L'ultimo desiderio (24.04.2007)

Avete mai pensato che il vostro futuro potesse smettere di esistere da un momento all'altro?

Io francamente no.

Ho sempre pensato invece che fosse li' davanti a me, ad aspettare le occasioni che mi presentava su un vassoio d'argento, quasi fossero la testa di San Giovanni Battista, un regalo che ovviamente non mi meritavo e che nemmeno avrei potuto chiedere in cambio delle mie azioni quotidiane.

Il futuro mi ha sempre dato cose che ho pensato erroneamente di volere, altre che non ho chiesto e altre ancora che sono stato tanto stupido da non cogliere al volo.

Ho pensato che ci sarebbe sempre stato un futuro ad attendermi e a darmi sempre di piu', quindi perche' non continuare ad aspettare per realizzare i miei desideri?

Certo non ho mai pensato che da un momento all'altro questa lista di regali e sorprese potesse finire e trovare al fondo un bel punto.

Ma cosi' e' capitato.

Un giorno, senza preavviso, ho raggiunto il punto al fondo della lista e all'ultima riga ho trovato la Morte.

Era questo l'ultimo regalo che il futuro aveva per me.

Perche' sorprendersi? E' quello che attende tutti, non e' cosi'?

Io pero' mi sono sorpreso perche' non ho mai creduto che un tal regalo mi aspettasse, ne' ho mai creduto di essermelo minimamente meritato. Perche' anche la Morte bisogna meritarsela, non la si puo' avere gratis. E' un regalo per i meriti acquisiti durante la vita. Ed io ne avevo ben pochi.

E invece eccola li', piovuta dal cielo o venuta su dagli inferi, questo non mi e' dato saperlo.

Ma lei era semplicemente li' nel suo aspetto piu' classico, con il mantello nero, le mani scheletriche e il teschio nascosto da un cappuccio profondo e buio. Nella destra aveva l'asta della grande falce dalla lama azzurrognola, sulla quale le gocce di sangue sembrano non riuscire a fermarsi. Scivolano lentamente, percorrendo tutto il filo. Sembrano quasi indurirsi mentre scorrono, ma non lo fanno mai. Arrivano in fondo e poi si lasciano scivolare oltre, un po' come noi uomini alla fine della nostra vita. Arriviamo al grande baratro e speriamo di fermarci sul bordo, mentre invece non e' cosi'. Si continua a scivolare, o forse siamo in realta' noi a voler proseguire perche' una vita ferma in bilico non serve a niente. O la si rende luminosa oppure si deve andare oltre e lasciare il posto a quelli che forse riusciranno a fare meglio di noi. E almeno nel mio caso, e' meglio lasciare il mio posto a chi e' veramente capace di occuparlo.

Dal fondo del cappuccio ci sono i denti candidi del sorriso della signora ad attenderci. Vorrebbe parlare, lo so bene, ma non ci riesce. Uno scheletro non ha corde vocali: per quanto il fantastico possa provarci, le leggi della Natura non possono essere violate troppo a lungo. Forse all'inizio, quando ha cominciato il suo lavoro, riusciva a parlare. Poi ha visto che non serviva perche' tanto nessuno la stava ad ascoltare. E come impongono le tanto decantate leggi dell'evoluzione di Darwin, cio' che non serve viene lasciato da parte ed eliminato. Le sue corde vocali si sono atrofizzate e la sua voce e' diventata il silenzio.

Eppure sapevo cosa voleva chiedermi.

Qual e' il tuo ultimo desiderio?

Bella domanda, mia signora. Qual e' il mio ultimo desiderio?

Se potessi risponderti, forse la mia vita non sarebbe stata cosi' insipida e senza significato, non credi? Ma tu vuoi saperlo, sei li' apposta nell'ultima riga della lista per chiederlo ed esaudirlo. E' uno dei compiti di ogni boia e tu devi farlo prima di avvicinare la tua lama al mio collo e far volare la mia testa oltre il baratro.

Vuoi sapere qual e' il mio ultimo desiderio?

Sentirti cantare.

Non ti fa piu' ridere, vero?

Nemmeno a me fa ridere averlo detto. Era l'unico modo per togliermi ogni possibilita' di porre fine a tutto quanto. Perche' non c'e' nulla di peggiore che chiedere una cosa che tu non puoi darmi. Lo so che adesso farai di tutto per esaudirlo, ma non puoi perche' le leggi della Natura continuano a valere anche qui e cio' che non c'e' piu' non puo' essere ricreato.

Ti sorrido.

Lo vedi mentre le orbite che mi guardano dal fondo del cappuccio si illuminano di un riverbero rosso.

Ti sei arrabbiata? Dai, non fare cosi', magari potremmo cambiare il mio ultimo desiderio, ma anche questo va contro tutte le tue regole ed io qui posso solo sedermi sul bordo del baratro ad aspettare che tu esaudisca qualcosa che non puoi. Eppure quello che vorrei veramente sarebbe andare oltre, ma anche questo e' ormai impossibile senza il tuo aiuto: mi ritroverei solo a galleggiare nel vuoto, nel nulla assoluto come un'anima senza meta, un po' come e' stato per tutta la mia vita. Questo sarebbe il vero Inferno a cui non vorrei mai essere condannato. E forse era proprio quello a cui mi ero condannato con le mie stesse mani.

Mi viene quasi da piangere e ridere nello stesso tempo.

Ti va di farci una partita a scacchi mentre cerchi di risolvere il problema?

E' un gioco che mi ha sempre affascinato e che non ho mai avuto il tempo di conoscere e sviluppare a fondo. Adesso che di tempo ne ho a dismisura, perche' non dedicarne un po' a queste 64 caselle bianche e nere con un'avversaria degna?

Tanto non abbiamo altro da fare. Il mio corpo e' la', in quel letto di ospedale ad attendere.

Continua a respirare come se tutto fosse a posto e per i medici e' tutto a posto. Solo che io non riesco a svegliarmi. E mi vedo attraverso quello specchio che tieni sulla parete di roccia. Sembra quasi una televisione, non ti sembra?

Ci vedo di tutto.

Vedo le persone che pensavo essermi amiche mentre continuano la loro vita senza nemmeno venirmi a trovare e a salutare.

E vedo quelle che pensavo di non rivedere mai piu' affacciarsi incerte sulla porta della stanza, aspettando di trovarla vuota per riuscire a dirmi addio senza dover dare spiegazioni per la loro lunga assenza.

Tranquilli, la mia stanza e' sempre vuota.

E loro entrano, ancora titubanti, e si avvicinano al letto. Anche loro sanno che per me non c'e' piu' nulla da fare. Come del resto lo so anch'io. Ma io lo so da tutta la vita. Non c'e' mai stato nulla da fare, nonostante i regali del futuro e la sua lunga lista di opportunita' che ho sempre mancato.

Alla fine vedo anche lei, e' li' nella mia stanza d'ospedale. L'unica che non credevo si sarebbe presentata.

Lei e' l'unica che ha saputo veramente ferirmi. Ma non ce l'ho con lei, so che era troppo presa dalla sua vita, anche se non ho mai capito che cosa la tenesse lontano da me.

Era l'unica a cui avrei veramente permesso di avvicinarsi e a cui avrei aperto volentieri la mia anima fino in fondo. Le ho dato tutte le opportunita' che ho potuto e lei non le ha sapute cogliere. Non si e' nemmeno sforzata di farlo, catturata dalla sua voglia di scappare.

Ad un certo punto e' sparita, proprio come voleva, da una vita che credeva non le avrebbe dato motivi di felicita' per andare a cercarsene una in corsi di autostima e forse tra le braccia di un altro. Ma forse ha trovato cio' che cercava da sempre dimenticando chi l'aveva ferita nel profondo, gli stessi che nello stesso tempo avevano ucciso me. E la mia vita e' cosi' diventata ancora piu' grigia.

Ho provato ad odiarla, ad insultarla, ad ignorarla, ho cercato tutti i suoi difetti - e ne ha tanti, devi credermi - ma nonostante tutto ho continuato a volerle bene. Ho anche capito che era inutile cercare di spiegarle cosa provavo perche' non le interessava veramente saperlo. E quando una cosa non ti interessa, per quanto tempo passi a cercare di capirla, non ci riuscirai mai. E' una legge inderogabile: piu' ci pensi, piu' le parole ti sfuggono, scivolando come olio su un tavolo inclinato, sostituite da qualche altro pensiero piu' interessante in quel momento.

E adesso lei e' li', a fissarmi, ai piedi del letto. Non so nemmeno come abbia fatto a sapere della mia situazione. Chi puo' averla avvertita? Non abbiamo piu' amici in comune da cosi' tanto tempo che sembra quasi un miracolo, la sua presenza.

Che abbia finalmente inteso cosa volevo dirle da tanto tempo? Adesso che e' troppo tardi si e' resa conto di cio' che provavo? Che sia per questo che e' venuta a cercarmi?

Certo e' una bella tortura non avere un sonoro in questo specchio. Ma perche' non c'e' un sonoro? Ah, ma forse devo solo volerlo? Be', allora sentiamo cosa succede.

Ma continua ad esserci silenzio. Sento i suoi sospiri, sento le sue mani che sfregano sulla coperta, sento le sue scarpe che scivolano sul pavimento producendo quel rumore fastidioso che tanto odio e di cui ignoro ancora l'origine. Ma non sento la sua voce, un altro pregio di lei che ho amato fin dalla prima volta che me l'hanno presentata.

Ho paura a guardare i suoi occhi perche' se vedessi spuntare una lacrima starei troppo male. E se quella lacrima non spuntasse starei anche peggio. A volte l'ignoranza e' una cosi' bella cosa!

- Guardala - ti sento dire, cara signora con la falce. Ma allora sai parlare!

Ti fisso incredulo e alla fine sorrido. Se parli, allora puoi anche cantare. Per quanto stonato, tutto cio' che parla puo' anche cantare.

E tu sorridi di rimando: vedo il candore dei tuoi denti. So che adesso sorridi anche se non ci sono labbra sul tuo teschio.

E poi ti metti a cantare: e' una melodia cosi' serena che mi rapisce all'istante, ma contiene anche una nota umoristica, un'ironia che sembra prendermi in giro per la mia ingenuita'. Ti sei divertita, vero? Ma lo posso capire: il tuo lavoro non da' molte possibilita' divertenti.

Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di fare una mossa nella nostra partita a scacchi. E il tuo scacco matto e' gia' arrivato.

Soddisfatta? Mi hai fregato come al solito, aiutata dalla vita che se ne va.

Hai capito che avevo trovato qualcosa per cui finalmente valeva la pena di vivere. Se mi fossi svegliato adesso, avrei visto il viso della ragazza e le avrei sorriso e lei avrebbe capito finalmente cio' che ancora provo. Ed io forse avrei finalmente capito lei.

Hai aspettato il momento giusto per rendere piu' doloroso il trapasso. Ma in fondo hai fatto bene, me lo merito.

Nello specchio vedo una lacrima che scivola sul mio viso.

E' mia, lo so, l'ultimo saluto che posso darle prima di superare il bordo del precipizio.

E vedo lei avvicinarsi e allungare una mano e toccarla. L'ultima carezza, l'ultimo addio possibile tra di noi.

Io mi alzo e mi sporgo, protendendo il collo perche' tu possa usare al meglio la tua falce. E' arrivato finalmente il mio momento. Sento gli scricchiolii delle tue dita scheletriche che afferrano il lungo manico, ma i miei occhi continuano a fissare il volto dell'ultima persona che mi e' venuta a trovare in ospedale, l'unica di cui forse mi importava veramente.

Voglio che sia questa l'ultima cosa che vedo nella mia esistenza. Voglio che sia questo l'ultimo ricordo che portero' con me nell'ultimo viaggio oltre il baratro.

In effetti era proprio questo il mio ultimo desiderio.

Addio...

... e grazie!