Un indovino mi disse (1995)

"Allora ci credi?"

Titolo: Un indovino mi disse

Edizione: TEA

Pag.: 429

Prezzo: Euro 8.00

Finito il: 24/01/2006

Vantaggi: Un anno passato senza usare aerei. Un modo di raccontare perfetto che da' la sensazione di trovarsi al fianco di Terzani. Un viaggio tra superstizione e concretezza.

Svantaggi: Nessuno.

1993, un anno passato interamente senza usare aerei.

Qualcuno di voi magari dira': e allora? A me capita quasi sempre. Perche' molti di noi non hanno una professione dove gli aerei sono mezzi quotidiani con cui spostarci. Ma per Tiziano Terzani, corrispondente in Asia per la rivista tedesca Der Spiegel, passare un anno senza prendere aerei puo' risultare una vera impresa. Nella vita di un giornalista arrivare sul posto dove le cose succedono nel minore tempo possibile e' una necessita'. Eppure lui ci e' riuscito.

Ma perche' lo ha fatto?

Basta leggere il titolo di questo libro per capirlo: "Un indovino mi disse". E' proprio questa la ragione!

Nella primavera del 1976 ad Hong Kong un poco entusiasta Terzani accompagno' un'amica cinese al suo consueto incontro con un indovino. E questi, dopo aver parlato con la sua abituale cliente, si rivolse a Terzani e lo coinvolse nelle sue predizioni. Tra queste c'era quella che avrebbe contribuito a cambiare un anno della sua vita futura:

"Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare. Non volare mai"

per poi continuare con

"Se sopravvivi a un incidente aereo, vivrai fino all'eta' di ottantaquattro anni".

Terzani sul momento non ci fece troppo caso: dovevano ancora passare diversi anni prima di quel "famigerato" 1993, quindi perche' crucciarsi? Ma poi l'anno arrivo' e lui decise di accettare questa sfida ed evitare cosi' ogni rischio.

Il suo lavoro, come dicevo, e' di quelli dove prendere o non prendere un aereo puo' fare la differenza tra il riuscire a scrivere un articolo importante oppure no, tra mantenersi il posto di lavoro o doversene cercare un altro. Poteva quindi risultare difficile seguire la sua decisione, ma per fortuna i suoi datori di lavoro glielo permisero.

E in questo bellissimo libro troviamo un anno della vita di Terzani, passato in continui viaggi su taxi, treni, navi, cioe' tutti i mezzi alternativi possibili pur di non volare. Dai suoi racconti si evince come un tal proposito possa ormai essere difficile da difendere e portare avanti. Perche', in questo mondo di aerei e viaggi lampo, prendere vie alternative insospettisce le autorita'. Sono le stesse vie percorse dalla criminalita': contrabbandieri, terroristi, fuggitivi. E' per questa ragione che molte volte Terzani si vede rifiutare il permesso o il visto per un viaggio. Per di piu' gli aeroporti sono le facciate di molti paesi del terzo mondo: si tratta di ambienti solitamente ben tenuti, controllati, dai quali i turisti sono incanalati nelle direzioni dorate che servono ad attirarli e ammaliarli e che sono usate per nascondere i retroscena di tanti ambienti poveri, malsani e sporchi.

"Allora ci credi?" e' la domanda che Terzani si sente rivolgere da tanti colleghi con tono scherzoso, a volte derisorio, altre volte molto serio, e mi sembrava perfetta come titolo di questa opinione. E' una domanda a cui per tutto il libro cerca di dare una risposta, a mio avviso riuscendoci perfettamente. Ma non voglio svelarvela. E' proprio la domanda che Terzani evita di fare ad un collega ed amico asiatico perche' "avesse risposto di si, l'avrei preso per scemo. Avesse risposto di no, mi sarebbe dispiaciuto, perche' in fondo e' piu' bello vivere con il pensiero che una storia cosi' possa essere vera".

Vi basti sapere che in ogni stato che attraversa (Thailandia, Cambogia, Laos, Cina, Mongolia, ecc.), in ogni grande o piccola citta' dove soggiorna, cerca il miglior indovino, cartomante, chiromante, veggente per farsi svelare passato e futuro (in alcuni casi si e' trattato di veri e propri ciarlatani di fama immeritata). Ci crede? Ad ogni incontro i dubbi e le certezze si mischiano, si riducono e acuiscono in un nebuloso andare avanti per la sua strada.

Bellissima la conclusione "Il caso, insomma, siamo noi" a cui giunge nel primo quarto del suo libro. Il caso puo' esistere, ma quando un indovino ci dice qualcosa del nostro passato, lo fa sempre in modo abbastanza generale ed e' poi il cliente a cercare e trovare il fatto della sua vita che combacia. Quando l'indovino diventa piu' particolareggiato, ha il cinquanta per cento di possibilita' di azzeccare la previsione. E quindi nella maggior parte dei casi e' divertente leggere i pensieri di Terzani che rispondono silenziosamente alle parole del veggente che gli sta davanti. "Questo e' vero, questo no, questo nemmeno a pensarci... povera Angela, se lo venisse a sapere...".

Angela e' la moglie tedesca di Terzani, che non lo accompagna quasi mai nei suoi viaggi ed e' pero' sempre al suo fianco. E' divertente vedere come questa donna viene descritta dai vari personaggi che il giornalista incontra.

Quando poi un indovino ci dice qualcosa del nostro futuro, questo qualcosa puo' essere superato, sviato o si puo' solo accettarlo? oppure siamo noi che in realta' lo facciamo succedere? Ci sono varie versioni di pensiero, ma quella che mi piace di piu' e' il pensare che nulla sia scritto, perche' se tutto fosse scritto, "la vita non ha piu' alcun senso!".

Alcuni di questi personaggi sono religiosi, altri persone comuni che si sono scoperti con un qualche potere, almeno secondo loro. Ho trovato molto onesto Norman, l'indovino che Terzani incontra a Londra, quando il giornalista gli chiede se credeva alle cose che diceva di vedere nelle carte:

"Non al cento per cento, altrimenti non avremmo piu' alcuna responsabilita' delle nostre azioni. [...] Le carte leggono le ombre delle cose, degli avvenimenti... Quel che io posso fare e' aiutare la gente a cambiare la posizione della luce e cosi', con una libera scelta, a cambiare le ombre. In questo credo davvero: si possono cambiare le ombre.".

Ma la profezia era giusta? Sembrerebbe di si, visto che Terzani ha pensato di trovare un riscontro alle parole di quel vecchio cinese il 20 marzo ed e' poi riuscito a superare il 1993 incolume (e' morto nel 2004 per un tumore). Ma sara' vero? Lascio a voi scoprire le sue conclusioni e metto l'accento sulla seconda parte della profezia che Terzani ha ignorato per gran parte del libro, fino a quando un amico gliel'ha fatta notare. Conoscendo gli avvenimenti che sono seguiti, possiamo immaginare cosa potra' aver pensato il giornalista verso la fine della sua vita.

Ma il libro non parla solo di questo, altrimenti leggere per 429 pagine di indovini e di profezie potrebbe forse annoiare. Terzani prende la palla al balzo per descriverci la sua Asia, il misterioso e affascinante Oriente degli anni Novanta. E anche per denunciare il suo sfacelo dovuto all'occidentalizzazione che sta dilagando. La spiritualita' viene relegata sullo sfondo e la modernita' diventa la nuova parola d'ordine. Non sempre e' l'Occidente il problema: alcune volte e' il comunismo ad eliminare le tradizioni, ritenute inutili e dannose.

"Il mondo di oggi sembra piu' interessato a glorificare il banale e ad esaltare personaggi comuni con cui tutti si possono identificare". E anche l'Asia sta diventando cosi'. Se si pensa che il libro e' del 1993, non oso pensare come altri 13 anni di questa politica possano aver ridotto queste nazioni.

Le riflessioni di Terzani ci accompagnano nella scoperta di queste nuove e vecchie societa' e delle tradizioni che negli ultimi tempi sono diventate di moda tra gli occidentali. Infatti, mentre l'Oriente si occidentalizza, gli occidentali sono alla ricerca di una nuova spiritualita', quella spiritualita' che nei loro paesi trovano sempre meno o, per meglio dire, non sanno dove cercare. E qual e' la risposta piu' semplice a questa ricerca? Volgere lo sguardo alle terre che sembrano piu' misteriose e ancora cariche di tradizioni e, perche' no?, superstizioni. Terzani incontra europei che hanno lasciato tutto (famiglia e averi) per vestire gli abiti piu' poveri dei monaci buddisti sperando di trovare finalmente se stessi. Ci riusciranno davvero? Secondo me trovare se stessi e' un compito che si puo' fare ovunque. Non si puo' seguire la religione di moda per ottenerlo. E' necessario essere consapevoli delle proprie azioni, dei propri desideri e bisogni prima di intraprendere un viaggio che potrebbe anche non coinvolgere le strade del mondo, ma solo le vie del piu' vicino (e allo stesso tempo piu' lontano) IO interiore.

Terzani, ateo da sempre, abbraccia il buddismo con il suo solito scetticismo. Scopre la meditazione come mezzo per scoprire se stesso e ce lo descrive mettendo bene in vista aspetti positivi e negativi. Il suo libro non vuole fare proseliti (anche se magari qualcuno potrebbe leggerlo in questi termini), ma semplicemente raccontarci le sue riflessioni e le sue avventure.

"La storia esiste solo se qualcuno la racconta [...] con ogni piccola descrizione di una cosa vista si puo' lasciare un seme nel terreno della memoria...": e' per questo che a Terzani piace il suo lavoro. E con questo spirito ci rivela la natura della religione asiatica:

"... il buddismo, se preso sul serio e portato alle sue estreme conseguenze, e' la negazione della societa' civile e ovviamente del progresso. Se tutto e' transitorio, se non si puo' sfuggire alla legge di causa ed effetto e l'unica salvezza e' acquistare indifferenza dinanzi alla vita [...] allora tutto e' irrilevante, tutto e' inutile, tutto dovrebbe fermarsi: una visione di grande pessimismo e con conseguenze nichilistiche."

Quindi bisogna solo trovare la via di mezzo tra spiritualita' e praticita' che non porti il mondo alla rovina.

Mi accorgo ora di essermi lasciato trasportare nella descrizione di questo splendido libro, che ovviamente (e l'avrete capito da soli) consiglio di leggere. Sarebbe forse meglio seguire l'ordine con cui i libri di Terzani sono stati scritti (cosa che io non ho fatto, visto che di Terzani ho letto solo "Un altro giro di giostra", che e' il penultimo o l'ultimo libro che ha scritto) per assimilare meglio il suo sviluppo come reporter dall'Asia e come uomo. Ma anche se letto per primo, questo "Un indovino mi disse" risulta comprensibilissimo.

Vorrei sfidare ancora per un po' la vostra pazienza e chiudere con una riflessione che mi ha colpito molto tra le tante fatte da Tiziano Terzani:

"A nascere all'inizio del secolo, in una famiglia di contadini poveri [come quella di Terzani...], uno non poteva sognarsi la luna, le sue scelte erano estremamente limitate, e con cio' aveva un «destino». Oggi le alternative di ciascuno sono molte di piu', la mobilita' sociale ha aperto a tutti la possibilita' di aspirare a qualsiasi cosa, ma con cio' nessuno e' piu' «predestinato» a nulla. E' forse per questo che la gente e' sempre piu' disorientata e incerta sul senso della propria vita."

Il poter scegliere tutto ci ha portato a non scegliere piu' niente. Certo, una societa' chiusa come quelle del passato, dove chi nasceva contadino moriva contadino senza avere alcuna possibilita' di cambiare, non e' auspicabile. Ma ora? Io dovrei essere felice di questa evoluzione, visto che mio padre era un semplice operaio di fabbrica ed io invece son potuto andare all'universita' e diventare ingegnere. Ma e' una decisione che ho maturato da sempre e ho fatto di tutto per portarla avanti. Oggi invece ci sono tanti giovani che non sanno piu' cosa fare, quali scelte portare avanti e cosi' preferiscono semplicemente non scegliere e seguire la moda del momento. Non so se sono riuscito a spiegarmi, spero di si, ma mi piacerebbe sentire anche le vostre opinioni in merito.

Nell'attesa, finalmente chiudo.

Buona lettura a tutti!