La pelle del tamburo (1995)

Tra le vie di Siviglia

Titolo italiano: La pelle del tamburo

Titolo originale: La piel del tambor

Anno di pubblicazione: 1995

Edizione: Est

Pag.: 447

Prezzo: Euro 7.80

Finito il: 04/10/2006

Vantaggi: Un affresco spagnolo divertente e caricaturale, ben scritto.

Svantaggi: Un po' lento.

"Santo Padre,

questa audacia e' giustificata dalla gravita' della materia. A volte il trono di Pietro e' troppo lontano e le voci umili non riescono a raggiungerlo. C'e' un luogo in Spagna, Siviglia, dove i mercanti minacciano la casa di Dio, e dove una piccola chiesa del Seicento, abbandonata tanto dal potere ecclesiastico quanto da quello secolare, uccide per difendersi. Prego Sua Santita', come pastore e come padre, di rivolgere gli occhi verso le piu' umili pecorelle del suo gregge e di chiedere conto a quelli che le hanno abbandonate alla loro sorte.

Implorando la Sua benedizione, nel nome di Gesu' Cristo Nostro Signore."

Questo e' il messaggio lasciato da un pirata informatico identificato con il nome di Vespro nel computer personale del Papa, dopo aver eluso tutte le difese informatiche della rete vaticana.

La "piccola chiesa del Seicento" nominata nel messaggio e' Nostra Signora delle Lacrime, gestita da un vecchio prete, padre Ferro, dalle idee non proprio moderne e dal carattere difficile. Come dice il messaggio, nella chiesa sono avvenute due morti archiviate come accidentali (un architetto e il segretario dell'arcivescovo).

Per farsi un'idea della situazione e scoprire l'identita' dell'hacker viene interpellato l'Istituto per le Opere Esteriori (IOE) diretto dall'arcivescovo Paolo Spada. Incaricato della missione e' Lorenzo Quart, un prete di vasta esperienza nel risolvere problemi di questo genere.

Lorenzo si definisce un soldato del Signore ed e' cosi' che si sente, come un vecchio templare intento a difendere il Santo Sepolcro. Ma quello che conta veramente e' ubbidire agli ordini e seguire le regole. E' un prete, ma la sua fede non e' propriamente in Dio ma nei regolamenti. Un personaggio interessante, pieno di contraddizioni ma dal temperamento deciso. Alto, muscoloso, appena quarantenne ma gia' con i capelli brizzolati e dal notevole fascino. Una specie di Richard Gere con il collare. O almeno e' cosi' che me lo sono immaginato.

E il compito assegnatogli non e' dei piu' facili. Siviglia e' una citta' piena di fascino, con il profumo degli aranci che solca l'aria insieme ai caldi raggi di sole che si riflettono sui muri bianchi e trasformano le strade in un forno. Come si dice nel libro, una semplice anticipazione dell'inferno.

I suoi abitanti sono pero' interessanti.

C'e' monsignor Corvo, arcivescovo di Siviglia, con la sua sete di potere e denaro e la sua arroganza. Quart non e' molto amato da monsignor Corvo a causa di un problema intercorso tra i due in passato e da qui la difficolta' di collaborare.

C'e' padre Ferro, con la sua mentalita' da vecchio missionario. Burbero e intransigente, e' deciso a difendere la sua chiesa dalle mire di una banca della citta' che spera di ottenere il terreno su cui sorge per ricavarne ingenti guadagni.

C'e' Pencho Gavira, giovane vicepresidente del Banco Cartujano, che vuole ottenere la presidenza guadagnadosela tramite l'affare che riguarda Nostra Signore delle Lacrime.

E poi c'e' sua moglie, Macarena Bruner, una donna affascinante e bellissima, con i lunghi capelli neri che scendono su una pelle ambrata e sangue nobile nelle vene. Pencho e Macarena sono separati da qualche mese e Macarena e' una fedele di padre Ferro.

Questo e' piu' o meno lo scenario che si trovera' immergendosi nelle pagine de "La pelle del tamburo" ("La piel del tambor") di Arturo Pérez-Reverte. Il genere? Qualcuno potrebbe identificarlo come un giallo, ma sarebbe secondo me leggermente inesatto. C'e' il giallo dietro la missione di padre Quart a Siviglia, ma c'e' anche qualcosa in piu'. E' una specie di rinascita spirituale di padre Quart, una ricerca inconsapevole di una strada che lo portera' a riscoprire se stesso e i suoi propositi.

Il libro e' scritto abbastanza bene, con un notevole lato poetico che viene fuori durante le descrizioni della citta' spagnola e dei suoi abitanti. In parte e' anche caricaturale, soprattutto quando parla dei tre personaggi che mi sono piaciuti maggiormente: don Ibrahim, la Niña Puñales e il Potro del Mantelete.

Il primo e' un falso avvocato proveniente da Cuba, grassissimo e pieno di ricordi (veri o falsi?) del suo passato. La seconda ha un passato da cantante di flamenco, tormentata da una tragica storia d'amore. E il terzo e' un ex pugile ed ex torero, fedele a don Ibrahim e innamorato in segreto della Niña.

Sono questi i tre criminali della storia, ingaggiati da uno scagnozzo di Pencho per risolvere la questione della chiesa. Sono loro le caricature di cui parlavo prima. Qui in Italia verrebbero definiti "tre sfigati". Ma le loro avventure sono anche divertenti e mi hanno fatto sorridere mentre le leggevo.

Per quanto riguarda lo scrittore, Arturo Pérez-Reverte, e' nato a Cartagena nel 1951 e ha fatto per ventun'anni il reporter di guerra. Dal 1994 e' un brillante romanziere. Di suo ho letto per ora solo il romanzo storico "Il maestro di scherma", scritto nel 1999. Ma suoi sono anche "Il club Dumas" (1997), "Territorio Comanche" (1999) e "La tavola fiamminga" (1999) e tanti altri.

Una frase attribuita alla rivista "People" e riportata sul retro di copertina del libro afferma che "Pérez-Reverte ha la capacita' di suscitare emozioni e sensazioni profonde nei lettori, molto piu' di qualsiasi altro scrittore di thriller". Per quanto mi riguarda, posso dire che sa suscitare emozioni e sensazioni, ma non lo metterei al primo posto tra gli scrittori di thriller per questa caratteristica. Anche perche' non sono sicuro che il suo libro si possa identificare come un semplice thriller. E' qualcosa di piu', forse qualcosa di diverso.

Concludendo, consiglio questo libro agli amanti della Spagna che vi ritroveranno tutta la sua atmosfera poetica. E lo consiglio ai giallisti, perche' la storia presenta delle sorprese notevoli con un finale che lascera' increduli. E' un po' lento, ma questo rientra, credo, nello stile di vita spagnolo (e anche italiano). Non bisogna avere fretta. Ed io cosi' ho fatto, assaporandomi ogni parola con calma e ignorando il tempo che passava. Ci ho messo un po' di piu' a leggerlo, ma penso che ne sia valsa la pena.

Buona lettura a tutti!