Il legato romano (2002)

"Il coraggio sopra un volto fermo"

Titolo: Il legato romano

Anno di pubblicazione: 2002

Edizione: PiEmme

Pag.: ...

Prezzo: 4.90 euro

Finito il: 03/03/2005

Vantaggi: Uno spaccato di storia romana ai confini di un impero sulla via del tramonto

Svantaggi: E' il primo libro di una serie, quindi non ha fine vera e propria.

"Un grande affresco storico dove si intrecciano battaglie e avventure, intrighi e passioni", recita il retro del libro. Una promessa che per quanto mi riguarda e' stata mantenuta.

E' la prima volta che leggo un libro di Guido Cervo, nella cui biografia viene definito come "insegnante di diritto e studioso di storia [...] autore di importanti saggi storici".

Non conosco questi saggi storici, ma solo il libro che ho letto e quindi mi basero' su questo.

Guardiamo subito la trama: siamo nel 275d.C. nella provincia della Germania Superiore, un calderone in fermento al confine dell'impero romano sul viale del tramonto (ci vorranno ancora un paio di secoli, ma la strada e' ormai stata imboccata).

Il libro inizia con la distruzione di Ildiviasio, capitale dei Suardoni, ad opera di Valerio Metronio Stabiano, legato romano della Ventiduesima legione Primigenia di stanza a Mogontiacum, l'attuale Magonza.

I Suardoni sono un popolo barbaro che ha superato il Reno per fare scorrerie e raccogliere bottino in territorio romano. Non sono i primi ne' gli ultimi, ma i Romani hanno deciso per un'azione di forza sperando cosi' di dare una lezione significativa anche agli altri popoli barbari.

La battaglia e' quasi un massacro: i Suardoni sono colti di sorpresa alle prime luci dell'alba e sono annientati.

Vengono fatti molti prigionieri, tra cui una delegazione di Vandali, giunti per stringere un'alleanza e iniziare un'invasione delle Gallie. Popoli che fino a poco tempo prima erano in lotta tra loro (e i contrasti non sono stati appianati) si ritrovano uniti contro il comune nemico, Roma.

Il sentore di una tale coalizione era gia' nell'aria e la trama del libro si dipana tra battaglie sanguinose, vittorie e sconfitte su entrambi i fronti, tra onore e vilta' in un susseguirsi di avventure che catturano l'attenzione del lettore. O almeno sono riuscite a catturare la mia.

I miei viaggi in treno sono passati in un soffio (insieme ai vari, immancabili, ritardi che sembrano caratterizzare le nostre ferrovie), immerso come ero tra Romani, Vandali, Svevi, Alamanni, Burgundi e tanti altri popoli nordici.

Dalla distruzione di Ildiviasio iniziamo a conoscere i personaggi della storia.

Il protagonista principale e' Valerio, un uomo, un soldato e soprattutto un romano. Non e' di nobili origini e la carica di legato se l'e' guadagnata col sudore e con il sangue. Ma le continue battaglie non hanno intaccato la sua umanita'. Capisce quando la forza e' necessaria ma sa anche quando fermarsi per ponderare le proprie decisioni. All'inizio del libro, lette poche pagine, si ha quasi l'impressione di avere davanti un uomo debole e indeciso, un comandante alle prime armi, ma poi la storia continua e bisogna ricredersi, arrivando a comprendere quanto la vita e' stata dura con lui e come lui e' riuscito a sopravvivere. E' una conoscenza che avviene poco per volta, mentre si approfondisce il suo rapporto con Idalin, la protagonista femminile.

Idalin e' figlia di una schiava romana di origine persiana accolta tra i Suardoni. Idalin ha sposato un suardone e da lui ha avuto un figlio, Ohilin. All'inizio della storia, e' gia' vedova e per sopravvivere e' diventata l'amante di Arbogaste, capo dei Suardoni. E' una donna di straordinaria bellezza, che non puo' passare inosservata (per di piu' bruna tra popoli dalla carnagione chiara). Dopo la distruzione di Ildiviasio diventa schiava di Valerio e con il tempo molto di piu'.

Ohilin, figlio di Idalin, riesce a scappare e trova rifugio nella casa di Marcomer, uno svevo, sulla riva del lago delle Cicogne. Seguendone le avventure, abbiamo visione dell'altra parte della medaglia, perche' Ohilin, insieme ai figli gemelli di Marcomer, si unisce alla coalizione barbara.

I personaggi sono tanti e le vite si intrecciano creando nuove situazioni e sbocchi della storia.

La frase che ho usato per il titolo arriva da Plotino, un filosofo realmente esistito, maestro di Marsilio di Taranto, che a Mogontiacum fa il precettore dei figli della nobilitas locale. Marsilio e' un altro personaggio importante, in cerca di un riscatto per il suo passato.

Lascio a voi scoprire gli altri protagonisti.

Come forse avrete ormai capito, il libro mi e' piaciuto perche' riesce a dare una visione della vita ai confini dell'impero romano.

Importantissima e' la lettura della prefazione, dove Cervo introduce il lettore alla situazione storica prima del 275 d.C.. Il libro non e' un trattato di storia, anche se Cervo cerca di raccontare gli avvenimenti tenendosi il piu' possibile vicino alla realta' dell'epoca. Il periodo e il luogo, lo confessa lo stesso Cervo, sono stati scelti per l'esiguita' dei documenti storici che li descrivono. E gli anni intorno al 275 d.C. sono forse il periodo piu' oscuro e mal documentato.

L'unico colpo basso e' che mi aspettavo una fine che non e' arrivata completamente: questo e' il primo libro di una serie, che oramai sono deciso a continuare.

A parte questo, e' un buon libro per chi ama la storia romanzata.

Buona lettura a tutti!