Sconosciuto 1945 (2005)

Perche' rimestare storie di 60 anni fa?

Titolo: Sconosciuto 1945

Anno di pubblicazione: 2005

Edizione: Sperling Paperback - SAGGI n.58

Pag.: 476

Prezzo: Euro 10.50

Finito il: 30/09/2008

Vantaggi: Un po' di revisionismo per non dimenticare gli orrori del dopoguerra.

Svantaggi: Solo per chi non accetta un po' di sana critica.

"Prima di tutto dobbiamo distinguere i partigiani veri dai partigiani falsi.

[...]

I partigiani veri sono coloro che hanno corso sul serio dei rischi, che hanno combattuto con fede per la liberazione dell'Italia e questi, a dir il vero, sono pochi. I partigiani falsi, che purtroppo sono la maggioranza, sono coloro che hanno fatto i teppisti mascherati, i collezionisti di omicidi e che andarono in giro col mitra quando non vi era piu' pericolo a fare gli 'eroi'.

[...]

Questa gente, anche se e' riuscita a munirsi di un brevetto o di un certificato, anche se oggi milita indebitamente nelle file dei partigiani, non bisogna avere nessuna esitazione a chiamarla teppa. Teppa da reato comune, macchiata di sangue, di prepotenze e di ricatti.

[...]

Attenzione, partigiani veri, partigiani onesti, partigiani italiani e rimasti italiani, a non seguire coloro che vogliono vendere l'Italia allo straniero, altrimenti il vostro sacrificio sarebbe stato vano."

Avrei potuto iniziare in tanti modi questa recensione sul libro "Sconosciuto 1945" di Giampaolo Pansa. Ma mi e' sembrato giusto lasciare questo "onore" ad un articolo pubblicato sulla "Voce di Romagna" il 6 dicembre 1947 intitolato "Il Partigianato" e scritto da Marino Pascoli, citato da Pansa nel suo libro.

Pascoli ha pagato con la vita questo suo andare contro corrente in un periodo in cui andare contro corrente era notoriamente pericoloso. Pascoli era infatti un militante del Pri (Partito Repubblicato Italiano) nella Romagna rossa del dopo guerra.

Credo che le sue parole possano dar fastidio sono a quei "falsi partigiani" spuntati come margherite dopo che la guerra era finita e che tanto si sono scaldati e resi colpevoli di efferati crimini, il piu' delle volte rimasti impuniti perche' fatti passare per atti contro criminali di guerra fascisti e quindi amnistiati.

L'avvocato Odoardo Ascari, classe 1922, ha cosi' classificato questi delitti:

"C'era un primo gruppo di delitti, compiuti sino al luglio-agosto 1945, da ricondurre all'ambito tragicamente crudele della guerra civile. Un secondo gruppo riguardava delitti commessi per lucro, per lussuria o peggio, e spacciati per crimini compiuti nella lotta contro il fascismo. Infine esisteva un terzo gruppo di delitti commessi sino a tutto il 1946.

Qui eravamo su un terreno diverso: quello di chi ammazzava gli avversari politici dei comunisti, in vista della sperata rivoluzione."

e Pansa nel suo libro fa una rapida carrellata di alcuni di questi fatti efferati immersi nel sangue, spesso innocente. Perche' alla fin fine, i veri responsabili si salvano sempre e sono gli innocenti ad andarci di mezzo.

"[...]consideravano un'offesa alla Resistenza aprire una porta che, a sentir loro, doveva restare sbarrata per l'eternita'."

dice Pansa nel capitolo iniziale "Al lettore". E descrive cinque motivi per questa sua scelta di non tener chiusa quella porta:

1. "come accade in tutte le guerre, le parti coinvolte sono sempre due: i vincitori e i vinti."

2. "nessuna guerra si puo' raccontare senza tener conto dei punti di vista di entrambi i contendenti."

3. "ascoltare e riferire le ragioni degli sconfitti non significa condividerle."

4. "anche volendolo, e' impossibile costringere al silenzio le migliaia e migliaia di persone che hanno messo in gioco la loro esistenza e quella dei loro famigliari in una battaglia che, per quel che mi riguarda, ho sempre ritenuto sbagliata."

5. "in una societa' democratica, nata dalla vittoria contro una dittatura, tappare la bocca a chi ha perso significa contraddire un principio che tutti dovremmo aver caro: la superiorita' del sistema liberale rispetto a qualunque regime autoritario, nero o rosso che sia."

Mi sembrano tutti punti condivisibili e inoppugnabili.

"Sconosciuto 1945" e' in pratica una appendice a "Il sangue dei vinti" in quanto i fatti raccontati sono derivati da testimonianze e lettere spedite al giornalista-scrittore dei suoi stessi lettori che hanno provato sulla pelle quanto raccontano.

E come ne "Il sangue dei vinti", Pansa imposta il libro come se fosse una "chiacchierata tra amici". In questo caso il suo interlocutore e' Giorgio Alberti, un "bravo" e anziano avvocato di Milano, unico personaggio inventato del libro, una specie di seconda personalita' dello stesso Pansa.

Qualcuno potrebbe pensare che Pansa abbia inventato tutto di sana pianta o ci abbia ricamato sopra. Ma di molti testimoni sono riportati nomi e cognomi, alcuni anche di persone abbastanza in vista in quegli anni e le cui storie sono quindi facilmente verificabili. Altri testimoni sono voluti rimanere anonimi. E come dar loro torto visto cio' che e' successo ai loro cari?

Il libro e' diviso in cinque parti. Mentre nelle prime quattro non ci sono argomenti particolari che le distinguono l'una dall'altra (nella seconda si inizia dalla Jugoslavia di Tito e pensavo fosse dedicata alle foibe e ai campi di concentramento di quella terra, ma poi le carte vengono rimescolate), l'ultima parte riguarda soprattutto la seconda guerra civile italiana, che indica il periodo in cui le uccisioni non riguardavano piu' personaggi fascisti o ex-fascisti, ma anche partigiani di fede non comunista con lo scopo di preparare la strada ad un governo totalitario di stampo comunista.

Leggendo queste pagine di storia ambientata soprattutto nel nord d'Italia (Piemonte, Liguria, Triveneto, Lombardia ed Emilia Romagna), ho trovato almeno un nome noto, quello di un sacerdote che ho conosciuto personalmente, per fortuna non vittima di un crimine.

E come dicevo ad un'amica qualche giorno fa, ogni tanto mi sono dovuto fermare perche' quelle storie mi toccavano nel profondo. Sono solito leggere libri che trattano anche violenze efferate, ma si tratta di romanzi, storie inventate e ne sono consapevole. Ma in questo caso ero consapevole del contrario: mi trovavo davanti a storie vere, dove gli abitanti di una stessa nazione si uccidevano tra loro per i motivi piu' disparati nascondendosi dietro la scusa della giustizia di guerra.

Lo so, anche i fascisti hanno commesso crimini efferati, non voglio giustificarli ne' difenderli. Ma questi crimini devono essere puniti con giustizia, soprattutto se si pretende di instaurare un governo democratico e liberale. E se cosi' e', perche' tante persone sono scomparse senza lasciare tracce del destino che hanno incontrato? Probabilmente sono state uccise e nascoste in qualche grotta o buca, e ai loro cari non e' stata nemmeno concessa la possibilita' di seppellirli e piangerli a dovere.

Non tutti i partigiani sono dei santi, come del resto non tutti quelli con la tessera fascista o gli oppositori politici sono diavoli incarnati.

Il libro di Pansa fa riflettere, ancora piu' perche' e' scritto da un uomo di sinistra. Un po' di sana auto-critica e' utile per imparare dai propri errori e non ricascarci in futuro.

La storia e' li' apposta per questo scopo, anche se viene scritta dai vincitori e non puo' essere mai raccontata in modo obbiettivo e asettico. Mettersi nei panni dei vinti puo' risultare interessante. Pensateci: se avessero vinto i fascisti, i partigiani sarebbero stati ricordati come guerriglieri e terroristi. A volte mettersi a pensare "su due fronti" serve ad avere una visione piu' ampia.

Concludendo, consiglio questo libro che ho apprezzato per il modo in cui e' stato scritto, in modo chiaro e comprensibile a tutti. Serve a non nascondere la testa nella sabbia e vedere tutti i lati della medaglia chiamata storia. Quello dei vincitori lo conosciamo gia'. Diamo un'occhiata anche al lato, piu' in ombra, dei vinti.

Buona lettura a tutti!