Freedom Writers (2006)

The Freedom Writers Diary

Titolo italiano: Freedom Writers

Titolo originale: Freedom Writers

Anno di uscita: 2006

Regia: Richard LaGravenese

Interpreti: Hilary Swank, Scott Glenn, Imelda Staunton, Patrick Dempsey, Mario, April Lee Hernandez, Tim Halligan

Vantaggi: Da una storia vera, un buon film con buoni interpreti. E un insegnamento di fondo

Svantaggi: Nessuno

Un accenno di trama

Los Angeles, 1992

Si parte dai disordini seguiti al caso di Rodney King.

E' il modo migliore per presentarci l'ambiente in cui si svolge la storia che il film ci sta per raccontare, ambientata a Long Beach.

Gli abitanti dei quartieri piu' periferici e poveri sono divisi in tre fondamentali gruppi: asiatici, latino-americani e neri. Se appartieni a uno di questi gruppi, potresti finire ucciso prima di sera senza una ragione particolare, semplicemente perche' fai parte di quella gang. E la vita nelle scuole non e' molto diversa: i gruppi continuano a tenersi distanti l'uno dall'altro, a parte quando si sfidano e si picchiano per uno sgarbo.

In mezzo a tutto questo ci sono poi i bianchi, visti alla stessa stregua dei nemici, se non peggio.

In questa situazione si trova Erin Gruwell, un'insegnante alle prime armi, a cui viene affidato il primo anno di una scuola superiore. La sua classe e' formata dai tre gruppi in guerra e da un bianco, da poco trasferitosi nel quartiere. Anche in aula i gruppi sono divisi, ognuno padrone di pochi metri quadri che rappresentano il suo territorio inviolabile. Spostare una persona di un gruppo in un altro banco, significa spostare l'intero gruppo in un territorio nemico fino a quando i confini non vengono ridefiniti e accettati da tutti.

Erin e' un'idealista.

Crede nell'integrazione e non riesce ad accettare questa situazione. In aula cerca di ottenere un po' di collaborazione, ma quasi subito si rende conto di camminare su un campo minato che da un momento all'altro puo' esplodere. E le autorita' scolastiche non la aiutano certamente, ormai rassegnate a tenere quegli studenti "speciali" in una sorta di bolla, fino a quando non riescono a liberarsene, dando loro un attestato senza valore oppure nel modo piu' brutale, cioe' la loro morte.

Ma Erin non si da' per vinta e deve ricorrere a metodi poco ortodossi per imporre la propria presenza agli studenti.

Riuscira' ad ottenere dei risultati?

Ovviamente si, altrimenti questa storia non sarebbe mai stata raccontata.

Il cast

La regia di "Freedom Writers" e' assegnata a Richard LaGravenese, che da poco ho visto al cinema con "P.S. I love you" con Hilary Swank.

La protagonista principale e' di nuovo Hilary Swank nella parte di Erin Gruwell. La nostra vincitrice di due premi Oscar per "The Million Dollar Baby" e "Boys don't cry" si cala bene nella parte dell'insegnante alle prime armi, tutta laccata e per bene, con il suo vestito rosso e la sua collana di perle regalo del padre che tanto fastidio da' ai colleghi. A differenza di "P.S. I love you", qui i tratti marcati e spigolosi del suo viso non stonano e, forse a causa della mia predilezione per questa attrice, l'ho trovata perfetta nella parte.

Patrick Dempsey, il dottor Stranamore della serie "Grey's Anatomy", da' vita a Scott Casey, marito di Erin, che si accontenta di un lavoro da informatico in attesa di laurearsi (forse) come architetto. In un primo tempo e' entusiasta del lavoro svolto dalla moglie e la appoggia. Poi pero' i metodi usati da Erin per conquistare gli studenti iniziano a dargli fastidio.

Esattamente in modo contrario si comporta Steve, il padre di Erin, interpretato da Scott Glenn, nella parte di un uomo benestante che non vede di buon occhio il lavoro della figlia in una scuola per lui pericolosa (e come dargli torto?). Eppure le idee "rivoluzionarie" di integrazione di Erin derivano proprio da lui, da sempre attivista dei diritti civili. Ma come di solito accade, i diritti civili hanno un bell'aspetto da lontano, quando si e' chiusi nella propria bella casa in un quartiere perbene, ma si stravolgono se si e' "costretti" a vivere a contatto con le persone che prima si volevano aiutare. A differenza di Scott, marito di Erin, Steve continua a stare vicino alla figlia.

Tra i colleghi di Erin ho trovato in Margaret Campbell una faccia conosciuta, quella di Imelda Staunton che molti si ricorderanno come la inquietante insegnante Dolores Jane Umbridge di Hogwarts in "Harry Potter e l'Ordine della Fenice". Qui la "dolce" Imelda si stava facendo le unghie. Non e' ancora cattiva quanto la Umbridge, ma ci si avvicina molto.

Tra i ragazzi di Erin invece ho trovato una sola faccia conosciuta, quella di Mario, cantante che compare anche nel film "Step Up". Gli altri ragazzi hanno visi abbastanza sconosciuti. Potrebbero essere gia' presenti in altri film del genere, ma in questo momento non me ne ricordo.

Considerazioni e commenti

Come ho trovato il film?

Molto buono.

Manca la patina traslucida delle grandi produzioni holliwoodiane, ma questa non e' una grande pecca. Anzi, gli conferisce un sapore di realta' che si accompagna bene alla storia.

Ho apprezzato molto l'interpretazione della Swank e degli altri attori. Non rischiano di vincere Oscar con questo lavoro, ma non e' importante per apprezzare un film del genere.

La storia non sembra molto originale, vero? Ci ricorda un po' i vecchi "Pensieri pericolosi" con Michelle Pfeiffer e "The Principal" con James Belushi. Oppure il piu' recente "Ti va di ballare?" con Antonio Banderas. Ma i primi due film si avvicinano maggiormente.

Eppure, nonostante tutto, e' una buona storia che mi e' piaciuta.

Riprende anche un fatto realmente accaduto, che e' sfociato nel libro "The Freedom Writers Diary" scritto da Erin Gruwell e i Freedom Writers.

Ma chi sono i Freedom Writers? Proprio gli studenti di Erin, che lei ha spinto a buttare sulla carta pensieri e situazioni, come fosse una confessione o uno sfogo.

E' un metodo che ho avuto modo di sperimentare e applicare spesso anch'io. Sulla carta i pensieri diventano logici, reali e i problemi prendono forma, rischiando addirittura di diventare risolvibili. Tenersi i pensieri solo in testa si rischia di trasformarli in ossessioni, mentre scriverli ci costringe a seguire una logica.

E' un tipo di sfogo che consiglio a tutti. Inizialmente non importa scrivere rispettando la grammatica, basta buttare giu' le parole, lasciarle scorrere e rivederle poi in un secondo momento per capire dove ci vogliono portare.

A Erin quelle parole sono risultate necessarie per capire il contesto in cui vivono i suoi studenti e trovare il giusto approccio per aprire una breccia nel muro che teneva prigioniero il loro spirito e il loro cuore.

Non e' un lavoro semplice, non ci sono regole certe ne' assolute, non si e' nemmeno certi di far le cose giuste nel momento giusto. Bisogna solo andare ad istinto.

Ed e' da quei pensieri che e' nato il libro.

Perche' proprio quel titolo?

"Diary" deriva credo dal diario di Anna Frank, mentre la dicitura "Freedom Writers" deriva da.... ma scopritelo da soli quando vedrete il film.

Esiste anche un sito, http://www.freedomwritersfoundation.org, che racconta la storia vera e che da' un volto alla protagonista. Compare spesso il suo nome, ma i veri protagonisti sono in realta' tutti i giovani che hanno contribuito alla storia cambiando la loro vita e dandole un senso nuovo, un senso di rinascita.

Non voglio dilungarmi oltre.

Concludo consigliandovi di vedere il film. Se volete leggere il libro, credo dovrete farlo solo in lingua originale (l'inglese) perche' non esiste (per quanto ne so) una versione italiana. Io non l'ho ancora letto.

Un'ultima cosa: il film e' uscito nel 2006, ma non credo sia passato al cinema. Lo troverete solo in dvd.

Buona visione a tutti!