Chiamata in giudizio (2003)

Il sesto caso di Paul Madriani

Titolo italiano: Chiamata in giudizio

Titolo originale: The Arraignment

Anno di pubblicazione: 2003

Edizione: SuperPocket Best Thriller n.103

Pag.: 427

Prezzo: Euro 4.90

Finito il: 14/11/2006

Vantaggi: Un legal thriller ben scritto del solito buon Martini

Svantaggi: Un po' ingarbugliato e identita' del colpevole prevedibile

John Grisham e' da sempre ritenuto il maestro del legal thriller, quel particolare genere giallo che prevede la presenza di battaglie in tribunale, avvocati e giudici nelle vesti di detective e soluzioni ottenute spesso per mezzo di cavilli giudiziari. Ma al trono di Grisham stanno aspirando tanti altri bravi scrittori, tra cui troviamo anche il nome di Steve Martini. Forse lui non si sente un aspirante al trono, ma gia' il re, questo non lo so, pero' per scalzare Grisham dal suo piedistallo Martini ha ancora parecchio lavoro da fare, nonostante le ultime sbandate di Grisham.

Steve Martini e' nato a San Francisco nel 1946 e ha iniziato come giornalista a Los Angeles (tra i casi da lui seguiti sembra che ci sia anche il processo a Charles Manson). Dal 1974, anno della laurea in legge alla Pacific's McGeorge School of Law, ha fatto l'avvocato in California. E nel 1984 finalmente e' passato a tempo pieno all'attivita' di scrittore, ottenendo un successo internazionale e deliziando i suoi fan con libri quali "La classifica" e "Punto di fusione", libri indipendenti, che non vedono cioe' come protagonista l'avvocato Paul Madriani. Paul invece si trova in "Prova schiacciante", "Influenza indebita", "Il giudice", "L'avvocato", "L'imputato" e quello di cui vi sto per parlare, "Chiamata in giudizio". Quest'anno dovrebbe essere in uscita l'ultima avventura di Paul, "Doppio bersaglio".

Ma veniamo a "Chiamata in giudizio" (titolo originale: "The Arraignment"), che parte dall'incontro tra Paul Madriani e Nick Rush, suo amico e avvocato inglobato da poco in un importante studio legale di San Diego, il Rocker, Dusha e DeWine (RDD "per gli amici"). L'RDD e' un grande studio, con filiali in altre grandi citta' americane e il suo presidente, Adam Tolt, e' un uomo potente, con agganci che arrivano fino alla Casa Bianca e grandi mire espansionistiche. Nick Rush e' una specie di eccezione nella RDD: Nick, ex avvocato della procura, si occupa da sempre di trafficanti di droga e criminali simili e il suo lavoro nella RDD non e' cambiato, nonostante tutte le promesse fattegli al momento dell'assunzione. Nick e' una testa calda che sa pero' come levare i suoi clienti dai guai: nessun caso sembra mai troppo difficile per lui e sa come gestire il prossimo, rivoltandolo come un calzino. Inoltre da poco si e' risposato dopo un divorzio non proprio pacifico. La nuova moglia Dana e' una ragazza di vent'anni piu' giovane e un fisico che per Paul Madriani assomiglia a quello di Meg Ryan (una donna bellissima, secondo il mio modesto parere!).

Ma torniamo all'incontro tra Paul e Nick. Il suo scopo e' passare a Paul un cliente pericoloso, Gerald Metz, implicato in un caso di riciclaggio di denaro. Sembra che Nick non possa occuparsene per un problema di conflitto d'interessi e cosi' cerca di passarlo a Paul. Questi accetta un primo colloquio con Metz. La sua regola personale e' non avere clienti implicati con la droga. E Metz sembra tanto esserci implicato fino al collo e oltre, nonostante i suoi dinieghi. Per questa ragione Metz viene rimandato a Nick senza tanti complimenti.

Le cose si complicano quando davanti al tribunale in cui Metz sta per essere rinviato a giudizio, lui e Nick vengono uccisi con un mitra da un'auto in corsa. E Paul, dall'altra parte della strada, assiste alla scena impotente.

In cosa era implicato veramente Metz per essere ucciso cosi'? E Rush?

Domande a cui Paul Madriani vuole trovare una risposta, spinto anche dal senso di colpa del sopravvissuto: poteva esserci lui al posto di Rush e invece non era successo.

Aiutato dal socio Harry Hinds, dal carattere un po' scontroso ma leale, Paul e' deciso ad andare fino in fondo alla faccenda.

Intrigante? Forse avete ragione mentre le cose si complicano sempre di piu' e vengono fuori strani indizi su Rush e Metz. A volte pero' mi sono trovato a chiedermi se si poteva essere piu' stupidi di Madriani, che si rivela essere un emerito incosciente. Certe sue intraprendenti azioni lo portano a contatto con alcuni personaggi legati al mondo della droga e, lo sanno anche i bambini, questa non e' gente che lascia in vita testimoni o rompiscatole.

La storia e' interessante, ma non e' al suo massimo. A parte il solito svantaggio che da sempre trovo nelle storie di Martini (lo scrivere usando il tempo presente per i verbi), questi non riesce a dare alla storia lo stesso ritmo delle altre sue opere. Il colpevole e' abbastanza scontato e ci si domanda come faccia Madriani, dopo tutta la passata esperienza in casi di sangue, a non rendersene conto. Forse perche' e' personalmente implicato nella storia e non ha la calma mentale per fermarsi a riflettere? Ma allora ci si domanda come abbia fatto a sopravvivere in tutti gli altri casi.

Concludendo, posso consigliare il libro agli appassionati del genere giallo e thriller, ma se non hanno mai letto nulla di Steve Martini, forse e' meglio se provano gli altri suoi libri: se ne faranno un'idea migliore. O almeno questo e' il modesto parere di chi ha letto quasi tutto di Martini. Da "Chiamata in giudizio" non sono rimasto completamente deluso, ma penso ci siano libri di Martini molto migliori.

Buona lettura a tutti!