La caccia al tesoro (2010)

Dal demenziale al nero...

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Titolo: La caccia al tesoro

Anno di pubblicazione: 2010

Edizione: Sellerio Palermo

Pag.: 269

Prezzo: Euro 14.00

Finito il: 25/05/2010

Vantaggi: Un buon romanzo con protagonista Montalbano

Svantaggi: Storia non molto originale, pesante nel finale

Ed eccoci all'ennesimo romanzo con protagonista Salvo Montalbano, commissario di polizia nell'immaginaria cittadina di Vigata della fantasiosa provincia di Montelusa nella realissima Sicilia, scritto da Andrea Camilleri nel solito stile che oramai lo contraddistingue e che conosco bene.

Iniziato e finito in un giorno e mezzo circa, mi ha colpito in due modi completamente diversi tra loro, del tutto inaspettatamente.

Prima di proseguire, vediamo di cosa parla il libro.

Un accenno di trama

A differenza dei libri precedenti, questa volta la storia non inizia al risveglio di Montalbano nel suo letto.

Questa volta si inizia dall'azione: una coppia di anziani devoti, fratello e sorella, si mette a sparare da casa loro sui passanti. Solo per un caso non ci scappa il morto. Montalbano e la sua squadra, dopo ore di assedio, danno l'assalto alla casa e riducono all'impotenza i due anziani facendoli poi ricoverare in una casa di cura.

A Vigata, tolto questo caso, e' periodo di magra: la criminalita' si e' messa a riposo e Montalbano si sta annoiando nel suo ufficio, per la prima volta quasi privo di carte da firmare.

Quando gli arriva una lettera anonima che lo recluta a forza in una caccia al tesoro, il commissario, sia per curiosita' che per uccidere la noia, si mette all'opera.

Ma le cose non sono mai semplici come sembrano.

A voi scoprire il resto.

Le mie considerazioni

Questa volta Camilleri mi ha lasciato l'amaro in bocca.

Come dicevo su, la sua storia mi ha colpito in due modi diversi.

La prima parte e' dedicata al genere demenziale, con situazioni che rasentano il ridicolo e fanno sorridere, se non ridere proprio.

La parte finale del libro invece ha lo scopo di colpire il lettore allo stomaco, lasciando da parte ogni divertimento e sorriso.

Nel complesso mi e' piaciuto, come del resto capita con i libri di Camilleri su Montalbano, ma sicuramente meno degli altri. La storia non e' nemmeno molto originale (ho individuato subito il colpevole), ma questo si compensa con lo stile dello scrittore, che adoro, in quell'intreccio di siciliano e italiano che ho imparato ad amare da tanti anni.

L'altro lato positivo e' ritrovare i personaggi intorno a Montalbano, oltre allo stesso Montalbano, a partire dal mio preferito Catarella per arrivare a Fazio, Augello e alla bella Ingrid (protagonista di una scena molto toccante che svela cio' che nasconde nella sua anima). Livia e' come al solito una voce al telefono invischiata in una relazione che sembra non portare da nessuna parte: non mi dispiacerebbe arrivare ad una decisione tra i due. Non so come facciano a vivere una relazione a meta' come questa. Spesso dubito che si amino come dicono e stiano insieme solo per comodita' o come scusa per non impegnarsi in storie piu' serie.

Concludo quindi consigliando questa storia agli amanti dei libri di Camilleri e Montalbano, anche se non l'ho trovata all'altezza delle precedenti.

Buona lettura a tutti!