Pelle di Leopardo (+Giai Phong! La liberazione di Saigon) (1973-76)

Reportage di guerra dal Vietnam

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Titolo: Pelle di leopardo (+ Giai Phong! La liberazione di Saigon)

Anno di pubblicazione: 1973 (+1976)

Edizione: TEA

Pag.: 457

Prezzo: Euro 8.00

Finito il: 24/05/2011

Vantaggi: Reportage sulla guerra del Vietnam e anni successivi

Svantaggi: Nessuno

Tiziano Terzani (1938 - 2004) e' un giornalista che per tanti anni ha fatto l'inviato di guerra in Asia.

Anche se e' morto da tempo, parlo al presente perche' il suo spirito continua a vivere nei tanti libri che ha scritto.

Io fino a poco fa avevo letto solo "Un altro giro di giostra" e "Un indovino mi disse", entrambi molto belli e pieni di riflessioni interessanti. Il primo ha un argomento piu' triste, visto che tratta della sua malattia (il cancro), mentre il secondo e' piu' "leggero". Ma entrambi sono letture che meritano, almeno per i pensieri che il giornalista-scrittore ha saputo lasciarci.

Il libro di cui pero' voglio parlare in questa recensione e' "Pelle di leopardo", piu' legato al suo lavoro di inviato di guerra, visto che tratta della guerra in Vietnam.

L'edizione TEA comprende in realta' due libri: "Pelle di leopardo" e "Giai Phong! La liberazione di Saigon".

Il primo narra le "avventure" di Terzani, corrispondente di "Der Spiegel", negli anni 1972 e 1973, durante gli scontri tra vietcong e nordvietnamiti da una parte e sudvietnamiti e americani dall'altra.

Il secondo libro invece vede Terzani nel Vietnam del 1975 assistere alla fine della guerra e alla "liberazione" di Saigon in seguito alla vittoria dei vietcong e dei nordvietnamiti e l'instaurazione del governo comunista.

Si capisce facilmente da che parte sta Terzani, seppur trovandosi sempre a Saigon e dintorni, ma e' comprensibile. In quel momento i buoni sembravano i vietcong e i nordvietnamiti che si battevano contro il regime dittatoriale del presidente Nguyen Van Thieu e i suoi "amici" americani.

"La guerra e' una cosa triste, ma ancora piu' triste e' il fatto che ci si fa l'abitudine." (pag.3)

Cosi' inizia il primo libro. Il popolo vietnamita nel 1972 si stava abituando alla guerra. Prima sotto il dominio francese (iniziato nel XVIII secolo), poi la divisione in nord e sud e infine l'arrivo degli americani, giunti ufficialmente per aiutare e consigliare il Vietnam del Sud. Una guerra, quest'ultima, che si e' rivelata la piu' grande sconfitta subita dagli Stati Uniti nel secolo scorso.

Una sconfitta giusta? Penso di si, un popolo deve potersi gestire senza interferenze esterne.

"Una vita senza sogno equivale alla morte [...] Smettere di sognare e' suicidarsi. Io non sono un comunista, ma perdono tutto ai comunisti perche' mi fanno sognare." (vecchio intellettuale saigonita, pag.161)

Persino chi non era comunista voleva la vittoria dei comunisti perche' promettevano la pace e la liberta'.

Due concetti molto belli, se mai fosse possibile realizzarli. Ma basta leggere l'introduzione al libro, scritta venticinque anni dopo, per trovare l'amarezza di Terzani nell'osservare quanto e' avvenuto in Vietnam dopo quel 30 aprile 1975 che vedeva la vittoria dei comunisti, seppur travestiti sotto la nomea di "popolo vietnamita".

"I principi nei quali credevamo erano semplici: ogni popolo doveva scegliere il proprio destino, ogni societa' doveva essere soprattutto umana e giusta. La rivoluzione vietnamita prometteva esattamente questo. Tutte le rivoluzioni lo fanno: perche' le rivoluzioni sono sul futuro, e il futuro, dal momento che puo' essere riempito di sogni, ha l'aria regolarmente piu' attraente del presente, di solito cosi' afflitto da miserie ed ingiustizie." (pag.VI)

Dopo aver letto gli orrori di guerra del primo libro, si legge "Giai Phong! La liberazione di Saigon" che contiene una chiara vena ottimistica sul futuro: Terzani, "giovane ottimista, sorridente e speranzoso", assiste ai primi approcci del nuovo governo con il popolo del sud, approcci che lasciavano ben sperare. Non sembravano spinti da spirito di vendetta, nessuno dei vecchi capi rimasti (molti erano partiti con gli americani) veniva trattato male. Dovevano solo seguire corsi di "rieducazione" per essere accettati nuovamente nella societa'. Si trattava di una sorta di espiazione preceduta da una confessione dei propri peccati nei confronti del popolo vietnamita. Possibile che fosse tutto cosi' semplice?

"Per fare la rivoluzione c'e' bisogno innanzitutto dell'uomo rivoluzionario. Il rivoluzionario e' un uomo nuovo; e' colui che, oltre ad avere spirito rivoluzionario, vive una vita civile, sana, corretta e solidale col resto della comunita'..." (editoriale del quotidiano "Saigon Giao Phong", pag.335)

Purtroppo non era cosi' semplice. C'erano gia' le avvisaglie del futuro, seppure stemperate e scusate tra i fatti narrati da Terzani. Ma il parlare di liberta' contrasta un po' con la censura degli articoli sui giornali e il taglio delle comunicazioni verso l'estero. Realisticamente Terzani vedeva cio' che gli era permesso di vedere. Solo dopo ha potuto aprire gli occhi sulla realta'. Persino il suo amico e interprete Cao Giao fu arrestato. Fu liberato solo quando fu chiaro che stava per morire di cancro. Non servi' la campagna internazionale organizzata per ottenere la sua liberazione.

A cosa serve leggere i libri di Terzani? Anche se sono passati tanti anni, rimangono comunque una lettura interessante perche' presenta i fatti in modo quasi obiettivo dal punto di vista di un testimone oculare. La storia cosi' raccontata aiuta a capire meglio il passato per vivere meglio il presente e magari imparare a non commettere gli stessi errori in futuro.

Quindi sono contento di aver letto questo libro. E continuero' a leggere gli altri libri di Terzani.

Ovviamente ne consiglio la lettura per le ragioni sopra esposte.

Buona lettura a tutti!