La figlia sbagliata (2000)

Le parole sono pericolose

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Titolo italiano: La figlia sbagliata

Titolo originale: Speaking in Tongues

Anno di pubblicazione: 2003

Edizione: SuperPocket (2011) / Rizzoli (2010)

Pag.: 358

Prezzo: Euro 5.90

Finito il: 12/05/2011

Vantaggi: Un buon thriller da un maestro del genere. Romanzo indipendente.

Svantaggi: Un po' lento all'inizio.

Jeffery Deaver e' ormai un nome che conosco bene.

Chi segue le mie recensioni, ha gia' avuto varie occasioni per incontrarlo. Deaver e' famoso soprattutto per la serie con protagonisti Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, la prima arrivata in Italia . Ma non e' la prima da lui scritta, visto che serie precedenti sono arrivate qualche anno fa con protagonisti diversi (la Rune di "Nero a Manhattan" o il Pellam di "Sottoterra"). Ha scritto anche diversi libri indipendenti, fuori serie. Il genere? Ovviamente il thriller.

"La figlia sbagliata" (titolo originale "Speaking in Tongues") e' un romanzo indipendente, quindi ottimo per chi ancora non conosce Deaver e vuole provare il suo modo di scrivere senza dover cercare il primo libro delle serie.

Prima di andare avanti, vediamo di cosa parla il libro.

Un accenno di trama

Megan Collier e' una ragazza difficile. Ha diciassette anni e una famiglia divisa: i suoi genitori sono divorziati da quando lei aveva tre anni.

Il padre, Tate, e' un ex procuratore distrettuale bravissimo nel suo lavoro, ma da un paio d'anni si e' ritirato per dedicarsi alla sua fattoria e a pochi casi da avvocato civilista.

La madre, Bett, e' una decoratrice d'interni con una passione per la New Age e un nuovo fidanzato.

Entrambi sono molti assenti come genitori e Megan, timida, solitaria e piena di rabbia, e' da qualche settimana in cura da uno psicanalista.

Per un problema di famiglia, il dottor Hanson viene sostituito dal dottor Peters. E dopo la prima seduta con Peters, Megan sparisce.

Le prove sembrano far pensare ad una fuga da casa, ma Tate e Bett non ne sono convinti ed iniziano ad indagare.

In realta' la ragazza e'stata rapita da Peters...

... il perche' lo scoprirete leggendo il libro.

Le mie considerazioni

Il vero protagonista del libro non e' un essere umano: in realta' sono le parole e la capacita' di usarle per convincere le persone a comportarsi in una certa maniera. Ci sono due persone brave con le parole in questo libro: Tate e Peters (non e' il suo vero nome, ma non voglio rivelarvi quello vero). Per il loro lavoro le parole sono importanti: per un avvocato sono la chiave per vincere le cause in tribunale, per uno psicanalista sono la chiave per arrivare alla mente dei suoi pazienti. Solo che nelle "mani" della persona sbagliata le parole possono trasformarsi in armi piu' mortali di un coltello o una pistola perche' colpiscono l'anima.

Il libro di Deaver e' dedicato all'arte oratoria.

In fondo c'e' un'altra categoria che usa molto le parole: gli scrittori. Hanno lo svantaggio di non poter usare l'intonazione della voce, ma possono comunque riuscire ad imbastire una gabbia in cui rinchiudere l'attenzione dei lettori.

E' cosi' che si vede la bravura di uno scrittore.

Deaver ha sicuramente questo talento, anche se non lo si direbbe all'inizio di questo libro. Ci mette un po' a carburare, questa storia. Sembra scorrere tranquilla, quasi banale, e poi c'e' uno scoppio di violenza improvvisa e avviene la trasformazione. Da quel momento mi ha catturato. Poi e' stata un crescendo e non sono riuscito a smettere di leggere. Solo l'arrivo del treno a destinazione mi faceva chiudere il libro e a pensare per il resto del tempo a come proseguiva la storia.

Non credo ci sia altro da dire. Se si commenta troppo un thriller, si corre il rischio di rovinarne la lettura e questo va contro i miei principi di lettore e recensore.

Concludo quindi consigliando questo libro agli amanti dei thriller. Chi conosce Deaver non ha bisogno di altre raccomandazioni. Chi non lo conosce, ha la possibilita' di conoscerlo senza troppa fatica.

Buona lettura a tutti!