Il sangue del cavaliere (1999)

Die Chronik der Unsterblichen - Am Abgrund

Titolo italiano: Il sangue del cavaliere

Titolo originale: Die Chronik der Unsterblichen - Am Abgrund

Anno di pubblicazione: 1999

Edizione: TEA

Pag.: 291

Prezzo: Euro 8.00

Finito il: 30/08/2006

Vantaggi: Un romanzo tra il fantasy e lo storico. Personaggi interessanti e una buona tecnica narrativa

Svantaggi: E' il primo di una serie e la storia non finisce completamente. Ricorda un'altra saga famosa

Uscito nel 2005 con il titolo "Nell'abisso" edito dalla Nord, "Il sangue del cavaliere" e' il primo romanzo di una saga dedicata al personaggio di Andrej Delãny e alla sua stirpe di "immortali", ambientata nell'Europa del XV secolo.

Il titolo originale del libro e' quello che ho riportato come titolo di questa opinione. Per chi non conoscesse il tedesco (anche se penso sia comunque abbastanza comprensibile), si traduce come "La Cronaca degli Immortali - Nell'abisso" ed e' stato quindi ripreso nel titolo della prima edizione italiana della Nord. Come poi sia venuto in mente alla TEA di cambiarlo, proprio non lo capisco. Ma purtroppo non e' la prima volta che succede e il mio consiglio e' di considerare sempre il titolo originale per identificare un libro. Per mia fortuna non avevo letto "Nell'abisso" ne' alcun altro libro di Wolfgang Hohlbein, quindi non correvo questo rischio.

Detto questo, passiamo alla trama.

Ambientato in Transilvania nel XV secolo, il libro parla di Andrej Delãny, un cavaliere dal passato torbido, che torna a Borsã, suo villaggio natale, per ritrovare il figlio Marcus. Andatosene da ragazzo (o forse e' piu' corretto usare il termine "scacciato") insieme al patrigno Michail Nadasdy a causa di un'ingiusta accusa di furto, Andrej ci ritorna dopo la morte della moglie Raqi e della figlia appena nata per ritrovare il figlio Marcus che aveva affidato al prozio Barak. Ma quello che lo aspetta e' una sorpresa e una tragedia: le strade e le case del villaggio sono deserte e nel cortile del bastione che difende la valle, Andrej trova una distesa di cadaveri. Cerca di parlare con Barak, ormai in fin di vita dopo essere stato torturato, ma un moto di pieta' lo costringe a porre fine alle sofferenze dell'uomo, ormai senza speranza di sopravvivenza. E in mezzo alla morte trova ancora un sopravvissuto, Frederic Delãny, suo lontano parente, ancora un ragazzo, scampato per puro caso all'avverso destino degli altri abitanti di Borsã.

Tra i corpi Andrej riconosce anche il figlio, ucciso in un modo insolito e crudele con un paletto nel cuore, ma questo non puo' fermarlo per piangerlo perche' c'e' la possibilita' di liberare almeno una cinquantina di persone catturate dagli assalitori e portate via due giorni prima. Tra questi c'e' anche la madre di Frederic. Frederic e' l'unica persona rimasta ad Andrej, che si sente quindi obbligato ad aiutarlo. E, perche' no?, a cercare risposte e vendetta.

Le domande a cui Andrej deve trovare una risposta sono tante: perche' il villaggio e' stato distrutto? E perche' Barak e' stato torturato?

Il capo degli assalitori e' Domenicus, un vescovo di Roma nonche' un inquisitore. Che motivo ha Roma per temere la famiglia Delãny?

Lascio a voi scoprire le risposte.

Dal canto mio, sono contento di aver letto questo romanzo perche' ho scoperto un nuovo interessante scrittore, Wolfgang Hohlbein. Nato a Weimar nel 1953, nel suo Paese e' diventato un vero e proprio autore di culto, dove i suoi romanzi hanno venduto oltre otto milioni di copie. Per quanto riguarda la saga degli "immortali", in Germania sono gia' usciti 8 libri, ma ne ha scritti molti altri, alcuni (pochi) gia' usciti in Italia. Basta dare un'occhiata al sito ufficiale di Hohlbein.

Tornando al libro, partiamo dalle "magagne" che potrebbero indurre un lettore a non leggerlo: prima di tutto, la storia non ha un vero finale e necessita sicuramente della lettura dei prossimi capitoli della saga. Questo infatti e' una specie di presentazione del protagonista, Andrej Delãny. Non si scopre proprio tutto e alcune domande rimangono ancora senza risposta. Pero' si intuiscono gia' le origini delle innate capacita' della sua famiglia, prima tra tutte quella di guarire in fretta dalle ferite, anche da quelle quasi mortali. Il secondo svantaggio sta nel fatto che il finale del romanzo ricorda un po' la storia del film-cult "Highlander" con Christopher Lambert e Sean Connery. Il termine "immortale" in effetti viene usato per indicare questo ciclo, anche se, per me, non e' del tutto corretto. L'immortalita' indica una ben precisa condizione. Qui invece ci sono alcuni fatti che stridono con essa.

D'altro canto, questi sono gli unici svantaggi che ho riscontrato. Mentre sono propenso a considerare piu' numerosi i vantaggi derivanti dalla lettura di questa saga: Hohlbein ha un modo abbastanza buono di raccontare la storia e riesce ad attirare l'attenzione del lettore. E' un libro tra due generi, il fantasy e il romanzo storico. Il "romanzo storico" e' dato dall'ambientazione: non riprende molti fatti storici famosi, ma siamo solo all'inizio. E la minaccia turca sull'Europa orientale e' ben nota, soprattutto se si e' letto qualcosa riguardo a Vlad Tepes. Il genere fantasy e' dato dalla storia nella storia: il luogo in cui si svolge, le modalita' di alcuni "riti" ricordano da vicino uno dei miei argomenti preferiti, il vampirismo. Ma lo ricordano solo, perche' ci sono invece alcune interessanti e non trascurabili differenze che lascio a voi scoprire.

Detto questo, penso di chiudere consigliando questo romanzo. Per quanto mi riguarda, cerchero' di leggere i capitoli successivi. Se non sbaglio, per ora dovrebbe essercene solo uno, il secondo, edito in Italia dalla Nord, intitolato "Il principe Vlad" (e' tutto un programma, non trovate?). Io comunque aspettero' l'edizione economica della TEA. Spero solo di non dover aspettare troppo.

Buona lettura a tutti!