Il matematico indiano (2007)

Hardy e Ramanujan

Gia' pubblicato in: http://www.ciao.it/Il_matematico_indiano_David_Leavitt__Opinione_1307640

Titolo italiano: Il matematico indiano

Titolo originale: The Indian Clerk

Anno di pubblicazione: 2007

Edizione: Mondadori - Oscar Contemporanea

Pag.: 593

Prezzo: Euro 10.50

Finito il: 18/06/2011

Vantaggi: Biografia romanzata dell'incontro tra due grandi matematici. Ben scritta.

Svantaggi: Mi aspettavo qualcosa di diverso, piu' "matematico"

David Leavitt (Pittsburgh, 1961) ha vinto nel 2009 con questo "Il matematico indiano" il XVIII premio Grinzane Cavour per la narrativa straniera. Ma non e' per questo che l'ho comprato: i premi hanno poca importanza per me. Conta il libro, la storia che racconta e il modo in cui viene raccontata.

"Il matematico indiano" (titolo originale "The Indian Clerk") mi e' capitato tra le mani per caso, mentre facevo un giro in libreria. Da quando hanno aperto la Feltrinelli di Porta Nuova, ogni volta che ho un treno da aspettare mi faccio un giro tra i libri. La maggior parte delle volte non compro nulla, ma gia' solo il fatto di trovarmi in mezzo ai libri mi fa sentire bene. Ogni tanto pero' mi capita tra le mani un libro, magari di un autore sconosciuto, e decido di prenderlo, senza una ragione precisa.

In questo caso cio' che mi ha spinto all'acquisto era la breve trama sul retro, che parlava di Godfrey Harold Hardy, grande matematico nato nel 1877 e morto nel 1947, suicida. Un giorno del 1913, mentre era professore a Cambridge, al Trinity, appena trentaseienne, ricevette una lettera e questa cambio' la sua vita. Arrivava dall'India, precisamente da Madras. Il mittente era un certo Srinivasa Ramanujan (1887-1920), uno sconosciuto che lo colpi' immediatamente e colpi' allo stesso modo J.E. Littlewood, suo collega in tante "ricerche" matematiche, con le sue pagine fitte dell'amata materia. Usava un linguaggio strano, lontano da quello convenzionale, ma la ragione era semplice: aveva "re-inventato" la matematica partendo da un vecchio libro. E i risultati erano eccezionali.

L'ossessione di Hardy in quel periodo, come del resto l'ossessione di tanti altri matematici, era dimostrare l'ipotesi di Riemann legata all'individuazione dei numeri primi. Ramanujan aveva ottime probabilita' di arrivarci.

Il libro racconta l'arrivo di Ramanujan in Inghilterra e gli anni di collaborazione con Hardy a cavallo della prima guerra mondiale, una collaborazione fruttuosa che ha portato ad importanti scoperte e dimostrazioni (proprieta' dei numeri altamente composti, la funzione di partizione, la congettura di Ramanujan, ecc.).

Il libro e' una biografia romanzata vista attraverso gli occhi di Hardy. Leavitt non sempre segue la storia in modo perfetto: alcuni personaggi sono inventati, usati solo per renderla piu' interessante agli occhi del lettore.

Io pero' avrei preferito qualcosa di piu' tecnico. La matematica mi interessa, anche se non sono un esperto. Speravo che questo libro, ripercorrendo la vita di questi due grandi matematici, mi presentasse le loro scoperte usando un linguaggio "alla portata di tutti", cosa che purtroppo non e' avvenuta. La matematica e' un fantasma presente in tutte le pagine, ma si rivela essere alla fine solo un personaggio di secondo piano usato per introdurre l'ambiente e gli altri personaggi. Anche Ramanujan, per quanto sia "il matematico indiano" del titolo, e' un attore non protagonista.

Il protagonista assoluto e' Hardy e la sua visione del mondo attraverso i suoi occhi di ateo e omosessuale. Ma e' divertente vederlo dibattere su Dio con il vicario del suo paese natale: si rivela un ateo che pero' crede in Dio. Come del resto capita a tanti atei che passano la vita cercando di dimostrare l'inesistenza di Dio senza riuscirci, mentre sarebbe piu' facile dimostrare il contrario.

Detto questo, il libro e' ben scritto, anche interessante in certi punti, soprattutto perche' tratta un periodo della storia mondiale molto interessante, quello a cavallo della prima guerra mondiale, che ha colto alla sprovvista tanta gente non abituata alla guerra. La seconda guerra mondiale e' stata forse meno traumatica perche' meno sorprendente. Si sapeva gia' cosa poteva succedere e gli orrori che poteva portare.

Con questo concludo. Non so di preciso se consigliare questo libro oppure no. A me non e' piaciuto tanto per le ragione spiegate sopra, ad altri potrebbe invece piacere per le stesse ragioni (la poca matematica). Lascio decidere a voi questa volta.

Buona lettura a tutti!