Veronika decide di morire (1998)

"Sii come la fonte che trabocca..."

Titolo italiano: Veronika decide di morire

Titolo originale: Veronika decide morrer

Anno di pubblicazione: 1998

Edizione: Bompiani

Pag.: 186

Prezzo: Euro 16.00

Finito il: 11/07/2007

Vantaggi: Una storia semplice raccontata ottimamente e con tanti spunti di riflessione. Un buon Coelho

Svantaggi: Nessuno

"Mantenetevi folli e comportatevi come persone normali"

e' questo l'insegnamento fondamentale del libro.

Vi ho svelato troppo gia' dalla prima riga di questa opinione?

Forse, ma non si puo' parlare di "Veronika decide di morire" scritto nel 1998 da Paulo Coelho senza svelare qualcosa di essenziale.

La trama inizia l'11 novembre 1997 a Lubiana, nella ancora giovane Slovenia, un giorno come tanti, il giorno in cui Veronika decide di togliersi la vita. Eppure ha tutto quello che potrebbe desiderare: e' giovane (appena 24 anni), bella, una famiglia agiata alle spalle, un lavoro fisso (come bibliotecaria), gli uomini si accorgono di lei e sono pronti a formare una famiglia. Ha tutti i requisiti che la societa' giudica utili, necessari e sufficienti per essere felici. Ma lei vuole ugualmente suicidarsi ingerendo alcune scatole di tranquillanti. Vuole morire, finire quella vita che non sente completamente sua e dalla quale non crede di poter ottenere nulla di stimolante. In quel momento vuole la morte, ma e' una decisione ponderata da tempo e messa in pratica con determinazione.

Il tentativo pero' fallisce e Veronika si risveglia nel letto di una clinica per malattie mentali, la Villete, circondata da infermieri e da matti. Ma non si perde d'animo: puo' sempre tentare un'altra volta. Non tutto pero' e' andato storto: il dottor Igor, il giovane psichiatra che dirige l'ospedale, le svela che il suo cuore e' rimasto gravemente compromesso dai farmaci che ha ingerito e che le rimangono solo pochi giorni di vita. Veronika e' felice di questo: la morte non e' persa, e' solo rimandata. Al massimo le basta aspettare vivendo ancora un po' in un mondo diverso dal normale, quello a contatto con gli altri pazienti della clinica, i famigerati matti.

"Matto e' colui che vive nel proprio mondo [...] Quelle persone, cioe', che sono diverse dalle altre." (pag.36)

le dice Zedka, una depressa cronica ricoverata da parecchio tempo e in via di guarigione, la prima con cui Veronika ha un contatto.

E dopo di lei si conoscono altri personaggi interessanti, come Mari e Eduard, che aiuteranno la ragazza.... ma in che modo?

Che aiuto si puo' ottenere da un gruppo di pazzi controllato da un dottore (Igor) che tanto normale non sembra?

A voi scoprirlo!

Paulo Coelho ci accompagna nella storia con il suo modo semplice e diretto di raccontare. Narra la realta', qualcosa che ha vissuto in prima persona, essendo lui stesso stato ricoverato qualche volta in una clinica per malattie mentali. Lo dice nel racconto senza farsi troppi problemi. E perche' dovrebbe? Se una persona ha bisogno di un aiuto e' naturale chiederlo. Non si deve avere paura di stare bene solo per non apparire meno normale agli occhi delle persone intorno. Si possono imparare tante cose e sicuramente vivere piu' serenamente.

Come dice Mari

"Smettila di provare imbarazzo, di pensare che turbi il prossimo! Se le persone non gradiscono, saranno loro a protestare! E se non avranno il coraggio di farlo, be', questo problema riguardera' soltanto loro" (pag.91)

E' logico, no? Eppure non e' cosi' facile da mettere in pratica, condizionati come siamo dalla "normalita'" e dall'apparenza che governa la societa' moderna in cui viviamo. O, meglio, spesso ci limitiamo a sopravvivere.

Il libro mi e' piaciuto, eppure quando l'amica che me l'ha prestato mi ha chiesto come lo trovavo, ho risposto titubante. Non perche' non mi piacesse, ma solo per lo sconcerto che provavo nel leggerlo.

Sconcerto nel rendermi conto quanto mi risultava semplice identificarmi con la protagonista. Seppure donna, c'erano e ci sono troppe cose nei nostri caratteri che ci accomunano. Se non fosse che Coelho non mi conosce, potrei arrivare a pensare che parlasse di me e con me. La prima ipotesi sicuramente non ha fondamento, ma la seconda si, visto che ogni scrittore parla con il lettore al quale si rivolge mentre scrive. E piu' lo scrittore e' bravo, piu' ci sembra di essere i protagonisti delle sue storie oppure gli interlocutori per cui sono state scritte.

"Se tu vuoi vivere, Dio vivra' con te. Se rifiuti di correre i tuoi rischi, Egli tornera' nel cielo lontano, e sara' soltanto un argomento di speculazione filosofica." (pag.137)

Vivere!

Come e' facile pronunciare queste sei lettere, ma quanto e' difficile metterle in pratica veramente, seguendo i nostri sogni senza farci condizionare da cio' che pensano gli altri. Ci sono molte regole scritte dalla societa' per cercare di garantire una vita tranquilla e lontana dai pericoli. Ma ce ne sono tante altre che non si trovano nei Codici e nelle Costituzioni, e che invece ci portiamo dietro da sempre. Ci vengono inculcate dall'ambiente, poco per volta ma inesorabilmente, quasi senza che ce ne accorgiamo. Poco per volta ci imprigionano in una camicia di forza dalla quale e' difficile liberarsi. Quelli che lo fanno vengono definiti eccentrici, se hanno soldi e potere, oppure folli, se sono dei poveracci. Ma in fondo il concetto non cambia e si tende a temerli e isolarli. La stessa camicia di forza ci impedisce di vedere le cose in modo diverso, ci impedisce di volare e di mettere in pratica noi stessi.

"[...]

Segui le vie del tuo cuore

E il desiderio dei tuoi occhi,

Sapendo che Dio te ne chiedera' conto."

(pag.139)

Torniamo alla parabola dei talenti di Gesu': ad ognuno di noi sono state date da Dio delle capacita', tocca a noi farle fruttare perche' a Lui alla fine dovremo rendere conto e non potremo inventare scuse. Lui ci conosce troppo bene per crederci. Ma se una persona si crede inutile, come fara' a scoprire i talenti che deve sviluppare? La vita di Veronika era improntata sull'abitudine e questo l'ha portata a pensare che fosse meglio morire piuttosto che continuare ad esistere in quel modo.

Ma sta solo a lei (e a me... e a noi) capire come cambiarla per renderla migliore. La famiglia ci puo' aiutare a capire, anche gli amici possono starci vicino, ma tocca a noi fare il passo che ci portera' su una nuova strada abbandonando quella eventualmente sbagliata su cui stiamo procedendo.

"[...] sii come la fonte che trabocca, e non come la cisterna che racchiude sempre la stessa acqua" (pag.176)

e' di un poeta inglese di cui pero' non viene svelato il nome. L'ho usata anche nel titolo perche' mi sembra significativa. Una fonte e' vita, movimento, speranza, e' qualcosa che continua a dare sempre nuova acqua, fresca e pura. Una cisterna e' la morte, ferma, immobile, acqua stagnante che non permette modifiche e cambiamenti. La prima e' avventura, l'altra e' abitudine.

Queste sono alcune delle riflessioni che "Veronika decide di morire" mi hanno generato leggendolo. Si legge in fretta, e' formato solo da 186 pagine, ma quel che lascia e' qualcosa che dura. Non e' importante la quantita': ci sono libri di centinaia e centinaia di pagine che lasciano indifferente. E ce ne sono altri, come questo, di poche pagine, che vanno diritti al cuore e all'anima del lettore, come frecce scoccate da un preciso arciere, in questo caso Coelho.

E' solo il suo secondo libro che leggo. Ho letto "Undici minuti", che mi era piaciuto molto, ma mi e' stato riferito che i primi libri sono migliori, quindi poco per volta voglio provare a verificare questa affermazione.

Con questo concludo consigliando ovviamente "Veronika decide di morire" a tutti coloro che ancora non l'hanno letto.

E finisco con una coincidenza: mentre leggevo sul treno le ultime pagine di questo libro, davanti a me una ragazza stava iniziando "L'alchimista": davvero una strana coincidenza, vero? Ma esistono davvero le coincidenze?

Buona lettura a tutti!