La luna di carta (2005)

L'Umiltà della tragedia

Titolo: La luna di carta

Anno di pubblicazione: 2005

Edizione: Sellerio Palermo

Pag.: 265

Prezzo: Euro 11.00

Finito il: 28/06/2005

Vantaggi: Per chi ama Camilleri e Montalbano il libro presenta tutti i vantaggi possibili.

Svantaggi: Per chi ama Camilleri e Montalbano nessuno.

Eccomi all'ennesimo appuntamento in compagnia del commissario Salvo Montalbano, almeno per me amico di vecchia data visto che ho letto tutti i romanzi e i racconti che hanno lui come protagonista.

In questa nuova avventura Montalbano si trova ad indagare sull'omicidio di Angelo Pardo, informatore medico-scientifico (rappresentante di medicinali, per dirla terra-terra), a cui hanno sparato in testa. Il ritrovamento del cadavere viene fatto dallo stesso Montalbano su sollecitazione della sorella del morto, Michela, preoccupata dal lungo silenzio del fratello. Dal modo in cui si presenta il morto, il movente del delitto sembra quello passionale, ma l'indagine porta alla luce molti fatti contrastanti. In particolare Montalbano viene in contatto con due figure femminili molto particolari: la prima e' Michela Pardo, la sorella della vittima, bellissima donna dal carattere duro e misterioso, dal meraviglioso corpo nascosto in abiti sformati e anonimi; la seconda e' Elena Sclafani, l'amante della vittima, sposata con un professore sessantenne di greco in un liceo classico di Montelusa, descritta come una "gattoparda" in attesa della sua preda. Michela odia Elena profondamente e Montalbano deve districarsi tra gli indizi veri e falsi che ognuna delle due semina abbondantemente.

Anche la vita di Angelo Pardo non e' cosi' limpida come sembra, ma lascio a voi il piacere di scoprirne i segreti, mentre una serie di morti eccellenti investe i dintorni di Vigata.

Per essere subito chiari, il libro mi e' piaciuto molto. Ed eccone i motivi.

A differenza del precedente "La pazienza del ragno", il finale qui e' meno scontato del previsto, anche se si puo' intuire gia' dalla meta' del libro.

Ma anche cosi', leggere il siciliano di Camilleri e' un piacere a cui non ci si puo' sottrarre. L'ho apprezzato fin dal mio primo incontro con le opere di Camilleri: una decina di anni fa mi e' stato regalato "La mossa del cavallo", romanzo giallo che non ha pero' come protagonista Montalbano, e il suo modo di scrivere mi ha conquistato. E' un regalo che mi ha costretto a prendere visione di un nuovo genere a me sconosciuto: ho sempre avuto una certa diffidenza verso gli scrittori italiani, confesso senza una ragione particolare. Ma leggere il siciliano mi ha divertito: ne "La mossa del cavallo" poi si mischia siciliano e genovese e, stranamente (viste le mie origini assolutamente piemontesi), la lingua che comprendevo meglio era proprio il siciliano. A quel libro e' seguito "Un mese con Montalbano" e dopo non ho piu' potuto fare a meno di questo nuovo amico.

Tornando al libro, troviamo Montalbano alle prese con i dubbi e le paure della vecchiaia che avanza. Sono le paure che qualunque uomo ha una volta superata una certa eta', quando la vita avanza e la morte si avvicina.

Troviamo anche Catarella, il poliziotto imbranato e un po' rintronato, esperto di computer con un linguaggio tutto suo ("la guardia di porta" per indicare la password e' un esempio lampante). I continui battibecchi tra lui e il commissario sono di una spassosita' estrema, come pure il suo caratteristico modo di entrare nell'ufficio di Montalbano facendo costantemente sbattere la porta contro lo stipite del muro e facendo venire ogni volta un infarto a Montalbano.

E troviamo anche gli altri personaggi fissi: Fazio con la sua "mania da ufficio-anagrafe" e furbo quasi come il commissario; Mimi' Augello alle prese con le preoccupazioni per il figlio Salvo (gli hanno dato il nome di Montalbano) avuto dalla moglie Beba; Livia, da sempre fidanzata di Montalbano, compare solo per telefono; c'e' un accenno a Ingrid, l'amica svedese che compare in libri precedenti; il dottor Lattes, segretario del questore e tanti altri ancora.

Ma il libro mi e' piaciuto anche per un'altra particolarita': le descrizioni che Camilleri fa degli occhi delle protagoniste femminili.

Un paio di esempi? Eccoli:

"... lo talio'. Montalbano sinti' dintra di lui una specie di vampata, Era un paro d'occhi preciso 'ntifico a un lago viola e funnuto nel quale sarebbe parso a tutti i mascoli bellissima cosa tuffarsi e annigare in quelle acque. []. Mentalmente il commissario dette du' vrazzate e torno' a riva."

riferito a Michela. Non e' il solo: il lago viola diventa un vulcano con ribollir di lava.

Per quanto riguarda Elena invece l'esempio che mi sembra piu' significativo e' il seguente:

"Lui la taglio'. Lei macari. Ora il colore dell'iride le era tornato cilestre chiaro, le labbra erano aperte in un surriseddro. Cielo di prima stati erano i so' occhi, un cielo aperto e chiaro che rifletteva il variare della jornata, ogni tanto arrivava una nuvoliceddra bianca, nica nica, ma una vintata liggera liggera bastava a farla subito scomparire."

Pura poesia, non trovate? Per me e' cosi', vista la mia passione per gli occhi delle persone, gli specchi dell'anima, definizione che ho dato ultimamente per gli occhi nocciola di un'amica.

Chiudo con un'altra interessantissima frase che ho usato in parte nel titolo:

"...il commissario capi' che la tragedia, quann'e' recitata davanti alle pirsone, assume pose e parla alto, ma quanno e' profondamente vera parla a voce vascia e ha gesti umili. Gia', l'umilta' della tragedia."

Lascio la sua comprensione a quanti leggeranno il libro.

Un'ultima questione per cui lascio a voi trovare la soluzione: Camilleri nel libro parla di "... un palazzinaro milanese...". Chi sara'?

Buona lettura a tutti!