Fuori da un evidente destino (2006)

Ritorno a casa

Titolo: Fuori da un evidente destino

Anno di pubblicazione: 2006

Edizione: Baldini Castoldi Dalai

Pag.: 495

Prezzo: Euro 5.40

Finito il: 11/10/2007

Vantaggi: Un buon giallo con tinte soprannaturali scritto con una buona proprieta' di linguaggio

Svantaggi: Nessuno

"Tu sei un uomo per il quale l'unica regola valida e' quella dell'altrove".

Strano come una semplice e breve frase come questa riesca a descrivere in modo perfetto e profondo il protagonista del terzo libro di Giorgio Faletti, "Fuori da un evidente destino", uscito nel 2006 edito da Baldini, Castoldi e Dalai.

L'uomo in questione si chiama Jim Mackenzie ed e' per meta' Navajos (per parte di madre) e per meta' "bianco". Il suo nome indiano e' Táá' Hastiin, che significa Tre Uomini, perche' in lui ci sono racchiusi un uomo buono, un uomo forte e un uomo coraggioso. O almeno cosi' ha detto Richard Tenachee, il nonno indiano di Jim alla sua nascita. Ma il passato e il presente di Jim smentiscono questa predizione: Jim e' un vagabondo-fuggitivo. Se si trova in un posto, vorrebbe essere da un'altra parte e quando riesce a raggiungerla, vorrebbe trovarsi da un'altra parte ancora. Non sente radici ne' sentimenti profondi per nessuno e nessuno riesce a fargliene mettere in un posto fisso.

Ma il suo ritorno a Flagstaff, sua citta californiana d'origine, e' fonte di cambiamenti e rese dei conti. Con la fama di ottimo pilota d'elicotteri, Jim si ritrova improvvisamente senza lavoro grazie al suo carattere e in contemporanea si trova a fare i conti con la morte del nonno, le cui ceneri lo stanno gia' aspettando all'agenzia di pompe funebri.

Al suo arrivo trova ad aspettarlo Charles Owl Begay, grande amico del nonno, un grande uomo della nazione Navajos, di poche parole, ma sempre efficaci. I rapporti con Jim sono sempre stati buoni, anche se ci sono alcune cose oscure che presto dovranno essere rivelate.

Quello di Jim non e' l'unico ritorno in citta' e presto vecchi attriti e vecchi regolamenti di conti attendono di essere risolti.

Ma c'e' un problema anche piu' grave: un vecchio amico di Jim, Caleb Kelso, viene ucciso in modo assurdo all'interno di un edificio chiuso. Chi puo' essere il colpevole? Il metodo usato e' assolutamente innaturale, ma la cosa interessante e' che non sara' l'unico a morire perche' una serie di morti apparentemente slegate tra loro si succederanno.

A trovare Caleb e' lo stesso Jim, che si trova cosi' implicato nelle indagini in prima persona.

A voi scoprire il resto.

Lo so, non vi ho detto molto della trama. Ma non vorrei rovinare la lettura a quei pochi che ancora non hanno letto questo libro.

Giorgio Faletti ha fino a questo momento scritto tre libri: "Io uccido", "Niente di vero tranne gli occhi" e questo.

"Fuori da un evidente destino" non supera come trama "Io uccido", ma si contende con esso il primo posto, seguiti a diverse lunghezze da "Niente di vero tranne gli occhi". C'e' anche da dire che il genere di questo terzo romanzo differisce parecchio dai precedenti, che erano dei semplici gialli/thriller (a parte un piccolo particolare troppo fantasioso in "Niente di vero tranne gli occhi"). Questo invece ricorda un po' i romanzi di Preston e Child, che si inseriscono nel filone giallo-soprannaturale.

Giorgio Faletti mischia questa volta storia, realta' e horror soft in modo perfetto. E usa il suo talento narrativo per costruire una trama fuori dall'ordinario che mi e' piaciuta molto.

Devo ammettere che inizialmente mi e' sembrata un po' lenta, ma nel proseguo, la storia e' riuscita a catturarmi.

Il grosso difetto (se cosi' si puo' definire) di Faletti sta forse nel fatto che gli piace raccontare e, senza un piccolo controllo, potrebbe perdersi nelle descrizioni. Ma e' un difetto scusabile grazie a quelle piccole perle di narrativa che riesce a creare e che lascio a voi scoprire.

Un'altra caratteristica del modo di scrivere di Faletti sta nel raccontare gli avvenimenti dopo che sono accaduti: molto spesso la storia riprende il filo da un dato momento per mettersi poi a descrivere cio' che e' avvenuto nell'immediato passato. Non e' un difetto, semplicemente ricorre spesso questa tecnica e salta agli occhi in modo abbastanza evidente.

Tornando alla storia, c'e' un secondo grande protagonista chiamato Silent Joe che non posso fare a meno di citare. Si tratta di un cane dal carattere un po' particolare. Prima compagno di Caleb Kelso, la prima vittima, viene "ereditato" da Jim Mackenzie. "Ereditato" tra virgolette perche' Silent Joe e' un animale molto indipendente. Cio' che ci si aspetta da un cane e' che abbai continuamente, faccia le feste anche senza un tornaconto personale, sia un po' ruffiano insomma. Joe invece crede che tutto gli sia dovuto. Non si abbassa a implorare alcunche', ne' si mette mai ad abbaiare. Be', a parte in certe spiacevoli occasioni, ma in fondo e' meglio non sentirlo abbaiare.

Ho letto il libro di Faletti solo da un paio di settimane, ma conoscevo Silent Joe da molto prima. Mi e' capitato infatti di ascoltare l'intervista fatta da Licia Colo' a Giorgio Faletti in una trasmissione di Rai3 (non ricordo quale, visto che facendo zapping ci sono capitato per caso). E sentendolo parlare, ho scoperto che Silent Joe esiste realmente, come si evince anche dai Ringraziamenti alla fine del libro. Si tratta di Leone, un cane di razza non ben definita appartenente ad un amico di Giorgio, Massimo Anselmi, .

Quello che mi ha colpito di quell'intervista a Faletti e' stato il suo modo di parlare e descrivere. Leggere i suoi libri e' come sentirlo parlare: si sente che gli piace raccontare e credo sarebbe un nonno perfetto per i bambini, anche se i suoi libri non sono propriamente adatti a loro. Ci si ritrova davanti una persona speciale. Io ho seguito la sua carriera in modo sporadico, fin dagli esordi come comico nel programma Drive In. Come cantante non mi ha esaltato molto, anche se alcuni testi avevano una profondita' notevole. Come attore si sa difendere bene e mi e' piaciuto molto in "Notte prima degli esami". Quando pero' e' arrivato alla narrativa, mi ha trovato indeciso. Troppo spesso ci si trova davanti attori e cantanti che vogliono cimentarsi a scrivere romanzi. Forse dovrebbero imparare a destreggiarsi bene nel loro lavoro, prima di invadere campi che sono al di la' delle loro capacita'. E' per questa ragione che non ho letto subito il primo libro di Faletti appena uscito. Poi l'ho provato e mi sono dovuto ricredere e da li' ho imparato ad apprezzarlo come artista completo.

Scusate, forse sto divagando come al solito.

Concludendo, mi sento di consigliare questo libro agli appassionati del genere giallo soprannaturale. Non rimarranno delusi dal modo di scrivere di Faletti, anche se forse dovranno superare una iniziale lentezza nella prima parte della storia. Ma superata questa, la trama poi scorre benissimo.

Se invece non conoscete il Faletti scrittore, vi consiglio di leggere "Io uccido".

Buona lettura a tutti!

"L'uomo che possiede una cosa poi ne vorra' due e poi tre e poi tutte le cose che ci sono sulla terra. E avra' in cambio solo la sua condanna, perche' nessuno puo' possedere tutto il mondo..." (pag.67)

"Qui mura vecchie di duecento anni venivano messe sotto i riflettori e vendute come reliquie di civilta' antiche. In Italia o in Francia, mura vecchie di duecento anni venivano smantellate da una ruspa per farci un parcheggio." (pag.71)

"Purtroppo a volte non e' possibile scegliere il momento in cui combattere. Possiamo solo farlo con coraggio quando ci viene chiesto." (Richard Tenachee, pag.77)