Il genocidio censurato (2006)

Vittime innocenti

Titolo: Il genocidio censurato

Anno di pubblicazione: 2006

Edizione: PiEmme

Pag.: 176

Prezzo: Euro 10.00

Finito il: 09/04/2006

Vantaggi: Utile per aprire gli occhi su un argomento spinoso e messo sotto silenzio da troppa gente. Una relazione documentata e ottimamente presentata

Svantaggi: Solo per chi non e' a favore dell'aborto e non e' aperto alla discussione

"Se l'uomo puo' decidere da solo, senza Dio, cio' che e' buono e cio' che e' cattivo, egli puo' anche disporre che un gruppo di uomini debba essere annientato. Decisioni di questo genere furono prese, ad esempio, nel Terzo Reich da persone che, avendo raggiunto il potere per vie democratiche, se ne servirono per porre in atto i perversi programmi dell'ideologia nazionalsocialista... le forme di sterminio nominate poc'anzi sono cessate. Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da Parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle societa'... I parlamenti che promulgano simili leggi devono essere consapevoli di spingersi oltre le proprie competenze e di porsi in palese conflitto con la legge di Dio e con la Legge di natura."

Questo breve pensiero di un grande uomo, nonche' papa, Giovanni Paolo II mi sembra il modo migliore per iniziare questa ostica e difficile opinione. E' lo stesso pensiero usato da Antonio Socci per introdurre il suo ultimo libro, "Il genocidio censurato", insieme ai pensieri di altri grandi uomini del nostro tempo.

Gandhi, la grande anima dell'India, tanto per citare qualcuno sicuramente non cristiano ed europeo, diceva

"Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l'aborto e' un crimine"

Gandhi non poteva essere piu' chiaro. Perche' l'aborto e' un crimine, si tratta di un omicidio, su questo non ci possono essere dubbi.

Ma veniamo al libro di Socci.

E' il primo suo scritto che leggo e devo ammettere che e' stato un mio collega a "spingermi" a farlo per aprire gli occhi su questo continuo genocidio rappresentato dall'aborto.

Confesso che fino a poco tempo fa ho sempre (o quasi) fatto orecchio da mercante su questo argomento, aiutato molto dai mass-media che tendono a parlarne poco o per niente "per non urtare la sensibilita' della gente". Ma vivere significa anche non nascondere la testa sotto la sabbia aspettando che altri prendano le decisioni al posto nostro per poi ritrovarsi in un mondo in cui in realta' non vorremmo proprio vivere.

E non capisco perche' si puo' assistere senza problemi alla continua violenza a cui la televisione, i libri e il cinema ci hanno ormai abituati, ma non si deve, e non si puo', parlare dell'aborto.

Disprezziamo i nazisti per quello che hanno fatto agli ebrei (e non solo a loro) durante la Seconda Guerra Mondiale, definita "l'evento piu' distruttivo della storia umana". Eppure dovrebbe sorprenderci il fatto che inizialmente la legalizzazione dell'aborto e' avvenuta in Unione Sovietica, nella Germania nazista e in altri Paesi dell'Est, fino ad arrivare ai nostri giorni. Non da ultimo l'aborto e' usato obbligatoriamente nel programma di controllo delle nascite in Cina.

Se si sommano i morti dovuti ai regimi totalitari e alle guerre dell'ultimo secolo, si arriva ad un numero impressionante: circa 200 milioni. Un numero enorme, vero? Eppure Socci, facendo qualche calcolo per difetto, e' arrivato a dire che i bambini morti in seguito all'aborto sono circa un miliardo, che e' una cifra ancora piu' impressionante. E non fa che aumentare ogni giorno.

Antonio Socci denuncia questa strage in modo provocatorio e ampiamente documentato, a volte arrivando ad estremismi che non condivido pienamente, ma che danno comunque molto materiale su cui riflettere.

In appena sedici capitoli, piu' o meno brevi, e in 176 pagine (quindi abbastanza veloci da leggere), Antonio Socci analizza l'aborto sotto vari punti di vista, sconcertando il lettore, o almeno cosi' e' successo a me.

Si parla del pensiero pro-life e di quello abortista, documentando ogni affermazione con dati facilmente verificabili. E si arriva cosi' a scoprire che alcune persone si dicono a favore dell'aborto e poi si scandalizzano per come vengono trattati gli animali, soprattutto quelli in via di estinzione. Una piccola parentesi: nel Terzo Reich si uccidevano tante persone, ma c'era una legge che difendeva gli animali. Interessante, vero? Ma alla fin fine, per l'uomo e' piu' importante un essere umano o un animale?

Nel libro ho scoperto che durante un incontro con una delegazione cinese in Italia si e' preferito parlare della vita degli orsi, e dei panda in particolare, e di come preservarli dall'estinzione piuttosto che discutere della loro politica per il controllo delle nascite, che permette ad ogni donna di avere al massimo un figlio. E le tecniche per imporre tale legge, descritte nel libro, fanno ribrezzo: mi sono chiesto piu' volte il significato della parola "civilta'".

Ma senza andare cosi' lontano (in fondo la Cina e' lontana migliaia di chilometri, quindi qualcuno potrebbe arrivare a pensare che non dovrebbe interessarci), rimaniamo in Italia e seguiamo Socci nell'analisi della famigerata legge 194, che tanto sta a cuore ai nostri politici. E che nel suo intento doveva salvare quelle migliaia e migliaia di donne che ogni anno morivano a causa di aborti clandestini. Socci si stupisce del fatto che nel 1971 il PSI affermo' che vi erano in Italia tra i 2 e i 3 milioni di aborti clandestini annui e che circa 20.000 (ventimila!) donne all'anno morivano a causa di questi interventi. Qualcuno si e' preoccupato di verificare queste cifre? Direi di no, visto che da una veloce e semplice verifica Socci ha ricavato che nel 1972 le donne decedute in eta' feconda furono 15.116 e tra queste solo 409 morirono di gravidanza o parto. E le altre 19.500 dove sono finite? Supponendo corretto il numero di aborti annui, si calcola che tutte le donne italiane dovrebbero praticare nella loro vita almeno 8 aborti clandestini. A me pare assurdo che nessuno si sia mai preoccupato di fare una verifica!

La 194 ormai e' passata, quindi non ci resta che applicarla in modo decente. Il problema e' che "si offre la possibilita' di interrompere la gravidanza, ma non si offrono alternative all'aborto per le donne che sono disposte a ripensare alla loro scelta iniziale o che addirittura arrivano negli ospedali per chiedere consiglio e aiuto. Servono fondi, investimenti e soprattutto la riapertura dei consultori". Questo e' un pensiero della dottoressa Paola Rosaschino, che non e' obiettrice ma pratica interruzioni di gravidanza, quindi sicuramente non si tratta di una "integralista cattolica". Il termine "obiettore" viene usato per indicare i medici che si rifiutano di operare aborti. E dei consultori si parla nell'articolo 2 della legge 194, che riporto per intero (fate attenzione a quanto riportato nel punto d):

"I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, fermo restando quanto stabilito dalla stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza:

a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio;

b) informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante;

c) attuando direttamente o proponendo allo ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a);

d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza.

I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.

La somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai minori."

Ma se ne parla anche nell'articolo 4 e successivi. Consiglio a tutti di andarselo a leggere: si trova senza difficolta' in rete.

Questi sono solo alcuni dei fatti riportati nel libro.

Ma la domanda che dovrebbe essere alla base di tutto e' un'altra: quando un essere umano puo' definirsi tale? Da quando viene concepito o da quando viene partorito? O forse in un fase intermedia? O ancora dopo il parto?

Per Socci non ci sono dubbi: fin dal concepimento si puo' parlare di essere umano. E quindi rientra negli aborti anche l'uso delle famose "pillole del giorno dopo".

Io sono sostanzialmente d'accordo con lui. L'essere umano inizia la sua vita dal concepimento, perche' fin da subito si sa cosa crescera'. Non siamo di fronte ad una scatola nera da cui non si sa bene cosa viene fuori, se un cane, un orso, un topo o un uomo. Quindi perche' tanta difficolta' ad affermare che si tratta di un essere umano? Non lo so.

Mi e' dispiaciuto sentire che il "manifesto" per l'aborto promosso e sottoscritto in Francia e pubblicato dal "Nouvel Observateur" definiva il nascituro "espece de tumeur dans le ventre". Un tumore? Ma come e' possibile? Mi rivolgo a voi genitori che leggete: guardate i vostri figli e ditemi se vi sembrano "specie di tumori". A questi signori chiedo: e se i vostri genitori vi avessero considerato tali e quindi eliminati, voi dove sareste ora?

E se tale "agglomerato di cellule" ha qualche piccolo difetto, ci e' consentito eliminarlo in attesa di concepirne un altro senza difetti? Ma cosa sono i difetti? Quando si inizia a dare una definizione di difetto, allora si puo' arrivare a pensare che un bambino che, ad esempio, ha gli occhi marroni e' difettoso e quindi eliminabile. In fondo era questa la politica ariana del Terzo Reich (mi domando perche' nessuno, in base a tale politica, non abbia mai pensato di eliminare Hitler, che non era sicuramente alto, biondo e con gli occhi azzurri).

Io posso arrivare a giustificare un aborto se la vita della madre risulta in pericolo a causa della gravidanza. In questo caso e' necessario fare una scelta tra due vite per salvarne almeno una. E' una scelta difficile che spetta alla madre prendere, su questo purtroppo non ho dubbi: e' una grande responsabilita' ma e' della sua vita che stiamo parlando. Il padre puo' avere voce in capitolo, ma e' la madre che deve avere l'ultima parola. Pero' se la gravidanza procede senza pericoli, allora entrambi i genitori devono decidere in egual misura e in questo caso non riesco comunque a giustificare un aborto.

Qualcuno potrebbe dire che ci possono essere motivi economici che impediscono la nascita e la crescita di un figlio. A questo Socci risponde dicendo che esistono organizzazioni che aiutano le madri in difficolta' ad allevare i propri figli, sempre che queste organizzazioni siano libere di agire. Da qui il fondamentale aiuto che potrebbe arrivare ad esempio dai consultori di cui si parlava prima. E se alla fine non si vuole il bambino, si puo' sempre darlo in adozione.

Se siamo cosi' adulti da avere un rapporto sessuale consapevole, allora dobbiamo essere altrettanto adulti da affrontarne le eventuali conseguenze. Non si puo' usare l'aborto come un mezzo contraccettivo, non credete?

E con questo chiudo.

E' un argomento difficile e sicuramente io non sono la persona piu' adatta per trattarlo a fondo. Pero' sono disponibile al dialogo: uno scambio di opinioni non ha mai fatto male a nessuno e il piu' delle volte risulta molto istruttivo per entrambe le parti.

Il libro di Antonio Socci mi sembra un buon modo per iniziare il dialogo e cosi' eccomi qui a parlarne. Se con queste poche parole ho urtato la sensibilita' di qualcuno, be', in fondo non mi dispiace affatto. Certi argomenti, come dicevo all'inizio, non si possono semplicemente ignorare perche' ci fanno male o ci danno fastidio.

Per chi fosse interessato, l'autore ha anche un sito ufficiale: www.antoniosocci.it.

Buona lettura a tutti!