L'isola della paura (2003)

La stanza chiusa di Lehane

Titolo italiano: L'isola della paura

Titolo originale: Shutter Island

Anno di pubblicazione: 2003

Edizione: PiEmme

Pag.: 379

Prezzo: Euro 4.90

Finito il: 12/10/2006

Vantaggi: Un thriller costruito in modo magistrale da un Lehane in splendida forma

Svantaggi: Nessuno

Chi di noi non ha mai avuto paura di impazzire?

Magari per un dolore o una tragedia improvvisa da cui si vorrebbe fuggire e si spera tanto di dimenticare.

La realta' molte volte non e' tenera con noi poveri esseri umani. Ma per un cattolico come me c'e' almeno la possibilita' di sperare nell'aiuto di Dio. Forse anche questa e' una forma di fuga? Lascio a voi dare l'interpretazione che piu' vi aggrada.

Nell'ultimo romanzo uscito in tascabile di Dennis Lehane e' proprio la pazzia la protagonista principale.

"L'isola della paura", scritto nel 2003 e ambientato nel 1954, parla infatti di un manicomio costruito sull'isola di Shutter, nella baia di Boston, in cui sono rinchiusi i piu' pericolosi criminali psicopatici.

Verso quest'isola si dirige il traghetto su cui viaggia Teddy Daniels, agente federale incaricato di ritrovare Rachel Solando. La donna e' una paziente fuggita dall'Ashecliffe Hospital, dove e' stata rinchiusa, secondo il fascicolo, dopo aver ucciso i suoi tre figli, fatto di cui poi si e' dimenticata completamente.

Ad accompagnare Teddy c'e' Chuck Aule, un agente appena trasferito ma capace di risultare simpatico a tutte le persone che incontra.

Ad accogliere la coppia di agenti c'e' MacPherson, il vicedirettore dell'istituto, che presentera' Teddy e Chuck al resto del personale.

Il significato del titolo che ho usato per questa opinione sta nel fatto che Rachel Solando sembra essere fuggita da una stanza chiusa, in cui si affaccia solo una finestra chiusa da sbarre e la cui porta si apre su un corridoio sorvegliato costantemente.

Come ha fatto a fuggire?

E soprattutto c'e' un fondamento riguardo alle voci su esperimenti farmaceutici e chirurgici svolti forse illegalmente sui pazienti dell'istituto?

Lascio a voi scoprire le risposte a queste domande. Un solo avvertimento: state molto attenti a cio' che leggete e non perdetevi nemmeno una parola della trama perche' riservera' sorprese davvero incredibili e un finale all'altezza della bravura di Lehane.

Non mi sorprenderebbe vedere presto questo libro tradotto in un film. Mi sembra che la trama offra spunti interessanti e non sarebbe la prima volta per Lehane (ricordate "Mystic River"?).

Per la seconda volta Lehane ha abbandonato la coppia Kenzie-Gennaro, protagonista di tanti suoi libri ("Un drink prima di uccidere", "Buio prendimi per mano", "La casa buia" e "Pioggia nera" e presto di nuovo in libreria con "Fuga dalla follia") per offrirci un thriller coi fiocchi che penso catturera' assolutamente l'attenzione del lettore. E lo riempira' di dubbi, soprattutto nella seconda parte de libro.

Il titolo che ho usato mi e' venuto in mente durante i primi capitoli e non ho voluto cambiarlo. Pensavo si trattasse di una ennesima variazione sul tema del delitto avvenuto in uno stanza chiusa che tante volte ci e' stato proposto dai grandi scrittori gialli del passato, come Conan-Doyle o la Christie. Ma la stanza chiusa risultera' essere solo uno dei tanti particolari della storia e passera' in secondo piano. Perche' come dicevo prima, la vera protagonista e' la follia: quella dei pazienti criminali con le loro manie e le loro paure; ma anche quella del personale dell'istituto, medici e inservienti, che a contatto con la follia dei pazienti sono naturalmente portati a crearne una propria.

In mezzo a tutto questo poi spuntano delle preziose gemme romantiche, che caratterizzano il passato di Teddy Daniels e di sua moglie Dolores, morta alcuni anni prima.

"Lui avrebbe voluto chiederle che rumore fa un cuore quando si rompe per la gioia, quando e' sufficiente la vista di qualcuno per riempirti come ne' il cibo, ne' il sangue ne' l'aria potranno mai fare; quando ti senti come se fossi nato per vivere un momento preciso e quel momento, per qualche ragione particolare, era proprio quello."

Questo e' solo un esempio. Ma se ne trovano altri e lascio a voi il piacere di cercarli.

Per quanto riguarda Dennis Lehane, ho gia' parlato di lui nelle opinioni sugli altri suoi libri che ho recensito. Quindi non mi dilunghero' ulteriormente.

Concludendo, mi sento di consigliare questo libro agli appassionati di thriller. Forse, quando si arriva alla fine, ci si sente un po' presi in giro dallo scrittore, ma in fondo non e' cosi'. Lehane riesce a portare il lettore nella direzione che vuole lui, ma senza barare. E per la seconda volta ha dimenticato le battute ironiche che caratterizzano la serie su Kenzie e Gennaro (l'aveva gia' fatto in "Mystic River") per portarci in un mondo serio e pieno di paura, quella paura che da sempre attanaglia l'uomo: perdere il controllo della propria mente e non riuscire piu' distinguere la realta' dall'illusione.

Buona lettura a tutti!