Sentirsi (26.04.2010)

Scritto per il concorso "Blusubianco" 2010 (www.blusubianco.it) ma non presentato

La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio. E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto. Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida.

Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.

Vorrebbe chiamarlo ma sa che rovinerebbe la sorpresa.

E' la prima decisione che prende da tanto tempo. E' sempre stato lui a prendere le decisioni su tutto. Anche quella di andare a vivere in quella città a tanti chilometri di distanza dal loro paese. E senza consultarla, ma lei ci è abituata. Le aveva anche spiegato tutto alla fine e sembrava una decisione giusta: il nuovo lavoro richiede tutto il suo tempo e non poteva certo sprecarlo in viaggio. Questo avrebbe permesso di risparmiare soldi e coronare il sogno comune di una famiglia tutta loro.

Lei non poteva trasferirsi e lui le aveva anche spiegato perché: aveva un lavoro fisso che è un vero lusso in tempi di crisi come quelli.

Ma il verbo al passato era al tempo corretto: la scorsa settimana infatti la crisi aveva colpito e il personale era stato ridotto drasticamente, lei compresa. Le avevano fatto una proposta e lei aveva accettato. Subito dopo aveva iniziato i preparativi per quel viaggio. Ci pensava da tanto e il destino le aveva dato un segno. In più aveva anche un'altra notizia per lui, ma era da dare solo di persona.

Arrivata in città la sera prima, era andata subito in albergo. Si era preparata per andare da lui, si era truccata alla perfezione ma poi aveva rimandato per un improvviso timore e si era addormentata.

Lo specchio le ha appena detto che poteva uscire per incontrarlo senza aspettare oltre.

Il sole l'accoglie gentile: lei ha sempre amato il sole, soprattutto quello primaverile che non e' caldissimo e le ricorda l'abbraccio della madre.

Raggiunge la sede dove lavora lui. E' curiosa di vedere la sua faccia quando uscirà per la pausa pranzo. Sorride perché sta per incontrarlo e assaporare i lineamenti forti del suo viso che si stemperano nella felicità di vederla.

Ma quella che dovrebbe invece vedere è la sua faccia quando lo vede uscire abbracciato ad un'altra. E il modo in cui stanno vicini dice tanto, troppo.

Lui vede lei.

La sorpresa c'è stata, eccome. La sua faccia la rende benissimo.

Lei gli si avvicina. Non ha bisogno di parlare.

E lui nemmeno.

Sanno cosa significa quella lacrima che scorre sul viso di lei: ha sostituito la felicità che albergava poco prima nel suo cuore.

Lei lo guarda per qualche secondo. Lui ricambia quello sguardo mentre l'altra guarda entrambi. Non sa nulla di lei, si vede benissimo. In fondo è meglio così.

Lei si gira e se ne va, tutto è finito e non ha senso fare una scenata, lui non la merita, come non merita di sapere cosa succederà tra qualche mese.

E' la seconda decisione che prende da tanto tempo, la seconda di una lunga serie, visto che non sarà più lui a prendere le decisioni al posto suo.

Cosa può fare adesso?

Sono passati tre mesi da quel giorno. Lei è rimasta in città perché le dà quel senso di solitudine di cui ha bisogno. Ha trovato lavoro nonostante la crisi e nonostante il suo stato.

Ha trovato anche un monolocale tutto suo: i suoi genitori l'hanno aiutata con qualche soldo per pagare l'affitto dei primi tempi. Non molti perché non sono ricchi, ma hanno capito che dovevano darle la possibilità di rifarsi una vita da un'altra parte.

Quello è il primo weekend libero dopo tanti impegnati nel trasloco e nel mettere a posto la sua nuova vita. Ha già dato una mano di bianco su tutte le pareti. E ha appeso dei poster di film che amava da bambina.

Solo una parete è rimasta bianca perché ha un'idea che le frulla per la testa mentre accarezza la pancia che cresce.

Ogni tanto le viene in mente la camicia bianca che indossava la notte in cui sua figlia è stata concepita: è ancora nell'armadio. Non la butterà via perché le ricorda una notte d'amore. Per fortuna lui non è riuscito a rovinarla.

Guarda la parete bianca.

Quando pensa, qualche volta sente ancora la voce di lui, le sue decisioni e le sue tante critiche. Ma ora sente anche la sua. E vuole sentire solo quella.

Vuole sentirsi!

Vuole sentirsi libera. E sentirsi libera comporta delle responsabilità. Sentirsi libera vuol dire controllare la sua vita, anche se non è facile dopo tanti anni di dipendenza.

Prende il pennello, lo intinge nel barattolo del blu e scrive una sola parola, l'unica che in quel momento spiega ciò che vuole dal futuro:

SENTIRSI