L'impero dei draghi (2005)

L'incontro di due grandi imperi

Titolo: L'impero dei draghi

Anno di pubblicazione: 2005

Edizione: Mondadori - Miti n.332

Pag.: 450

Prezzo: ...

Finito il: 27/08/2008

Vantaggi: Un buon romanzo storico, ben ambientato e ben scritto. Anche il finale non delude.

Svantaggi: Nessuno

Valerio Massimo Manfredi e' un nome che, credo, molti ormai conoscono.

Ha scritto tantissimi libri prendendo spunto da fatti e personaggi storici realmente esistiti. Il piu' famoso e' forse Alessandro Magno, protagonista della trilogia "Alexandros" (che ho letto e molto apprezzato). Oppure con "Lo scudo di Talos" ha ripreso la mitica Sparta impegnata nella lotta narrata anche nel film "300" contro i Persiani (la battaglia delle Termopili). Ma ce ne sono tanti altri, piu' o meno ben scritti. Almeno uno e' arrivato al cinema ("L'ultima legione"), anche se con poca fortuna.

Per i non appassionati lettori, Manfredi e' anche comparso in televisione come presentatore di un programma su La7, sempre riguardante fatti storici.

Ho letto moltissimi dei suoi libri. E in questa opinione voglio parlarvi de "L'impero dei draghi", uscito nel 2005 a cura della Mondadori. Io ho letto la versione della serie "I Miti" (n.332) pubblicata nell'aprile 2006.

Un accenno di trama

Siamo nel 260 d.C.

L'imperatore romano Licinio Valeriano e' assediato nella citta' di Edessa dal grande esercito del re dei re Shapur I di Persia.

Tra i due potenti e' stato organizzato un incontro per trattare la pace.

Le condizioni dell'incontro sono semplici: entrambi saranno scortati da un piccolo numero di soldati (cinquanta) e avverra' sulle sponde del fiume Korsotes, poco distante da Edessa.

Ad accompagnare Valeriano si offre volontario Marco Metello Aquila, legato della Seconda Legione Augusta, comandante dell'armata di Siria ed eroe pluridecorato e osannato dalle sue truppe. Conosciuto semplicemente come "il comandante Aquila", ha una moglie e un figlio, la luce dei suoi occhi.

Ma l'incontro si rivela una trappola e Valeriano, Metello e pochi altri soldati sopravvissuti vengono presi prigionieri e portati, dopo una lunghissima ed estenuante marcia, a lavorare (e prevedibilmente morire) in una miniera di pietre preziose in mezzo al deserto.

Valeriano, oramai vecchio e stanco, non riesce a resistere piu' di un anno e mezzo alle fatiche e muore. Metello, durante la cerimonia funebre, riesce ad organizzare la fuga insieme ai compagni romani.

L'incontro fortuito con una carovana diretta ad Oriente e con uno strano personaggio dagli occhi allungati permettera' al gruppo di fuggiaschi di sfuggire ai Persiani e iniziare un lungo viaggio pieno di straordinarie avventure, fino a raggiungere il grande e leggendario impero cinese.

A voi scoprire il resto.

Le mie considerazioni

Valerio Massimo Manfredi da' vita ad una grande avventura.

Alcuni dei passati libri mi avevano deluso nel finale: sembrava che Manfredi, dopo aver creato una buona storia, non riuscisse a mantenere le promesse anche in chiusura, forse nella fretta di scrivere la parola FINE.

Questa volta invece le promesse sono tutte mantenute e ho potuto vivere un'avventura straordinaria attraverso il suo modo di descrivere personaggi, situazioni ed ambienti.

Dalla nota inserita alla fine del libro si evince che i fatti narrati non sono completamente inventati.

Alcuni dei personaggi della storia sono realmente esistiti. E l'incontro tra Roma e la Cina non e' del tutto campato in aria. Certo, non ci sono prove inconfutabili, ma in fin dei conti basta una traccia, anche labile, per costruirci sopra un romanzo storico. E come tale deve essere considerato: non facciamo l'errore di scambiare la storia del romanzo con la storia vera. Le due cose non devono per forza combaciare. Al romanzo basta la verosimiglianza, non la verita' dei fatti.

Manfredi riesce a rendere verosimile la storia, grazie anche agli studi fatti in passato (ha scritto anche trattati storici seri).

I personaggi romani, persiani e cinesi sono ben strutturati.

Tra tutti spicca ovviamente Marco Metello Aquila, tradotto nel nome cinese Xiong Ying, che impersona tutte le caratteristiche migliori di un comandante romano. Amato e rispettato dai suoi uomini, non si tira indietro davanti a niente perche' e' disposto a fare lui stesso tutto cio' che pretende dagli altri.

Virtu' e disciplina: sono queste le due caratteristiche dei veri soldati romani.

Ho trovato molto interessante il confronto tra questi due grandi popoli, i romani e i cinesi, differenti per filosofia e per carattere, i primi piu' concreti e attaccati alla terra, i secondi piu' spirituali.

Interessante anche la domanda che si e' fatto Manfredi alla fine del libro: chissa' come sarebbe cambiata la storia se romani e cinesi si fossero incontrati per davvero e avessero potuto instaurare comunicazioni e legami diretti! La distanza tra i due imperi avrebbe impedito all'uno di conquistare l'altro (o anche solo di provarci), ma sicuramente non avrebbe impedito accordi commerciali e di sostegno reciproco contro nemici "intermedi".

Unica nota stonata e' l'interruzione di una storia parallela, quella del figlio di Metello, educato alla corte del nuovo imperatore romano quasi fosse un ostaggio. Ma forse non era nemmeno da inserire, vista la tanta carne al fuoco gia' presente.

Concludendo, credo di poter consigliare questo libro agli appassionati di romanzi storici. Per quanto mi riguarda, Manfredi questa volta non mi ha deluso e la storia mi e' piaciuta molto, dall'inizio alla fine: l'ho letta in pochi giorni e in quei momenti riuscivo ad immaginarmi al fianco del comandante Aquila a vivere le sue avventure.

Buona lettura a tutti!