C'era una volta (1945)

Un nido di scorpioni

Titolo italiano: C'era una volta

Titolo originale: Death comes as the End

Anno di pubblicazione: 1945

Edizione: Mondadori

Pag.: 200

Prezzo: Euro 7.00

Finito il: 06/06/2006

Vantaggi: Un'ambientazione originale per una storia gialla della Regina del giallo

Svantaggi: Mi e' risultato semplice scoprire il colpevole. La Christie non e' al suo massimo splendore

Chi non conosce la Regina del giallo inglese?

Il nome di Agatha Christie e' sinonimo di racconto giallo e i suoi personaggi principali Poirot e Miss Marple sono conosciuti in tutto il mondo, protagonisti di innumerevoli racconti e anche di film.

Ma questa volta la nostra cara Agatha ha voluto uscire dalle sue classiche ambientazioni inglesi o europee (nonche' contemporanee al suo tempo) e dai suoi soliti protagonisti per concedersi una vacanza nella storia. Il genere e' sempre lo stesso, un classico giallo nel suo consueto modo di crearlo e dargli vita. Ci troviamo pero' nell'antico Egitto, quello dei faraoni del 2000 a.C. circa, come spiega lei stessa nella nota iniziale che introduce il racconto.

La Christie ha preso spunto da alcune lettere risalenti alla XI Dinastia e scoperte durante un'esplorazione (forse del marito archeologo Mallowan) nel regno di Iside e Osiride per conto del Metropolitan Museum of Art di New York.

Come suo solito, Agatha sfrutta tutte le sue conoscenze per ambientare al meglio la storia, riportando anche in vita il vecchio modo di misurare l'anno usato nell'antico Egitto (creando pero' a volte un po' di confusione) e ricorrendo il consueto linguaggio che per esempio usava il termine "fratello" sia per indicare un fratello vero e proprio, sia un marito.

E quindi veniamo alla storia che si snoda in appena 200 pagine, quindi si legge in un fiato.

Prende l'avvio dal ritorno a casa di Renisenb, da poco diventata vedova. La sua speranza e' tornare ad una vita uguale a quando, otto anni prima, si era sposata e trasferita nella casa del marito. Lei era ancora quasi una bambina ed ora e' nell'adolescenza avanzata, con una nota ingenua tipica della sua eta'. Ma il fedele Hori, da sempre al servizio della famiglia di Imhotep, padre di Renisenb, cerca di farle aprire gli occhi sugli inevitabili cambiamenti avvenuti nella casa. Eppure alla ragazza tutto sembra uguale a prima: il fratello maggiore Yamhose e' sempre attento e meticoloso ma lento nelle decisioni e soverchiato dalla dispotica moglie Satipy; il fratello Sobek, poco piu' giovane di Yamhose, ma avventato e pieno di allegria, e' sposato con la stupida Kait, legata maniacalmente ai suoi figli di cui non fa altro che parlare. E poi c'e' Ipy, il fratello minore, nato durante il secondo matrimonio di Imhotep: Ipy e' viziato, intelligente, crudele e pieno di pretese. C'e' Henet, la vecchia serva sempre pronta a spettegolare e seminare zizzania tra i componenti della famiglia. Henet e' arrivata insieme alla prima moglie di Imhotep e per il suo carattere nessuno le vuole bene, a parte lo stesso Imhotep che lei adula in continuazione.

Infine c'e' Esa, la madre di Imhotep, vecchia e saggia, che nonostante il forte abbassamento della vista, vede e percepisce tutto.

La vita sembra scorrere tranquilla fino al ritorno di Imhotep da un viaggio nel Nord. L'uomo questa volta e' accompagnato da Nofret, una giovane e bellissima concubina che da subito si fa odiare da tutti, ricambiando il sentimento in ogni modo possibile.

E' questo a scatenare una serie di eventi mortali che risvegliano un nido di scorpioni assopiti.

Alla fine la Morte diventa un'abitatrice assidua della casa di Imhotep. Ma chi e' a spargerla con inusitata cattiveria?

Devo ammettere che la soluzione risulta abbastanza semplice, nonostante tutti i trabocchetti che la cara Agatha semina come di consueto. Come insegna Sherlock Holmes, una volta eliminato l'impossibile, cio' che rimane, per quanto improbabile, deve essere la soluzione (forse non sono esattamente le sue parole, ma racchiudono il succo del pensiero). Applicando questo insegnamento, la soluzione si presenta quasi da subito ed io sono rimasto in attesa di scoprire il finale della storia per sapere se avevo ragione. In questo caso la maestria della Christie si e' rivelata un po' appannata: il libro, scritto nel 1945, risulta un po' troppo ingenuo. Ma e' un'ingenuita' scusabile.

Come afferma lei stessa, e' una storia che puo' essere ambientata in ogni epoca, quindi penso che si sia semplicemente divertita ad attingere dalla storia, affascinata probabilmente dal lavoro del marito. Chissa' se "Assassinio sul Nilo" con il grande Poirot e' stato scritto prima o dopo.

Nonostante tutto, i personaggi escono dalle pagine e assumono il giusto spessore. Ti sembra quasi di vederli, sentirli e riconoscerne i gesti.

Concludendo, il libro mi e' piaciuto ed e' stato un buon modo per ritrovare colei che durante la mia infanzia mi ha introdotto nel mondo del giallo e mi ha instillato l'amore per questo genere letterario. Un amore che non mi ha mai abbandonato.

Prima di chiudere pero' voglio riportare un brano del libro, una vera e propria chicca che sembra voler essere una critica alla letteratura. E' uno scambio di battute tra Renisenb e Hori. Hori e' uno scriba e sta ipotizzando un futuro nel quale il numero di persone in grado di leggere e scrivere cresce, per lui non proprio felice. Ma non perche' potrebbe perdere il suo lavoro:

"Perche', Renisenb, e' troppo facile e costa troppo poca fatica scrivere per esempio dieci giare d'orzo o cento capi di bestiame o dieci campi di farro ... e le cose scritte sulla carta verranno prese sul serio come quelle che esistono realmente, cosi' che lo scrittore e lo scriba guarderanno con disprezzo l'uomo che coltiva i campi, miete l'orzo e alleva il bestiame. E invece i campi e il bestiame sono veri, non sono macchie d'inchiostro su un papiro! E se pure tutti gli archivi e i papiri che contengono venissero distrutti, e gli scribi scaraventati ai quattro venti, gli uomini che seminano e raccolgono continuerebbero a farlo e l'Egitto rimarrebbe in vita."

E Renisenb risponde "... Si potrebbero scrivere anche bugie"

E, aggiungo io, molti ci crederebbero senza riflettere se si tratta di verita' o menzogna. Anche se con un spirito meno pratico, mi sembra una riflessione che si adatta molto bene alla nostra epoca, non trovate? Non si puo' accettare quanto viene scritto sempre e comunque, almeno fino a quando si ha un cervello in grado di ragionare.

Buona lettura a tutti!