o tardive. ..."

Ci sono molte altre descrizioni di posti per me ormai familiari, ma le lascio scoprire a voi.

E' stato piacevole trovare anche un riferimento alla citta' (in cui si trova "la piu' vecchia fornace del Piemonte") in cui sono nato e vivo, e che mi ha un po' spiazzato. A voi scoprirne il nome!

Potrei continuare ancora descrivendovi la Profia e Gaetano, ma credo che in questo modo rovinerei il piacere di leggere questo libro. Credo che sia meglio scoprire un personaggio per conto proprio.

Concludo semplicemente consigliando questo libro agli amanti dei romanzi gialli, ma non solo. Credo sia un buon modo per scoprire Torino (e dintorni), insieme al modo di pensare dei suoi abitanti, anche se a volte si cade nei preconcetti.

Nel complesso e' un buon libro, mi e' piaciuto, e continuero' a leggere i successivi, anche se, da un'intervista alla Oggero apparsa proprio oggi sul quotidiano Metro, sembra che la serie della Profia per ora sia terminata. Chissa' se la scrittrice tornera' con altre sue storie. Vedremo.

Buona lettura a tutti!

(*) Luciana Littizzetto e' la protagonista, insieme a Neri Marcore', del film "Se devo essere sincera" di Davide Ferrario, tratto proprio da "La collega tatuata". Ho avuto modo di vederlo recentemente e sono riuscito ad apprezzarlo solo per la presenza simpatica della Littizzetto. La storia purtroppo mi e' parsa raffazzonata e con molte differenze rispetto al libro, perfino nel finale e nell'identita' del colpevole. Non mi e' sembrato questo gran capolavoro che tutti sembravano decantare. Peccato perche' il cast non era male e la storia anche. Colpa della regia?